Francesco ha autorizzato un’indagine su Michael Bransfield, di cui sono state accettate le dimissioni per raggiunti limiti di età
Si può parlare con gli atti in modo molto più forte che con le parole.
Allo scoccare delle 12 di oggi, cioè all’ora esatta in cui era fissato in agenda l’incontro tra il Papa e il vertice della Conferenza episcopale americana – che aveva chiesto un’udienza urgente in Vaticano dopo le accuse dell’ex Nunzio Viganò sulle presunte coperture vaticane e dello stesso Francesco nei confronti dell’ormai ex cardinale McCarrick – , dalla Sala Stampa della Santa Sede è giunto un segnale ben preciso.
Mentre la delegazione dell’USCCB, guidata dal cardinale Daniel Di Nardo, era seduta al tavolo della scrivania di Papa Francesco nel Palazzo Apostolico, è stato reso noto che Francesco ha autorizzato un’indagine sulle accuse di molestie sessuali nei confronti di un vescovo americano del West Virginia (Diocesi di Wheeling-Charleston) , Michael Bransfield, di cui sono state accettate le dimissioni per raggiunti limiti di età pochi giorni dopo il compimento dei 75 anni previsti per il ritiro.
Bransfield non è un vescovo qualsiasi e la sua vicenda non è qualsiasi. Per almeno cinque motivi che riguardano non solo le vicende della Chiesa americana, ma lo stesso Vaticano.
Innanzitutto l’inchiesta ordinata dal Papa segue l’archiviazione di due accuse precedenti (2007 e 2012) e tra i quattro alti prelati statunitensi ricevuti oggi dal Papa, sedeva anche il cugino del prelato, monsignor Brian Bransfield, che ricopre l’incarico di segretario generale della Conferenza episcopale americana, ed è quindi il numero due dell’organizzazione dei vescovi statunitensi.
Secondo: le accuse nel suo caso riguardano molestie sessuali nei confronti di adulti. Quindi non si tratta di un crimine di pedofilia (nei confronti di minori), ma di abusi di potere e sessuali nei confronti di maggiorenni, la cui radice ha detto oggi il Papa a una riunione di vescovi, origina da vere e proprie “voragini spirituali” .
Terzo: il presule era in stretto contatto con l’ormai ex cardinale McCarrick ( il cui caso è all’origine delle accuse di Carlo Maria Viganò) che ne è stato uno dei consacratori.
Quarto: Bransfiel era il Presidente della Papal Foundation, (una grande organizzazione di raccolta fondi per il Papa e il Vaticano , cofondata dall’ex cardinale McCarrick) quando l’anno scorso una rivolta dei donatori laici impedì che venisse trasferita in Vaticano la somma di 25 milioni di dollari che il Papa aveva chiesto per risollevare le sorti dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI).
La Papal Foundation nel corso dei decenni ha versato centinaia di milioni di dollari alla Santa Sede.
Ad aggiungere altra fibrillazione alla giornata anche il fatto che il cardinale Daniel Di Nardo, arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, è stato accusato da alcune vittiome di non aver agito correttamente lasciando un prete sospetto abusatore a contatto con i bambini. Una vicenda che però non è stata ancora chiarita e quindi non si possono al momento attribuire responsabilità al porporato. La notizia in ogni caso è rimbalza da Oltreoceano proprio alla vigilia dell’udienza con Papa Francesco alla quale hanno partecipato anche il vicepresidente dell’episcopato e arcivescovo di Los Angeles José Horacio Gómez e il cardinale di Boston Sean O’Malley in qualità di presidente della commissione vaticana per la tutela dei minori.
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/13/colpo-di-scena-in-vaticano-sotto-accusa-per-abusi-sessuali-un-vescovo-al-vertice-della-ricchissima-papal-foundation_a_23526341/
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