Il prossimo 11 ottobre si svolgerà il secondo grado del processo che vede coinvolti l’ex parroco di Portocannone Don Marino Genova e Giada Vitale. A richiedere una revisione della sentenza di primo grado i legali dell’ex parroco.
Si svolgerà il prossimo 11 ottobre, in Corte d’Appello a Campobasso, il secondo grado del processo che vede coinvolti l’ex parroco di Portocannone Don Marino Genova e Giada Vitale.
A richiedere una revisione della sentenza del processo sono i legali dell’ex parroco, il quale in primo grado era stato condannato a 6 anni di reclusione per atti sessuali su minorenne dai giudici Russo, Di Nino e Testa del Tribunale di Larino. “Non ci coglie di sorpresa questa richiesta, la aspettavamo – afferma Giuseppe D’Urbano, legale della Vitale-. Il loro obiettivo è quello di una mitigazione della pena inflitta in primo grado con il fine ultimo di evitare la reclusione per Don Marino”.
La sentenza di primo grado era arrivata il 3 ottobre del 2017 secondo la richiesta avanzata dal Pm Ilaria Toncini, la quale aveva chiesto e ottenuto 6 anni di reclusione ai sensi di quanto previsto dal codice penale per il 609 quater, ovvero il reato di atti sessuali con minorenne, con l’aggravante che in quel frangente il parroco era anche il tutore di Giada Vitale, che aveva perso il padre e stava attraversando un momento particolarmente difficile della sua esistenza. “Ha compiuto in occasioni – hanno motivato i giudici in primo grado – atti sessuali con Giada Vitale da quando la stessa aveva 13 anni e 10 mesi fino a quando la medesima, il 20 giugno del 2009, compiva 14 anni”
La relazione tra Giada Vitale e il Genova si è protratta dal 2009 fino al 2012, anno in cui la ragazzina, non ancora diciottenne, ha sporto querela. Ma il processo penale di primo grado è stato incentrato solo sui rapporti sessuali tra il sacerdote e la giovanissima parrocchiana in un mese e mezzo precedente il compimento del quattordicesimo anno di età di Giada. Il filone relativo agli atti sessuali dai 14 ai 17 anni è stato infatti archiviato, come aveva chiesto l’ex Pubblico Ministero del caso Luca Venturi e come aveva disposto con ordinanza il giudice Daniele Colucci.
Il giorno della sentenza di primo grado, in aula si è rischiato il non luogo a procedere perché la difesa di Marino Genova, rappresentata da Ciro Intino, ha sollevato un problema di improcedibilità. Ma dopo la rilettura e la verifica del fascicolo relativo alla precedente archiviazione, e al termine di una doppia camera di consiglio che si è protratta dalle ore 18 alle 20, è arrivato un verdetto che ha incontrato il favore di Giada Vitale e del suo difensore, Giuseppe d’Urbano.
Tra due mesi, quindi, i giudici della Corte d’Appello di Campobassodovranno decidere se confermare o meno la sentenza di primo grado. Decidere se confermare i sei anni di reclusione, “che vista l’irrevocabilità della sentenza – spiega D’Urbano – sarà costretto a fare”, a Don Marino o ribaltare l’esito del giudizio del Tribunale di Larino.
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