Roma, 16 ago. (askanews) – Dopo il caso del cardinale Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo emerito di Washington che a fine luglio ha dovuto rassegnare le dimissioni “da cardinale” nella mani di Papa Francesco dopo che è stato riconosciuto colpevole di molestie sessuali di minori e comportamenti sessuali inappropriati con giovani seminaristi, non si arresta lo scandalo degli abusi – e delle loro coperture – nella Chiesa statunitense.
Nel 2001 fu proprio negli Stati Uniti, a Boston, che esplose, con una inchiesta del Boston Globe, il primo di una lunga serie di scandali che impose all’agenda della Chiesa cattolica statunitense e, poi, mondiale il tema della pedofilia. Il Papa di allora, Giovanni Paolo II, accolse a Roma, come arciprete della basilica di Santa Maria maggiore, l’arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Law. Sotto il pontificato successivo, quello di Benedetto XVI, lo scandalo pedofilia è tornato ad esplodere in diversi paesi europei (Germania, Belgio, Italia…) ed ha avuto epicentro in Irlanda, paese dove Joseph Ratzinger inviò una visitazione apostolica che sfociò nella dimissione di una serie di vescovi. Il Pontefice tedesco, in precedenza a lungo prefetto di quella congregazione per la Dottrina della fede alla quale giungono le denunce, adottò una politica severa sia dal punto di vista giuridico che politico nei confronti dei preti pedofili. Linea dura proseguita dal suo successore, Papa Francesco, che ha ulteriormente inasprito le pene giuridiche per il contrasto degli abusi ed ha creato una commissione per la prevenzione della pedofilia. Anche nel suo pontificato, però, quello degli abusi sessuali è diventato un caso che ha avuto il suo punto di caduta iniziale in Cile: Jorge Mario Bergoglio, che inizialmente aveva difeso un vescovo accusato di insabbiare le denunce del potente prete pedofilo Fernando Karadima (condannato in passato dal Vaticano), mons. Juan Barros, ha poi cambiato idea, ha inviato in Cile un suo inviato ad indagare, ha ricevuto diverse vittime di preti pedofili e, da ultimo, ha rimbrottato l’intera conferenza episcopale cilena, che nei mesi scorsi ha rassegnato in blocco le dimissioni nelle sue mani.
Ora lo scandalo è tornato ad esplodere negli Stati Uniti, con nuove rivelazioni che riguardano sempre i decenni passati. Dopo McCarrick, nominato arcivescovo di Washington e creato cardinale da Giovanni Paolo II, in pensione dal 2006, è stata la volta della Pannsylvania, stato nel quale un gran giurì incaricato due anni fa dalla procura ha pubblicato in questi giorni un rapporto di oltre 1300 pagine che portato alla luce che negli ultimi 70 anni oltre 300 sacerdoti hanno abusato sessualmente di un migliaio di minori, con il silenzio complice delle alte gerarchie ecclesiastiche. Il rapporto riconosce che “molto è cambiato negli ultimi quindici anni”, ma sottolinea anche che “l’abuso sui minori nella Chiesa non è scomparso” e denuncia, tra l’altro, che manca tuttora nella Chiesa l’obbligo di denuncia alle autorità civili. Secondo i membri del gran giurì, peraltro, è ipotizzabile che molti casi ancora non siano venuti alla luce, perché i documenti si sono persi nel frattempo o perché le vittime ancora non si sono fatte avanti, e che, alla fine, siano diverse “migliaia”. Una ipotesi che trova conferma, almeno parziale, nelal notizia data dal procuratore generale Josh Shapiro, secondo il quale da quando è stata creato un numero verde per le denunce sono arrivate 150 tra chiamate e email nel giro di 24 ore. A suscitare l’interesse della stampa statunitense, in particolare, è il cardinale Donald Wuerl, oggi arcivescovo di Washington ma per 18 anni vescovo di Pittsburgh, in Pennsylvania, dal 1988 al 2006. Nel frattempo, il cardinale Sean O’Malley, attuale arcivescovo di Boston nonché presidente della commissione pontificia per la tutela dei minori, ha annullato la sua partecipazione al congresso mondiale delle famiglie di Dublino, dove il Papa si rececherà a fine agosto, per seguire le indagini appena aperte al seminario di St John su comportamenti inappropriati di diversi seminaristi, intanto. Recosol (rete dei comuni solidali
La nuova ondata di scandali negli Stati Uniti avviene mentre la crisi cilena è lungi da essere superata (nei giorni scorsi Francesco ha ricevuto i responsabili della commissione episcopale per il contrasto al fenomeno), e in Irlanda, in vista della visita del Papa, crescono le voci critiche e le aspettative che Francesco affronti il tema degli abusi e incontri le vittime. Tanto in Cile quanto in Irlanda, peraltro, emerge il nome del cardinale Angelo Sodano, oggi 90enne, tuttora decano del collegio cardinalizio, dal 1991 al 2005 Segretario di Stato di Giovanni Paolo II: viene considerato il punto di riferimento di numerosi vescovi cileni, che avrebbe avuto modo di conoscere e sostenere sin da quando era nunzio apostolico in Cile (1977-1988) e la ex presidente irlandese, Mary McAleese, ha recentemente rivelato che il porporato le propose, quando iniziavano le indagini statali sugli abusi sessuali del clero, nel 2003, un accordo per tenere chiusi gli archivi della Chiesa. Offerta che la presidente rifiutò.
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