Si tratta di Abel Perez accusato di violenze su minori compiute in quasi quarant’anni di attività come insegnante
Mentre in Cile non si placano ma anzi aumentano di giorno in giorno le polemiche sui casi abusi dal clero su minori – specie dopo l’ultimo incontro del Papa con alcuni sacerdoti vittime di padre Karadima – e mentre si attende l’inizio il prossimo 12 giugno della missione dei due delegati vaticani, Scicluna e Bertomeu, nella diocesi di Osorno, il Vaticano conferma l’espulsione dalla Congregazione dei Fratelli Maristi di un religioso Abel Perez, accusato di violenze sessuali sistematiche a danno di ex studenti degli istituti in cui insegnava matematica, situati quasi sempre in zone povere e disagiate del paese.
A rendere noto il provvedimento della Santa Sede è lo stesso provinciale dei maristi Saturnino Alonso Ortega: «Ho ricevuto da Roma il decreto di espulsione per il fratello Abel Perez emesso dalla Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita apostolica del Vaticano, a conferma del decreto di espulsione presentato dal nostro superiore generale, il fratello Ernesto Sanchez», spiega in un comunicato stampa diffuso ieri 7 giugno.
Lo stesso giorno in cui le vittime e i loro familiari erano riuniti nella Casa provinciale dei maristi a Santiago, con il vicario generale della Congregazione, lo spagnolo Luis Carlos Gutierrez, arrivato in Cile insieme ai consiglieri generali Ken McDonald e Oscar Martin. È stato lo stesso Gutierrez ad organizzare l’incontro con le vittime per dire loro – come ha confermato in una sua dichiarazione a margine – che «dalla Congregazione stanno seguendo da vicino il lavoro, fatto con determinazione, che ha assunto la provincia marista».
Secondo quanto riferito dalla stampa cilena, le vittime di Perez sarebbero 14: dieci dell’istituto Alonso de Ercilla tra il 1974 (anno in cui iniziò a lavorare come insegnante) e il 1996 e quattro tra il 1997 e il 2008 alla scuola Marcellino Champagnat di La Pintana, una delle zone più povere alla periferia di Santiago. Quasi quarant’anni di abusi compiuti nei diversi luoghi in cui, di volta in volta, il religioso veniva trasferito dalla Congregazione dopo ogni nuova denuncia. Non solo città e paesini cileni ma anche istituti e collegi dei maristi in Colombia, in Perù e in Bolivia.
Allo scoppiare dello scandalo Karadima, nel 2010, in un clima di iper sensibilità collettiva sul tema della pedofilia, e di roventi polemiche contro la risposta della Chiesa su questi casi, fu lo stesso Perez a confessare i suoi crimini. Su di lui fu avviata una lunga indagine; intanto l’ordine marista lo ha richiamato a Santiago. Da allora il religioso, attualmente sotto inchiesta nel Tribunale civile, vive nella Casa provinciale. Con lui ci sono altri tre confratelli, Jesús Castañeda, Adolfo Fuentes e Armando Alegría, anche loro accusati di pedofilia.
Tra i Fratelli maristi – presenti in Cile dal 1911, che vantano ad oggi 12 scuole, delle quali sette private e cinque sovvenzionate dallo Stato, per un totale di 15mila studenti – sono almeno una decina i membri denunciati per abusi, quattro dei quali sono deceduti.
http://www.lastampa.it/2018/06/08/vaticaninsider/abusi-in-cile-il-vaticano-conferma-lespulsione-di-un-religioso-dei-fratelli-maristi-LH5zdSWLSVRGcPT6RnwIGP/pagina.html
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