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Le parole della madre di Emanuela Orlandi in occasione dei 50 anni dalla nascita della figlia. Un appello accorato per sapere cosa è successo il 22 giugno 1983 quando la quindicenne sparì
Una lettera d’amore nel giorno in cui Emanuela Orlandi, la quindicenne rapita il 22 giugno 1983, avrebbe festeggiato 50 anni. Uno scritto che si trasforma nell’ennesima supplica della madre alle gerarchie vaticane e soprattutto a papa Francesco «affinché ci dicano che cosa è accaduto a mia figlia».
A novembre la famiglia — assistita dalle avvocatesse Anna Maria Bernardini De Pace e Laura Sgrò — ha presentato una denuncia di scomparsa alla gendarmeria e chiesto di conoscere tutti i documenti sulla vicenda tuttora custoditi presso la Santa Sede. Ma anche di avere ulteriori notizie «su una “trattativa”, avvenuta anche sul territorio dello Stato della Città del Vaticano, tra la fine del 2011 e i primi mesi del 2012, tra alcuni esponenti della Segreteria di Stato e il magistrato della Procura di Roma Giancarlo Capaldo, al tempo titolare dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela».
Ma da allora nulla è accaduto e per questo la mamma ha deciso di far sentire nuovamente la propria voce, di sollecitare ancora una volta il Vaticano «perché non voglio morire senza sapere dove sia Emanuela».
Figlia mia, oggi compi cinquant’anni. Dovrei immaginarti con i capelli striati di bianco e qualche ruga in viso, ma non ci riesco. Ti rivedo sempre ragazzina, che mi corri incontro per darmi un abbraccio e un bacio dicendomi «ti voglio bene». Lo aspetto ancora il tuo abbraccio, così come aspetto sempre da un momento all’altro di sentire le prime note del «Notturno» di Chopin che suonavi così tanto bene e che mille volte hai provato a insegnare a Pietro senza troppo successo. Lui non è riuscito ad andare avanti nell’apprenderlo così come noi non siamo riusciti ad andare avanti nelle nostre vite da quando t’hanno strappata via da noi.
Il dolore
Ricordo ancora quando nel 1993 tuo padre, Pietro e io, dopo una segnalazione, partimmo per il Lussemburgo con il cuore in gola, certi di venirti a prendere in un monastero di clausura. Quando vidi quella ragazza, che per nulla ti assomigliava, fu per me come se ti avessero rapito una seconda volta: in un solo attimo sono passata dalla gioia più grande al dolore più profondo. Ti avevano strappato a me di nuovo dopo avermi nutrito della speranza di ritrovarti. Volli lo stesso incontrare quella ragazza, tramortita dal mio abbraccio disperato, che nulla sapeva di te e della nostra angoscia senza fine.
La speranza
Ti abbiamo cercato per tutti questi anni e continueremo a cercarti. Non smetteremo mai. Non ci arrenderemo mai. Finché avremo forza, finché avremo fiato, finché avremo vita, tu sarai sempre il nostro primo pensiero. La mia speranza, mai sopita, è che chi sa cosa ti ha portato via dalla tua casa possa avere un rigurgito di coscienza e indicarci come ritrovarti. Auguri Lellè, buon compleanno figlia mia.
http://www.corriere.it/cronache/18_gennaio_13/figlia-mia-oggi-compi-50-anni-c70d1936-f8a9-11e7-b497-894846c7f2f7.shtml
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