CITTA’ DEL VATICANO – Il cardinale francese Philippe Barbarin dovrà comparire davanti al tribunale di Lione, il prossimo aprile, per rispondere di accuse pensantissime: per non aver denunciato alla giustizia (civile) un prete-orco che ha molestato nel corso di vari anni diverse vittime. Il caso Barbarin era stato in precedenza archiviato ma poi è stato riaperto grazie alle pressioni svolte dalle vittime di padre Bernard Preinat, un pedofilo seriale che avrebbe abusato di ragazzi, durante campi scout, nei primi anni Novanta. Una storia terribile di violenze e di silenzi.
Barbarin pur avendo saputo di questi crimini ha mantenuto padre Preinat in ruoli pastorali che comportavano sempre contatti con i giovani. I legali della difesa sottolineano che il cardinale Barbarin non ha fatto altro che comportarsi come tutti gli altri vescovi in circostanze simili, visto che nella Chiesa esisteva una sorta di codice comportamentale teso a contenere gli scandali e la diffusione di notizie scabrose che avrebbero nuociuto al buon nome del clero. Barbarin dovrà comparire in tribunale il 4 e 6 aprile 2018. Assieme a lui – secondo l’Afp – sono convocate altre quattro persone compreso monsignor Luis Ladaria, perfetto della Congregazione per la Fede, anch’esso accusato di complicità per avere consigliato a Barbarin di prendere «le misure disciplinari adeguate per evitare lo scandalo pubblico» e quindi di evitare di muovere la giustizia civile. “La giustizia avanza» si è felicitato Pierre Germain Thill, una delle vittime, mettendo in evidenza che questo nuovo capitolo servirà per «fare evolvere la mentalità e la legislazione in materia. Non si tratta di processare un aggressore, ma la gerarchia della Chiesa».
Il caso è stato riaperto grazie alle vittime. Eppure l’11 dicembre 2016 il procuratore della Repubblica di Lione non aveva riscontrato alcuna infrazione penale da parte del cardinale Philippe Barbarin. Nel febbraio di due anni fa il cardinale era stato accusato di «non aver denunciato un’aggressione sessuale e non aver assistito la persona in pericolo in relazione ai fatti imputati a padre Jérôme Billioud nel 1990 e 1993». L’allora premier transalpino Manuel Valls invitò l’arcivescovo “ad assumersi le sue responsabilità: non mi aspetto parole ma fatti”.
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