Si riunirà alla Facoltà teologica dell’Italia centrale nel capoluogo toscano, l’idea da un convegno con Bagnasco
Non è questione solo di mele marce. La Chiesa cambia ottica nella lotta alla pedofilia del clero, e prepara il primo vademecum del buon formatore, ad uso di chi, nei seminari, nelle facoltà teologiche, nelle diocesi, è impegnato nel difficile compito di far crescere i futuri preti. Un insieme di linee-guida condivise (altra novità) a livello europeo, che saranno messe a punto da un gruppo di esperti internazionali riuniti a Firenze, alla Facoltà teologica di piazza Tasso, e in base alle quali, d’ora in poi, anche con l’aiuto di figure professionali esterne alla Chiesa, come psicologi e psichiatri, sarà valutata l’effettiva ‘bontà’ delle vocazioni, in modo da selezionare persone immuni dal rischio di pericolose derive.
E’ l’importante risultato della prima Conferenza europea sulla formazione del clero e la prevenzione degli abusi sui minori organizzata nella sede della Facoltà teologica dall’Arcidiocesi di Firenze in collaborazione con il Centre for child protection dell’Università Gregoriana, e che si è chiusa ieri dopo due giorni di confronto di esperienze fra 250 fra direttori spirituali, rettori di facoltà teologiche e di seminari, psichiatri e psicologi pastorali arrivati da tutta Europa. Al fondo, l’idea appunto che un fenomeno devastante come la pedofilia, che pure, come ha ricordato Bagnasco, “è nel 90-95% dei casi esterna”, ma di cui, nella Chiesa, anche un solo caso diventa più che mai “un fatto gravissimo e dolorosissimo”, non si possa più affrontare pensando al ‘peccatore’ isolato.
Due le nuove parole d’ordine: prevenire e formare, prima che sia troppo tardi. Mettendo al centro, prima ancora del futuro prete, la persona nella sua interezza, considerata non più solo dal punto di vista spirituale, ma anche da quelli affettivi, relazionali, ed emotivi, finora decisamente trascurati. E che psicologi e psichiatri sono certo in grado di valutare meglio di un rettore di seminario o di un vescovo. La sfida è alta: si tratta, ha detto Bagnasco (da poco nominato presidente delle conferenze episcopali europee), di puntare alla “piena realizzazione interiore” del futuro pastore di anime, “curando sempre più, e meglio, la formazione di base cristiana e sacerdotale con gli aiuti specifici che le nuove acquisizioni scientifiche ci mettono a disposizione”, ciò che peraltro la Cei, in Italia, ha già cominciato a fare, “traducendo fra le prime le indicazioni arrivate dalla Santa Sede” negli anni scorsi, nel pieno dell’emergenza pedofilia. E ben sapendo che il tema della formazione si intreccia a quello della sempre più scarsa appetibilità del ‘mestiere’ del prete, vedi la grave crisi di vocazioni, che, ha riconosciuto il presidente dei vescovi, “non può non interrogarci e farci riflettere”, pur chiamando in causa non solo la Chiesa ma “la fragilità umana di tutto il nostro mondo occidentale, che incide in ogni ambito delle scelte definitive, dalle vocazioni ai matrimoni”.
Agli esperti che lavoreranno al vademecum del buon formatore ad uso delle diocesi europee, dalla conferenza fiorentina sono intanto stati segnalati alcuni temi di fondo, che ora andranno tradotti in indicazioni concrete: abbandonare tentazioni di autodifesa, ammettere i gravi fatti accaduti nella Chiesa, coinvolgere di più le vittime, curare gli abusanti, ispirarsi alle buone pratiche di altri paesi, valorizzare esperienze come i corsi di safeguarding, dare indicazioni sull’uso di media e social network, tenendo presente il rischio dipendenze, coinvolgere di più il mondo femminile, religioso e laico.
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/04/01/news/firenze_nasce_la_task_force_anti_pedofilia_della_chiesa-161968726/
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