Don Diego Rota, di Solza (Bergamo), ai domiciliari con l’accusa di prostituzione minorile insieme ad altri dieci indagati tra cui un vigile e un allenatore. Gli incontri al parco, fuori dal cimitero e nel parcheggio del supermercato. I contatti su Badoo
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di Armando Di Landro ([email protected])
Il sacerdote raggiungeva il piazzale di fronte al cimitero di Seriate a bordo del suo Suv Lexus, con i vetri scuri. E, secondo l’accusa, consumava lì, quando poteva, i suoi rapporti sessuali con due minorenni che vivono nella zona. L’allenatore di calcio, Cristian Zilli, di Treviglio, impiegato, sposato, avrebbe invece incontrato i ragazzini all’Oasi, sempre a Seriate, nel Parco del Serio. E il vigile Egidio Bosio, in servizio a Premolo e Boltiere, che dava appuntamento all’Iper, li avrebbe invece portati a casa sua, ad Albino.
Il cliente malato di Hiv già arrestato
È dietro il volto di un prete, don Diego Rota, 45 anni, di Solza (Il nuovo corso e la trasparenza della Curia di Riccardo Nisoli), e di altri uomini normali con un lavoro altrettanto normale, che si nasconde il giro di prostituzione tutto bergamasco svelato dall’inchiesta della procura e dei carabinieri di Brescia. Per 11 indagati, tutti agli arresti domiciliari, l’accusa è di prostituzione minorile, punita con pena da sei a dodici anni di reclusione. Tra loro anche un personaggio che ha già fatto parlare di se: il bresciano Claudio Tonoli, affetto da Hiv, arrestato nell’ambito di un’indagine della polizia locale di Montichiari per tentate lesioni e prostituzione minorile, perché cercava rapporti non protetti pur sapendo della sua patologia.
Il «piano» dei ragazzini: «Così tiriamo in giro i gay»
Ma c’è altro, nell’inchiesta bresciana, c’è la mercificazione del sesso da parte di minorenni bergamaschi, ragazzini altrettanto normali di 16 e 17 anni, che non vivono affatto in condizioni di precarietà ma accettano l’idea che per cambiare lo smartphone, o avere 100 euro in tasca, si possano avere rapporti orali, o completi, con «clienti» cinquantenni o poco più giovani. Tutto è nato da loro, i minori, in particolare da un ragazzo che passa l’estate del 2014 a Seriate, dal papà, mentre di solito sta dalla madre a Brescia. È lui a conoscere altri quattro bergamaschi della sua età (uno in realtà di origine ucraina) che frequentano più amici nella cittadina dell’hinterland. E sono loro a raccontargli di Badoo e degli incontri che si possono avere tramite quel sito. «Così tiriamo in giro i gay…», gli spiegano. Finché anche lui crea un profilo, conosce «Emil», in realtà il bresciano Francesco Zani, e riceve qualche regalo. Ma la mamma si accorge di messaggi sul telefonino da persone sconosciute , chiama i carabinieri, partono le indagini e poi il processo: «Emil» viene condannato. E i militari continuano a indagare, risalgono ai quattro ragazzini, studiano i loro profili di Badoo, spuntano tanti nomi.
Quell’sms di don Diego: «Abbiamo appena cominciato»
Don Diego Rota, sacerdote brillante e apprezzato a Solza, si fa chiamare «Marco». Gli vengono contestati sette episodi di rapporti consumati e un tentativo. In sei casi incontra uno dei bergamaschi, in due con l’ucraino. Due minori del gruppo sono anche fratelli. Uno chiede al sacerdote in un messaggio «ma quante volte lo dobbiamo ancora fare gratis?». E «Marco» risponde: «Abbiamo appena cominciato, ce ne hai per 15 volte su 20 pattuite. Se fai meglio e se non mi bidoni potrei scontarne qualcuna». Come se il «prodotto» acquistato prevedesse anche una certa soglia di gratuità.
Pagati con pochi euro e telefonini
Ma è dopo i rapporti con lui che il ragazzino si arrabbia, torna a casa, accenna a sfasciare mobili e altri oggetti. «Ha una lieve patologia», scrive il gip, in seguito ad accertamenti dei carabinieri all’ospedale Bolognini. E il fratello tentava di aiutarlo. Ma a Seriate, in luoghi diversi, arrivano anche l’allenatore dell’Acos Treviglio Cristian Zilli, il vigile in servizio a Boltiere e Premolo, Egidio Bosio, gli impiegati di città Ettore Tucci e Pier Luigi Rossi. Tutti in cerca di quei minorenni che, scrive il gip di Brescia, «rendevano nota in anticipo la loro età, senza mentire». Tutti – ma non si conosce ancora la loro versione difensiva (lunedì gli interrogatori di garanzia) – in cerca di rapporti orali da pagare con poche decine di euro o, nel caso del sacerdote, con un telefonino. I minori vedono le foto dei clienti nelle caserme dei carabinieri, e li riconoscono uno a uno. Ma in molti casi, secondo il giudice, pur essendo affidabili nei riconoscimenti, mentono sui rapporti che hanno avuto. Questione di vergogna, o di smarrimento.
http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/16_febbraio_12/parroco-che-adescava-ragazzini-dobbiamo-farlo-venti-volte-05a6d81a-d158-11e5-9819-2c2b53be318b.shtml
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