di Francesca Lagatta.
Diego Esposito non ha più nessuna intenzione di aspettare per avere giustizia. Lunedì 18 gennaio 2016 comincerà a casa sua, senza alcuna forma di protesta violenta, lo sciopero della fame. Diego, nome di fantasia, è una delle migliaia di vittime di abusi sessuali da parte di preti pedofili che è stata letteralmente ignorata dal Vaticano. O quasi.
La sua storia mette i brividi. E’ poco più che un bambino quando don Silverio Mura, sacerdote nella sua parrocchia e suo insegnante di religione, lo invita ad andare nella casa canonica in un pomeriggio qualunque. E’ qui che comincia il dramma del ragazzino, che si ripete anche per tre volte a settimana, e dura cinque, interminabili anni.
Lo strazio finisce quando Diego ha 17 anni, ma riesce a tirare fuori ricordi e dolore solo nel 2010, quando di anni ne ha 35 e ne sono passati 18 dall’ultimo episodio di abuso. Troppi per la legge italiana, che fino al 2008, per i reati legati alla sfera sessuale prevede la prescrizione dopo soli 10 anni. Silverio Mura non può subire alcun processo penale.
Ma Diego non s’arrende. Si reca dal suo aguzzino con le telecamere nascoste, registra la conversazione, abbastanza esplicita, mandata in onda anche dal programma “Chi l’ha visto?” (visibile qui: il drammatico incontro tra Diego e Silverio Mura), raccoglie le prove necessarie e insieme a una dettaglia testimonianza invia tutto alla Curia e informa anche il Cardinale Sepe.
Come da prassi, don Silverio Mura, nel frattempo raggiunto da altre numerose accuse di abusi sessuali, cambia parrocchia, così Sergio Cavaliere, legale di Diego, invia un’accorata lettera di protesta a Papa Bergoglio, il quale risponde tempestivamente disponendo che il sacerdote venga momentaneamente sospeso dalle funzioni sacerdotali e trasferito in una di quei conventi che il Vaticano ritiene essere una struttura adeguata al recupero spirituale.
Ma la devianza relativa alla pedofilia si può curare con le preghiere? Oppure necessita di cure mediche specializzate? A ogni modo Papa Bergoglio ordina anche la riapertura del processo in sede vaticana. Che però si rivela un boomerang per la vittima.
La Curia segnala alla Procura una mail in cui Diego, esasperato dall’indifferenza, minaccia di spararsi un colpo alla testa. Immediatamente subisce la revoca del porto d’armi e perde il lavoro, e quando fa presente le precarie condizioni economiche, si vede arrivare a casa due uomini della Caritas, che lo “risarciscono” con 250 euro.
L’ultima beffa risale a due mesi fa. Dalla Curia fanno sapere che sono pronti ad archiviare il caso ma hanno bisogno di effettuare ulteriori perizie psichiatriche alla vittima. Diego accetta, a patto che durante le visite sia presente il suo medico, per assicurarsi che tutto venga svolto regolarmente. Ma la Curia reagisce ancora con il silenzio. Da qui, la drastica decisione dello sciopero della fame.
Diego, quando comincerà lo sciopero della fame?
Lunedì 18 gennaio. Per non creare problemi lo farò a casa mia, mostrerò l’evolversi della faccenda aggiornando costantemente la mia pagina.
Cosa chiederà di preciso?
Di sapere a che punto è il mio processo, ordinato quasi due anni fa da Papa Francesco, e soprattutto se è mai cominciato. Voglio anche portare l’attenzione sulle condizioni delle altre vittime di pedofilia.
Ha già avvisato la Curia e il Vaticano?
Certo, ho mandato la mail al segretario vaticano, al segretario della Congregazione della Dottrina della Fede al Cardinale Sepe, al Cardinale Lemmo, giudici e molti altri ancora. Insomma, chi doveva essere informato, lo sa. Ora aspetto solo una risposta che sono certo non arriverà.
E in tutto questo tempo nessuno le ha mai mandato della comunicazioni?
Lo scorso novembre, dopo varie sollecitazioni, una mail mi avvisava che dovevo presentarmi in Curia per avere notizie su questo fantomatico processo. Solo che mi venne chiesto di sottopormi ad ulteriori perizie psichiatriche. Io accettai, ma al contempo chiesi di poter portare con me il mio medico per essere certo che tutto si svolgesse regolarmente e che le perizie corrispondessero alla mia reale condizione di salute mentale. Beh, non mi hanno mai più fatto sapere niente.
Non si è quindi mai provveduto nemmeno al risarcimento, nonostante le prove schiaccianti?
No, anche se loro ritengono di sì. Tempo fa vidi arrivare a casa mia due uomini della Caritas, mandati dalla Curia, che mi offrirono 250 euro. Il Cardinale Sepe ci tenne a farmi sapere, con un biglietto, che quella sarebbe stata la prima e l’ultima volta. Questa è stata l’unica risposta alle mie richieste di aiuto, dopo aver perso il lavoro. E stavolta, visto che è mio diritto, chiederò anche il risarcimento adeguato ai danni che ho riportato per via degli abusi subiti.
Quanto durerà lo sciopero della fame?
Ad oltranza, fino a che qualcuno non mi darà delle garanzie.
Crede che la singolare protesta possa smuovere le acque?
In realtà ne sono proprio convinto. Dopo aver pubblicato la notizia, sono già stato contattato da altre vittime e da numerosi giornalisti. Inoltre da tempo faccio parte dell’associazione Rete L’Abuso Onlus, del presidente Francesco Zanardi, che ha già risolto molti casi.
Perché ha scelto questo preciso momento per la sua protesta?
L’ONU, in un rapporto di due anni fa, sferrò un durissimo attacco al Vaticano, arrivando ad affermare che alcune leggi interne, come quella di mantenere il silenzio per i casi di pedofilia, avevano permesso migliaia di abusi su minori. L’ONU invitò la Santa Sede a rivedere alcune posizioni in merito, che, nel prossimo febbraio, dovrà rendere conto di ciò che sta facendo, se lo sta facendo, per arginare il fenomeno all’interno della Chiesa. Mi sembrava il momento più opportuno.
Francesca Lagatta
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