A Roma la congregazione sceglie il nuovo vertice. E in corrispondenza del monito di Francesco a Filadelfia, tornano alla ribalta i casi di abusi nel seminario di Mirfield
di MARCO ANSALDO
FILADELFIA – E ora, pulizia totale nella Chiesa per i crimini sessuali compiuti in passato nei confronti dei minori. E’ il Papa a chiederlo, ammettendo la propria “vergogna”, nell’ultimo giorno del suo viaggio americano. “I crimini per gli abusi sessuali contro i bambini non devono ripetersi mai più. Dio stesso piange, e i responsabili vanno puniti”.
Forte del successo ottenuto nella sua visita negli Stati Uniti, Papa Francesco non ha però voluto perdere l’occasione di affrontare uno dei problemi più imbarazzanti per la Chiesa degli ultimi decenni: quello degli abusi sessuali verso i minori. Una questione emersa con forza nel 2010, e che da allora, entrata nell’occhio dell’opinione pubblica mondiale, l’istituzione ecclesiastica ha mostrato di voler sradicare, pena una questione innanzitutto di credibilità nei confronti dei fedeli. Incontrando così un gruppo di abusati, nella tappa finale di quest’ultimo viaggio, a Filadelfia, il Pontefice ha mostrato di tenere molto a cercare di mettere una pietra tombale sullo scandalo.
Ma negli stessi giorni della visita papale a Cuba e in tre grandi città americane, a Roma, si è riunito il Capitolo generale dei missionari comboniani. Dal 29 agosto al 4 ottobre, la Congregazione, che nel corso dei secoli ha giustamente acquisito molti meriti evangelizzando in tutto il mondo, con numerosi sacrifici dei propri esponenti, sta decidendo la nomina del nuovo Superiore generale, in rappresentanza degli oltre 1700 missionari in tutti i Continenti.
C’è un caso di pedofilia, però, a cui l’attuale vertice della Congregazione non ha ancora risposto adeguatamente. E’ quello clamoroso degli abusi perpetrati nel seminario di Mirfield, in Inghilterra, fra gli anni ’60 e ’70, nei confronti di almeno 12 ragazzini di età compresa fra gli 11 e i 15 anni, e per i quali di recente sono stati pagati come compensazione solo 166.000 euro, suddivisi per alcuni di loro, oggi tutti sessantenni, violentati secondo le accuse da tre sacerdoti, padre John Pinkman di Liverpool, padre Domenico Valmaggia di Como e padre Romano Nardo di Pordenone. Mai nessuna parola di ammissione di responsabilità, di scuse, è venuta dalla Congregazione come istituzione in sé.
Di quei sacerdoti, oggi solo l’ultimo di loro è in vita. E lo scorso maggio, uno degli abusati, Mark Murray, 59 anni, residente in Galles, dopo aver cercato padre Nardo, il suo violentatore, per decenni, è infine riuscito a incontrarlo, partendo per l’Italia e bussando alla porta della Casa dei Comboniani di Verona, dove il prete viveva da tempo. Un servizio che repubblica. it ha curato in esclusiva. Padre Nardo si è scusato con Murray (“se ho causato quello che tu dici sono veramente dispiaciuto”). Ma il giorno dopo, l’ex vittima è stata allontanata in malo modo dai custodi della residenza e dall’amministratore di sostegno del sacerdote, con la minaccia di far intervenire la forza pubblica. E il sacerdote accusato di violenza trasferito in segreto in un’altra struttura.
Il caso ha suscitato molto clamore, in Italia e in tutto il Regno Unito, con servizi successivi della BBC e delle maggiori testate britanniche, senza però che la Congregazione decidesse di farsi carico di affrontare il problema – ammettendo le responsabilità dei singoli, proprie, e scusandosi – nei confronti di un gruppo di persone che ha visto rovinare la propria vita per gli abusi subiti in tenera età. “Ti ricordi di me? – ha detto Murray a Nardo, che lo aveva violentato ripetutamente, nel momento in cui gli si è trovato di fronte, 45 anni dopo – tu hai avuto un impatto devastante sulla mia vita!”. Poi, fra i due, parole di comprensione e di spiegazione. Ma dai Comboniani è calato il silenzio.
Ora, però, la Congregazione è riunita a Roma per scegliere i suoi nuovi vertici entro la fine di questa settimana. E Papa Francesco, ancora una volta, ricordando i crimini degli abusi sessuali nella Chiesa, ha lanciato un monito durissimo dichiarando il proprio impegno personale e quello dell’istituzione ecclesiale, affinché il passato sia affrontato con vigore e il futuro assicurato nei confronti di questo bubbone. Queste le sue esatte parole a Filadelfia: “Mi vergogno profondamente. Dagli abusati ho ascoltato un lamento profondo. E mi dispiace profondamente che alcuni vescovi abbiano mancato nella loro responsabilità di proteggere i bambini. Dio stesso piange. I reati di abusi sessuali contro minori non possono essere mantenuti in segreto per più tempo. Prometto l’impegno alla vigilanza della Chiesa per proteggere i minori. Tutti i responsabili dovranno renderne conto”.
La polizia britannica ha chiesto più volte l’estradizione di Romano Nardo, sulla base dei crimini commessi, per interrogarlo. Ottenendo però sempre un rifiuto, per ragioni di salute e di età avanzata. Dice ora Murray, ascoltato da Repubblica: “Papa Francesco si è scusato per gli abusi nella Chiesa cattolica e ha chiesto che simili crimini non avvengano più. Ma i missionari comboniani si rifiutano persino di ammettere che abusi da loro compiuti in passato siano mai avvenuti, e non intendono scusarsi con le persone, ragazzini allora in tenera età, di cui avrebbero dovuto avere cura”. Afferma un altro ex ragazzo del cosiddetto Gruppo di Mirfield, Gerry McLaughlin: “Abbiamo chiesto ai padri comboniani una chiara rottura rispetto al passato, e di eleggere di qualcuno che non abbia avuto a che fare con la copertura degli abusi. Chiediamo perciò che i Comboniani nominino qualcuno che segua l’insegnamento di Papa Francesco sulla pedofilia”.
Il gruppo dei “12 di Mirfield”, come si sono ribattezzati gli ex seminaristi, ricordando quei ragazzini, soggetti allora alle violenze e al silenzio dietro le minacce, intendono incontrare il nuovo Superiore generale dei Comboniani. E chiedono al Pontefice di intervenire.
http://www.repubblica.it/esteri/2015/09/28/news/pedofilia_nella_chiesa_i_comboniani_eleggono_il_nuovo_superiore_vittime_inglesi_chiedono_intervento_papa-123846616/
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