C’è tanto dolore a Cenerente concentrato in poche centinaia di metri. Una comunità colpita nel suo cuore con due atti di violenza: l’omicidio di Sergio Scoscia e la madre Maria Raffaelli, brutale, atroce. Il male dei cattivi, ancora senza nome e senza volto. L’altro, più sottile: quello procurato da un amico, da una persona buona, da quel don Lucio Gatti che ha costruito intorno alla parrocchia un mondo fatto di amore e fratellanza. Ma che, se le denunce di violenza sessuale ai danni di alcuni ragazzi stranieri verranno confermate, ha rotto un vincolo di fiducia, di fede – per dirla in termini religiosi – e questo forse fa ancora più male.
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Verso la sospensione Verrà sospeso dal sacerdozio, don Lucio. Manca solo l’ultima parola del vescovo Gualtiero Bassetti, che arriverà a giorni. Sospeso (e non ridotto allo stato laicale) per espiare quella pena che, oltre che sulla pelle delle sue presunte vittime, si porta nel cuore. Un tempo che trascorrerà in un monastero o in un convento. Rischia fino a cinque anni e forse tanto gli verrà dato.
Bisogno di purificazione Il vescovo è venuto proprio a Cenerente a preparare la sua comunità a questa decisione, domenica pomeriggio. Ad aspettarlo c’erano tantissime persone che amano don Lucio, che lo rivorrebbero tra loro (Leggi la lettera firmata “L’Oratorio delle Famiglie” (alcune famiglie della parrocchia di “Cenerente-Capocavallo-Canneto-Prugneto-Pantano”). Tanta gente che il presule ha dovuto leggere la lettera due volte, una seconda per le persone rimaste fuori dalla chiesa troppo piena. «Non si toglie nulla a quanto è stato fatto di bene qui e che io conosco – ha detto Bassetti -, per quanto fatto per costruire questa comunità solo che è bene che capiate che ora Lucio ha bisogno di un momento di purificazione, lo chiede lui e glielo chiede la chiesa». Lo chiede e lo avrà.
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La lettera Il vescovo ha letto la lettera che lo stesso don Lucio gli ha scritto in cui il sacerdote parla del suo momento di «dolore, umiliazione, fragilità, debolezza e paura», si definisce un «povero peccatore nudo, fragile, debole, spogliato di ogni dignità» sottolineando come, anche se ciò creerà scandalo, «questa è l’unica verità che io ora ho da dire a me stesso». Ecco la lettera integrale:
Scrivo a lei carissimo Vescovo Gualtiero, perché attraverso la sua voce posso raggiungere tutte le persone da me amate, in particolare sotto la guida di parroco perché dopo lungo silenzio desidero far sentire il mio bene vestito di tanto dolore, tanta umiliazione, fragilità, debolezza e paura. Ora è con questi abiti che posso dichiarare il mio vero bene sincero e farmi vicino ad ognuno.
Certo, vedere un uomo così grande, forte, deciso, deciso impeccabile, vivace, brillante, pieno di iniziative, presentarsi vestito con gli stracci del povero peccatore nudo, fragile, debole, spogliato di ogni dignità farà effetti e certamente scandalizzerà ma questa è l’unica verità che io ora ho da dire a me stesso. così in questo totale annullamento posso alzare la testa e gridare: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» E poi padre nelle tue mani consegno il mio spirito percorrendo la strada dell’umiliazione potrò avvicinarmi al cuore di ognuno mendicando misericordia, vergogna, pietà tenerezza.
Grazie caro Vescovo, per come mi è stato vicino e come mi ha accompagnato in questi mesi, mostrandomi la paternità di dio, che mai abbandona i suoi figli. Grazie a tutti, e quando dico tutti ho davanti la faccia di ognuno, grazie a don Paolo, a tutti i suoi collaboratori che sostituendomi non vi hanno abbandonato in balia dei tanti venti, grazie a tutti i monasteri di clausura che hanno pregato e continuano a pregare per me, grazie a tutti i miei confratelli sacerdoti che avranno pietà di me, grazie a tutta la chiesa intera che come madre si fa accanto a curare le ferite con l’olio della sua grazia.
Ora in questo tempo di deserto voglio mettere in liuce tutto ciò che nel mio cuore va purificato: egoismo, orgoglio, pena, giudizio. Non è un isolarsi, l’unica solitudine è quella di amare cristo e isolarsi soltanto nel suo amore.
Caro vescovo, le voglio un gran bene perché lo voglio alla chiesa e a tutti. Un abbraccio a tutti i miei figli, Suo don Lucio
Gli atti ufficiali A giorni il vescovo renderà nota la sua decisione ufficiale, che sarà un decreto basato sul diritto canonico, ma non la sentenza di un processo (neppure ecclesiastico, mai istruito). Una decisione frutto del lavoro della commissione d’indagine diocesana, che ha ascoltato anche il sacerdote (che avrebbe ammesso, almeno in parte, gli abusi) trasmettendo poi gli atti alla Congregazione per il clero, in Vaticano, che a sua volta ha dato un suo orientamento al vescovo.
La procura indaga Per il resto sarà la giustizia civile a dire la sua: don Lucio Gatti è indagato per violenza sessuale e abuso di mezzi di correzione per due episodi, oggetto di denunce di due giovani stranieri. Forse la procura chiederà gli atti alla commissione diocesana. Presto potrebbe convocare lo stesso don Gatti. Quando ormai non avrà più una parrocchia. Lo ha fatto intuire Bassetti, quando ha detto: «Qui si è seminato bene, il prossimo sacerdote ne trarrà beneficio». Prima di lui tornerà il vescovo per i funerali di Sergio e Maria: «Per quei poveretti verrò a dire quanto è preziosa la vita umana e chiederò giustizia». Come per don Lucio. «Verità, giustizia, misericordia» per lui e per le pecorelle di Cenerente rimaste smarrite, azzannate dai lupi e tradite dal loro pastore.
Abusi sessuali, don Lucio Gatti: «Devo purificarmi». Verso una lunga sospensione dal sacerdozio
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