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Home Sicilia

Abusi da un sacerdote: “E’ don Carlo Chiarenza”

Redazione Web by Redazione Web
22 Marzo 2012
in Sicilia
Reading Time: 5 mins read
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Quando nella sala conferenza dell’Associazione della Stampa Estera di Roma parte il nastro con la voce del prete accusato di molestie, la vittima scoppia in un pianto dirotto. Da quel momento Teodoro Pulvirenti, il ragazzo di Acireale che quella voce l’ha registrata, non smetterà più di parlare fra le lacrime. Ma non importa: sono le parole quelle che contano: “Questo amico di famiglia, don Carlo Chiarenza, si comportava come un padre per me”. È contenuta in questa frase, pronunciata da Teodoro, la prima menzione del nome del sacerdote accusato di pedofilia, una storia che “S” ha rivelato nel numero in edicola e alla quale il mensile dedicherà ampio spazio anche nel prossimo numero, in edicola da sabato ma già acquistabile in pdf da domani: si chiama don Carlo Chiarenza, è un monsignore e prima di essere rimosso dal vescovo di Acireale Antonino Raspanti officiava nella Basilica di San Sebastiano, proprio ad Acireale.

Teodoro, “Teo” come lo chiamano gli amici, non è un siciliano qualunque. La sua storia è straordinaria non solo per il caso di pedofilia che ha denunciato: Teo lavora al Memorial Sloa-Kettering Cancer Center di New York, si occupa di ricerca contro il cancro in una delle strutture più avanzate al mondo. Ma a 14 anni Teo era un ragazzo qualunque. “Nella sua stanza don Carlo mi infilò le mani sotto la maglietta”, esordisce prima di descrivere i suoi rapporti intimi con il sacerdote raccontati da “S”. Il resto è uno stato d’animo, l’impossibilità di rivelare il nome del sacerdote: “Avevo 14 anni e avevo fatto cose sporche col prete – dice – Nessuno mi avrebbe creduto. Avrebbero creduto a don Carlo, il grande ammaliatore”. Tanto più che la minaccia del prete, stando ai suoi racconti, era esplicita: “Una volta – ricorda – mi sono rifiutato. Lui mi ha detto: ‘Vai, dillo in giro. Vediamo chi ti crede’”.

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Poi la liberazione. “Con me – spiega Teodoro – porto un dolore che non si può descrivere a parole, perché le vittime di abusi hanno una pietra sullo stomaco”. Una pietra fatta rotolare via prima con la confessione a un altro prete, poi parlando con uno psicologo, infine con gli amici, con i genitori e con l’associazione “La Caramella Buona onlus”, che ha raccolto la sua testimonianza. Infine, la pubblicazione su “S”: “Il 25 febbraio 2012 – prosegue Teodoro – è una data memorabile nella mia vita. La rivista ‘S’, coraggiosamente, ha raccontato la mia storia e io, per la prima volta, mi sono sentito libero”. Libero, tanto da poter dire adesso quelle due parole, “Carlo Chiarenza”, davanti a una folla di giornalisti. Un nome.

Cosa c’è in un nome? Per Teodoro in quel nome c’è la libertà, c’è però anche una selva di ricordi terribili. “Non avevo mai fatto sesso, non sapevo neanche cosa fosse un orgasmo”. Il sesso, la vergogna. Poi il tentativo di allontanarsi dal sacerdote, una ragazza. Che, ironia della sorte, si chiamava Carla. “Carla – racconta Teodoro – aveva questo profumo di fragole sulle labbra. Sembrava finalmente una cosa pulita”. La pulizia. Il riscatto. Quello che Teo chiede ai suoi compaesani: “Conosco almeno altre dieci persone, ragazzi e ragazze, che hanno la stessa situazione. Chiedo a tutti loro di parlare”.

Mentre parla, Teo stringe un rosario. “Io ero un chierichetto – ricorda – Ero molto religioso. Adesso credo in Dio, ma per ovvi motivi non nella Chiesa”. Quella Chiesa che, secondo il presidente de “La Caramella Buona”, Roberto Mirabile, l’ha deluso fino a qualche giorno fa: “Lunedì sera – racconta Mirabile – Teodoro ha ricevuto la telefonata di monsignor Raspanti. Ha detto che non sarebbe venuto qui a Roma, perché dice di avere altre priorità”. Ma la fede, quella non si perde: “Noi – prosegue Mirabile – non siamo contro la Chiesa. Io stesso sono cresciuto dai frati di Sant’Antonio. Ma la Chiesa non è cambiata, nonostante le parole del Santo Padre. A quella Chiesa, oggi, bisogna chiedere uno sforzo”. Fra le lacrime e con un rosario in mano. Come chi non smette di affidarsi a Dio.

“Mi sembrava di farti del bene”
Testimonianza choc contro il prete
Acireale: il dialogo con l’ex sacerdote della chiesa di San Paolo, accusato di abusi sessuali, è stato registrato e acquisito dalla polizia postale di Catania. All’epoca dei fatti la vittima aveva 14 anni, oggi ne ha 37 e vive negli Usa: “Conosco un’altra decina di casi”
22/03/2012
ROMA – “Io ti inseguivo, e qui forse è stato l’errore, inseguivo il tuo desiderio di essere voluto bene. E questo lo facevo non ponendomi limiti. Tu forse non ricordi, ma io quasi mai prendevo l’iniziativa: cioè io avvertivo che tu avevi bisogno di essere abbracciato. Ma è stato una volta?”.

“Si… un paio di volte”. “Io avevo solo il ricordo di una volta.. così.. non perchè ci fosse un piano, nè perchè io avessi desideri: c’è stato un momento che mi sembrava di compiacerti, mi sembrava addirittura di farti del bene, come se tu avessi bisogno di liberarti, di esprimerti. E’ stato un modo di dirti che ti volevo bene”.

È uno dei passaggi centrali di una conversazione tra un sacerdote e un uomo che da ragazzino, ad Acireale, afferma di essere stato vittima di abusi da parte del religioso, una conversazione registrata all’insaputa del prete, fatta ascoltare oggi a Roma, nel corso di una conferenza stampa e soprattutto acquisita proprio oggi dalla polizia postale di Catania, che da un mese a questa parte, su disposizione del pm Marisa Scavo, sta raccogliendo testimonianze su questo e altri casi di pedofilia.

A denunciare l’intera vicenda, attivando così anche gli inquirenti che hanno aperto un fascicolo, è stata l’associazione La Caramella Buona. Il protagonista del caso è Teodoro Pulvirenti, nato a Catania nel 1975, oggi ricercatore negli Usa, che con una testimonianza-choc, estremamente toccante, ha raccontato la sua storia in conferenza stampa, accusando don Carlo Chiarenza, all’ epoca parroco di San Paolo ad Acireale, di aver abusato di lui quando aveva 14-15 anni tra il 1989 e il 1990. Il caso di Teodoro di fatto è caduto in prescrizione per la giustizia italiana.

“Ma sono a conoscenza almeno di una decina di casi di abusi – ha dichiarato – per i quali è ancora possibile intervenire: è soprattutto per loro che ho deciso di parlare, perchè trovino il coraggio di farsi avanti. Io credo in Dio, ma non posso più credere nella Chiesa”.

http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=74037

TEO PULVIRENTI E’ UN UOMO CORAGGIOSO, LA CHIESA HA IL DOVERE DI

di Redazione – La conferenza stampa è finita, abbiamo ancora le lacrime di Teo negli occhi, l’amarezza di un uomo, uno stimato professionista per quella giovinezza marchiata a fuoco. Sporcata da un parroco, Carlo Chiarenza allora sacerdote presso la parrocchia San Paolo di Acireale che di lui ha abusato sessualmente una, due, tre volte e poi ancora ed ancora fino a costringerlo a fuggire, ad andare via. E’ stata una giornata dura, difficile da dimenticare per chi come noi conosce i protagonisti e per chi invece s’è trovato li per scopi professionali.

Non ha smesso mai di piangere, ma è stato lucido e freddo nel racconto di una storia agghiacciante. Ma Carlo Chiarenza non è la Chiesa, è un uomo, un delinquente, un pedofilo, una persona che ha rubato l’innocenza a tanti bambini. Teo crede ancora in Dio e non nella chiesa e come potremmo dargli torto? Ma esistono tanti uomini di chiesa che lavorano quotidianamente per il bene delle comunità, per divulgare l’amore in Cristo e questo non va dimenticato. Tanti sacerdoti impegnati in missioni nel Terzo Mondo ed in ogni altro luogo in cui serva la loro missione. Uomini che siamo certi metteranno alla porta personaggi come Carlo Chiarenza evitando di fare male ad altri ragazzini, evitare altre vittime come Teo Pulvirenti.

La Caramella Buona, che ha seguito tutta la storia ed organizzato la conferenza stampa, ha precisato di non essere anticlericale, ma una ferma e decisa nemica dei pedofili, che siano preti o altro. Una prima mossa è arrivata subito dal Vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, che ha allontanato subito Carlo Chiarenza dalla Diocesi acese, ma non basta bisogna fare di più. La gente si aspetta una risposta reale e siamo certi che arriverà. Ma attenzione ai sentimenti anticlericali, non hanno senso, sono inutili e dannosi come l’odio sa esserlo. Carlo Chiarenza non è la Chiesa, è solo un uomo sporco.

http://www.meridianamagazine.org/20120322/teo-pulvirenti-e-un-uomo-coraggioso-la-chiesa-ha-il-dovere-di-reagire/#.T2tOpbLRV6M

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