Don Riccardo Seppia (Ansa)
MILANO – Cinque ore di interrogatorio per ammettere di aver fatto conoscere a don Riccardo Seppia ragazzi minorenni, per confessare di aver avuto rapporti sessuali con un quattordicenne che chiedeva l’elemosina sul sagrato della chiesa, Emanuele Alfano, l’ex seminarista ventiquattrenne arrestato giovedì scorso per induzione alla prostituzione minorile, non solo ha risposto alle domande del pm Stefano Puppo ma ha chiesto di dire di più. «Voglio parlare – ha detto – delle cose terribili che succedono in seminario, dove sono stato un anno prima di andarmene perché non ce la facevo più».
Non ha potuto, i suoi avvocati difensori lo hanno fermato e lo stesso pm è andato oltre senza approfondire perché quello che succedeva, secondo Alfano, in seminario non è materia dell’inchiesta. Il gip ha convalidato l’arresto di Alfano, che resta in carcere per il rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Il presidente della Cei Angelo Bagnasco ieri ha definito la pedofilia nel clero «un’infame emergenza non ancora superata». «Anche un solo caso – ha detto – sarebbe già troppo, quando i casi si ripetono lo strazio è indicibile e l’umiliazione totale» e ha parlato di «danni incalcolabili alle vittime e alle famiglie». L’umiliazione totale è destinata a aumentare via via che dall’indagine della Procura di Genova emerge la vita segreta di don Riccardo Seppia, il parroco arrestato per abusi su minore e cessione di cocaina, e quella dell’ex seminarista. Un ragazzo egiziano, Mohamed, racconta di orge: «Abbiamo fatto sesso in tre, io, don Seppia e il mio amico E.» ha detto agli inquirenti. Poi si è chiuso nel silenzio quando è stato indagato per favoreggiamento della prostituzione minorile, per aver portato l’amico diciassettenne dal prete. Quanto all’ex seminarista ha confessato di aver approfittato di un giovane mendicante: «Ho avvicinato un ragazzo di quattordici anni che chiedeva l’elemosina sul sagrato della chiesa, non quella del Santo Spirito, quella sulla piazza maggiore. L’ho convinto a venire con me e l’ho portato in un appartamento».
Per don Seppia è in arrivo una nuova imputazione, induzione alla prostituzione minorile, mentre si alleggerisce l’accusa di violenza sessuale che sarà riformulata come tentata violenza. Il chierichetto oggetto delle sue attenzioni ha ridimensionato l’accaduto: «Mi ha afferrato alle spalle e si è strofinato contro di me – ha detto – ma non mi ha baciato perché io mi sono scostato». «Io i bambini li accarezzo e li bacio sulla guancia per affetto» ha detto don Seppia al pubblico ministero. Non ci sono accuse legate alla sieropositività del sacerdote. Chattando su un sito per incontri, gayromeo, dove era iscritto con il nome «Porko da usare», don Seppia avvicina un maggiorenne genovese: «Dove sei?» si informa, il ragazzo frequenta la stazione ferroviaria, il prete gli chiede: «Fai di tutto?», poi: «Lo fai anche senza preservativo?». Al «sì» prende accordi per l’incontro: «Va bene ottanta, allora». Interrogato dal pm don Seppia ha risposto che aveva rapporti non protetti solo con sieropositivi. Un altro fronte di indagine si apre su un episodio di diciassette anni fa, quando don Riccardo era parroco a Quinto. Un medico denunciò ai carabinieri telefonate oscene ai suoi due figli. Messa l’utenza sotto controllo si scoprì che le telefonate partivano dalla parrocchia. Dopo poco don Riccardo fu trasferito. Perché quella denuncia – che la Procura sta cercando negli archivi, con l’intenzione di ascoltare il medico – non ebbe alcun seguito? Ieri don Seppia è stato trasferito nel carcere di Sanremo, nella sezione per «predatori sessuali».
Erika Dellacasa
24 maggio 2011(ultima modifica: 25 maggio 2011)
www.corriere.it/cronache/11_maggio_…8c5a7b9b0.shtml
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