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Rete L'ABUSO - Associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero - Osservatorio permanente
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Don Lu condannato a 7 anni e otto mesi

Redazione Web by Redazione Web
17 Febbraio 2011
in Liguria
Reading Time: 5 mins read
Home Liguria

Sette anni e otto mesi di reclusione, 190 mila euro di risarcimento alla vittima e alla madre, interdizione perpetua dai pubblici uffici e quindi interdizione perpetua a fini educativi. È la condanna inflitta questo pomeriggio dal tribunale di Savona, dopo circa due ore di camera di Consiglio, a don Luciano Massaferro, 46 anni, parroco di San Giovanni e San Vincenzo di Alassio, accusato di molestie sessuali nei confronti di una chierichetta di 12 anni.

Massaferro aveva cercato in queste settimane di ricostruirsi una sorta di normalità, riprendendo gli studi, celebrando messa e cercando di vivere nel modo più simile possibile a come accadeva prima dell’arresto avvenuto nel dicembre del 2009. Una ricerca della normalità che è passata anche attraverso il semi isolamento che si era imposto di concerto con gli avvocati.

«La verità verrà a galla»
«La verità e la giustizia presto verranno a galla». Sono le uniche parole espresse da don Luciano Massaferro, il prete condannato oggi a sette anni e otto mesi di reclusione dai giudici del tribunale di Savona per molestie su una sua chierichetta. Il prete ha atteso la lettura della sentenza nella sua abitazione di Alassio dove si trova agli arresti domiciliari e dove resterà almeno fino al giudizio d’appello al quale presenteranno ricorso i suoi avvocati Mauro Ronco e Alessandro Chirivì. Stupore dei legali di Massaferro alla lettura della sentenza: «Ci sembra una sentenza ingiusta perché non sussistono prove certe a carico del nostro assistito e per questo motivo ricorreremo in appello credendo che i giudici di un altro ufficio possano valutare più serenamente la posizione del nostro assistito».

Stupiti anche i numerosi parrocchiani che oggi durante il rosario e la messa delle 17 celebrata da don Mauro Marchiano hanno pregato per lui. «È una sentenza davvero ingiusta – dice Rocchina Seripanni, una fedele di San Vincenzo – Io conosco don Luciano e non credo che abbia commesso quelle cose di cui ho letto sui giornali».

Le tappe della vicenda giudiziaria
Don Luciano Massaferro, parroco della chiesa di San Vincenzo, è stato dieci mesi in carcere e quattro agli arresti domiciliari. Il caso è scoppiato in maniera dirompente il 29 dicembre 2009, quando gli agenti della squadra mobile lo arrestarono. Ad accusarlo le parole di una chierichetta di 12 anni, che aveva raccontato prima alla famiglia, poi agli inquirenti, di avere ricevuto “attenzioni” poco evangeliche da parte del sacerdote mentre lo assisteva durante il giro delle benedizioni delle abitazioni.

Un’accusa da cui Massaferro si è sempre proclamato estraneo, e che ha diviso l’opinione pubblica. La maggioranza dei parrocchiani e degli amici alassini ha sempre difeso don Massaferro, credendo senza riserve nella sua innocenza ed organizzando veglie, fiaccolate, manifestazioni ed uno spazio sulla rete telematica per sostenere la causa del sacerdote. Lo striscione con la scritta “Don Lù siamo con te” che ha aperto tutti i cortei campeggia ancora sulla facciata della chiesa, e il sito internet è sempre visitatissimo e zeppo di nuovi messaggi.

http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2011/02…ondannato.shtml

Ti sei mai chiesto che significa leggere un giornale che non dipende da alcun partito o gruppo industriale? Che non deve cambiare una copertina o un titolo perché sgraditi all’editore o alla forza politica di riferimento? Che ha come unico padrone i propri lettori, ossia chi ogni settimana ci rinnova la fiducia in edicola oppure decidendo di abbonarsi? Significa poter conoscere e approfondire i fatti, senza aspetti tenuti all’oscuro oppure forzature. Significa discutere i grandi temi della sinistra dei nostri tempi, non quelli che interessano ad aziende e gruppi di potere. Significa avere la possibilità di sfogliare una rivista indipendente, prodotta da un editore puro, e non da asset finanziari con interessi prevalenti in altri settori rispetto a quello dell’informazione.  Per noi poter lavorare con le mani libere e la schiena dritta vuol dire molto. Left non riceve neppure finanziamenti pubblici: sei tu a decidere se la nostra esperienza deve proseguire, oppure no. Ma prima mettici alla prova. Sperimenta qual è la sensazione di leggere un giornale libero. Ti sei mai chiesto che significa leggere un giornale che non dipende da alcun partito o gruppo industriale? Che non deve cambiare una copertina o un titolo perché sgraditi all’editore o alla forza politica di riferimento? Che ha come unico padrone i propri lettori, ossia chi ogni settimana ci rinnova la fiducia in edicola oppure decidendo di abbonarsi? Significa poter conoscere e approfondire i fatti, senza aspetti tenuti all’oscuro oppure forzature. Significa discutere i grandi temi della sinistra dei nostri tempi, non quelli che interessano ad aziende e gruppi di potere. Significa avere la possibilità di sfogliare una rivista indipendente, prodotta da un editore puro, e non da asset finanziari con interessi prevalenti in altri settori rispetto a quello dell’informazione.  Per noi poter lavorare con le mani libere e la schiena dritta vuol dire molto. Left non riceve neppure finanziamenti pubblici: sei tu a decidere se la nostra esperienza deve proseguire, oppure no. Ma prima mettici alla prova. Sperimenta qual è la sensazione di leggere un giornale libero. Ti sei mai chiesto che significa leggere un giornale che non dipende da alcun partito o gruppo industriale? Che non deve cambiare una copertina o un titolo perché sgraditi all’editore o alla forza politica di riferimento? Che ha come unico padrone i propri lettori, ossia chi ogni settimana ci rinnova la fiducia in edicola oppure decidendo di abbonarsi? Significa poter conoscere e approfondire i fatti, senza aspetti tenuti all’oscuro oppure forzature. Significa discutere i grandi temi della sinistra dei nostri tempi, non quelli che interessano ad aziende e gruppi di potere. Significa avere la possibilità di sfogliare una rivista indipendente, prodotta da un editore puro, e non da asset finanziari con interessi prevalenti in altri settori rispetto a quello dell’informazione.  Per noi poter lavorare con le mani libere e la schiena dritta vuol dire molto. Left non riceve neppure finanziamenti pubblici: sei tu a decidere se la nostra esperienza deve proseguire, oppure no. Ma prima mettici alla prova. Sperimenta qual è la sensazione di leggere un giornale libero.
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http://www.savonanews.it/2011/02/17/leggi-…a-condanna.html

CRONACA | giovedì 17 febbraio, 18:25
Alassio: don Lu, i fedeli increduli dopo la condanna
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Piove sul sagrato della chiesa di San Vincenzo dove don Luciano Massaferro è stato per tanti anni parroco. Alle 16,55 arriva don Mauro Marchiano sarà lui a celebrare la messa delle 17 dopo il rosario. Viene a sapere dal cronista che don Lu è stato condannato. “No, questa è una brutta notizia, abbiamo pregato tanto per lui”. Don Mauro stringe con la mano destra ancora più forte l’ombrellone, alza gli occhi al cielo, accenna una smorfia quasi a lasciare intendere che il suo cuore ora piange e si infila in canonica pronto a celebrare la messa più triste della sua vita. Alle 17,48 la messa è finita, ma non tutti vanno col cuore in pace. Suor Giacomina delle suore salesiane si ferma sul sagrato e chiede notizie: “Come è andata? Lo hanno condannato? No, che brutta cosa. Avevo pregato tanto per lui. Io voglio bene ai preti”. Poco più in là c’è Rocchina Seripanni, una fedele habitué della San Vincenzo: “Don Luciano è una brava persona, non credo che abbia commesso quelle cose che ho letto sui giornali. Adesso sarà a pezzi, avrà l’anima in pena. Bisogna capirlo”.

http://www.ivg.it/2011/02/condanna-don-lu-…esso-difficile/

Articolo n° 139335 del 17 febbraio 2011 delle ore 18:30
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Condanna Don Lu, il pm Ferro: “Soddisfazione per la bambina”. Il procuratore: “Delicatezza in un processo difficile”

Savona. Il silenzio rotto dal coraggio delle indagini, una cortina di segreti spezzata a suon di perizie e investigazioni. L’aria che si respira in Procura, dopo la sentenza che condanna in primo grado don Luciano Massaferro, è ancora carica di tensione ma l’idea che passa è quella di un esito processuale che rende merito all’attività inquirente. La vittima degli abusi, la bambina di 12 anni che seguiva il sacerdote come chierichetta durante le benedizioni, è tornata ad avere voce: al centro della delicatissima vicenda attraverso i certificati medici del Gaslini e i dati raccolti, verificati e incrociati nel microcosmo alassino dagli agenti della polizia. La forza di questo carico documentale ha dato senso alle sue parole, per lungo tempo inascoltate.

Il sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro, subito dopo la sentenza, è salomonico: “Soddisfazione per la bambina”. Il procuratore Capo Francantonio Granero non vuole entrare nel merito della pronuncia, ma dichiara: “Esprimo apprezzamento per il lavoro dei colleghi che hanno sostenuto la tesi accusatorio in un dibattimento così complesso”. In trincea per la pressione mediatica? “Nessuna pressione – afferma Granero – Ma l’ufficio avvertiva piuttosto la delicatezza e la responsabilità di affrontare un processo così difficile”.

Per Mauro Vannucci, avvocato di parte civile, “l’atteggiamento processuale dell’imputato ha dato forte indicazioni al collegio. Il suo modo elusivo non l’ha aiutato. Ben tre pareri medici hanno confermato che la perizia psichiatrica era attendibile e che la bambina diceva la verità”.

Il parroco della chiesa alassina di San Vincenzo, nel turbine della grave accusa dal 29 dicembre 2009, si è sempre proclamato estraneo e ha raccolto le testimonianze di solidarietà di numerosi parrocchiani, che si sono anche organizzati per chiederne la liberazione dopo l’ingresso in carcere. Ma il collegio giudicante oggi dopo due ore di camera di consiglio ha comminato una pena ancora più severa di quella richiesta dai pm Ferro e Coccoli. Sette anni e otto mesi di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e quindi interdizione perpetua a fini educativi. Una condanna con il massimo delle aggravanti previste dal codice, anche per il particolare ruolo pastorale del quarantaseienne Massaferro. In aggiunta, il risarcimento di 180 mila euro per la bambina e 10 mila per la madre della stessa, del quale anche la diocesi potrebbe rispondere.

I cosiddetti fedelissimi e i parrocchiani di Don Lu non si danno per vinti (“In appello! Siamo tutti con te”), mentre il legale difensore Alessandro Chirivì commenta: “Attendiamo di conoscere le motivazioni di questa sentenza che ci sembra infondata. Prepariamo ricorso in appello”.

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