Caso Irlanda-Vaticano, il Guardian
Nuovi file di Wikileaks sul Vaticano. In particolare nei “cable” si getta nuova luce sull’inchiesta pedofilia sulla quale la Santa Sede avrebbe esplicitamente impedito testimonianze sui casi irlandesi. File di grande peso che hanno determinato l’immediata reazione di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. «Il contenuto dei documenti diffusi da Wikileaks riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede», dice Lombardi. I documenti riferiscono anche di un Vaticano nel 2009 molto seccato con il governo irlandese che attraverso la commissione Murphy «non ha rispettato e protetto la sovranità della Santa Sede durante l’inchiesta». Quest’ultimo cable della rappresentanza diplomatica Usa presso la Santa Sede riportato dal Guardian è datato 26 febbraio 2010.
BERTONE UNO YES MAN Il segretario di Stato Vaticano, cardinal Tarcisio Bertone è uno «yes man» che non ha esperienza diplomatica. A sostenerlo è il numero due dell’ambasciata statunitense presso la Santa Sede, Julieta Valls Noyes, in un dispaccio del 20 febbraio 2009 anticipato questa notte dal quotidiano spagnolo El Pais. E la diplomatica, secondo quanto si legge nel Pais, aggiunge: «Per esempio, parla solo l’italiano».
IL CASO PEDOFILIA Il Vaticano non ha permesso a suoi rappresentanti di testimoniare nell’ambito dell’inchiesta della commissione irlandese sullo scandalo degli abusi sessuali mostrandosi così poco collaborativo con il governo irlandese sulla questione. È quanto si afferma in un ‘cable’ diffuso da Wikileaks e citato dal Guardian che fa riferimento ad informazioni provenienti da diplomatici Usa e irlandesi presso la Santa Sede.
«La maggior parte dei vertici del Vaticano, tutti uomini in genere sulla settantina, non capiscono i moderni media e la Santa Sede soffre una muddled messaging (confusione nella comunicazione, ndr) a causa della technofobia dei cardinali e l’ignoranza sulle comunicazioni del XXI secolo. Solo il portavoce Federico Lombardi ha un blackberry e pochi una email»: lo scrive il numero due dell’ambasciata Usa in Vaticano nel gennaio 2009 in un dispaccio pubblicato dai media partner di Wikileaks, tra i quali il Guardian.
«L’ambasciatore britannico presso la Santa Sede ha messo in guardia che l’apertura di Benedetto XVI agli oppositori Anglicani sul sacerdozio femminile di convertirsi al Cattolicesimo è così ‘inflammatory’ (provocatoria, ndr) che potrebbe portare a discriminazioni e anche la violenza contro i cattolici in Gb». Lo si legge in un articolo del britannico Guardian che cita un dispaccio diplomatico statunitense dall’ambasciata presso la Santa Sede.
Il cardinale Joseph Ratzinger espresse nel 2004 scetticismo verso l’adesione della Turchia all’Unione Europea differenziandosi così dalla posizione di neutralità assunta dal Vaticano sulla questione. È quanto emerge da documenti rivelati da Wikileaks e resi noti dal Guardian.
IL PAPA INTERVENNE PER LIBERARE MARINAI INGLESI IN IRAN L’intervento del papa contribuì alla liberazione dei 15 marinai britannici catturati in Iran tre anni fa. Lo si legge in una nota confidenziale diretta al presidente Usa Barack Obama, rivelata da Wikileaks e citata dal Guardian. L’informativa fu redatta nel giugno 2009, come una presentazione di «scenario» in vista della visita di Obama a Roma, da parte di Julieta Noyes, vicecapo della rappresentanza diplomatica Usa presso la Santa Sede.
www.laprovinciadivarese.it/stories/…turchia_nellue/
Wikileaks/ Cablo Usa: Papa Ratzinger non vuole Turchia nell’Ue
- 11 dicembre 2010
Wikileaks/ Cablo Usa: Papa Ratzinger non vuole Turchia nell’Ue “Vaticano preferirebbe un rapporto speciale tra Ankara e Ue”
Roma, 11 dic. (Apcom) – Papa Ratzinger è responsabile della crescente ostilità del Vaticano all’ingresso della Turchia nell’Unione europea. E’ quanto emerge dagli ultimi documenti diplomatici Usa diffusi da Wikileaks, secondo cui “il Vaticano potrebbe preferire la Turchia impegnata a sviluppare un rapporto speciale, qualcosa di meno dell’ingresso nell’Ue”. Nel 2004, ricostruisce oggi il Guardian, l’allora cardinale Ratzinger si era pronunciato contro l’ingresso nell’Ue di uno stato di religione musulmana, nonostante la posizione di neutralità assunta all’epoca dal Vaticano. Monsignor Pietro Parolin, Sottosegretario per i rapporti con gli Stati, dichiarò ai diplomatici Usa che le dichiarazioni del cardinale non esprimevano la posizione ufficiale del Vaticano. Dal documento dell’ambasciata di Roma, diffuso da Wikileaks, emerge inoltre che fu proprio Ratzinger a fare pressioni per garantire la citazione delle “radici cristiane” europee nella costituzione dell’Unione, tanto che il diplomatico Usa sottolineò come Ratzinger “comprenda chiaramente che permettere a uno stato musulmano di aderire all’Ue indebolirebbe ulteriormente i suoi sforzi per le fondamenta cristiane europee”. Nel 2006, quando Ratzinger è diventato Papa, Monsignor Parolin cambia tono e all’incaricato di affari Usa afferma che “nè il papa nè il Vaticano appoggiano l’adesione della Turchia in sè, piuttosto la Santa Sede si è sempre mostrata aperta alla sua adesione, sottolineando solo che la Turchia deve rispettare i criteri di adesione di Copenhagen per poter trovare il suo spazio in Europa”. Nel 2009, in preparazione della visita di Obama, l’Ambasciatore Usa scrive che “ora la posizione della Santa Sede, in quanto Stato non membro dell’Ue, è che il Vaticano non ha ruolo nel promuovere od ostacolare l’adesione della Turchia. Il Vaticano potrebbe preferire la Turchia impegnata a sviluppare un rapporto speciale, qualcosa di meno dell’ingresso nell’Ue”.
www.leggo.it/articolo.php?id=95624&sez=ESTERI
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