Si sono dimessi in massa i membri della commissione creata dalla Chiesa per esaminare i casi di pedofilia in Belgio ad opera di sacerdoti. Il primo a gettare la spugna è stato Peter Adriaenssens, docente di psichiatria all’Università di Lovanio e presidente della commissione che da lui prende il nome.
Il suo ritiro è un atto di protesta contro le indagini condotte dalla magistratura belga che, a suo parere, scavalcano il lavoro della commissione.
In particolare, Adriaenssens ha condannato le recenti perquisizioni all’arcivescovado di Mechelen, che hanno portato al sequestro di 475 dossier su denunce di abusi sessuali commessi da preti.
“Siamo serviti da esca”, ha commentato Adriaenssens che dal 2000 riceveva le denunce e forniva assistenza psicologica, medica e legale alle vittime di sacerdoti. Tra queste, molte avevano scelto di appellarsi alla commissione evitando il ricorso alla giustizia ordinaria, che avrebbe messo a rischio la loro privacy.
Il Vaticano ha duramente criticato l’operazione. Lo stesso Papa ha giudicato il sequestro dei fascicoli un’operazione “deplorevole e sorprendente”, perché la giustizia deve fare il suo corso “nel rispetto della specificità e autonomia” della Chiesa.
La magistratura belga ha agito in questo modo “a fronte della convinzione che noi volessimo nascondere le cose, truffarli in un qualche modo”, ha aggiunto Adriaenssens rivolgendosi alla stampa belga.
E, mentre gli inquirenti esamineranno i dossier sequestrati, la Chiesa dovrà decidere se ricostruire la commissione con altri membri o mettere un punto a questa esperienza.
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