/5/2010 – Il passo dell’avvocatura del governo
Obama difende la Santa Sede “Nessun risarcimento da Roma”
L’amministrazione prende posizione nella disputa alla Corte Suprema
La Casa Bianca sostiene le posizioni legali della Santa Sede nella disputa in atto di fronte alla Corte Suprema, che vede gli avvocati di una vittima di abusi tentare di coinvolgere il Pontefice. A descrivere la posizione dell’amministrazione Obama è il testo depositato presso la Corte Suprema dall’avvocatura del governo, rappresentata da Neal Kumar Kaytal, e controfirmato da Harold Hongju Koh, legale del Dipartimento di Stato, nel quale si affronta la tesi sollevata dal Tribunale distrettuale dell’Oregon in merito alla possibilità di ammettere la richiesta di risarcimenti alla Santa Sede per la presenza di un «rapporto di impiego» fra il Pontefice e i preti accusati di abusi.
La Corte d’appello federale accettò questa impostazione ma ora l’avvocatura di Obama afferma che «l’interesse degli Stati Uniti è nel rimandare il giudizio alla Corte d’appello per ulteriori considerazioni». Ecco la spiegazione: «La Corte d’appello ha errato nel ritenere che il Tribunale distrettuale abbia la giurisdizione per discutere le accuse nei confronti della Santa Sede a causa degli abusi sessuali commessi da un prete» per il motivo che procedere in questa direzione comporterebbe «andare oltre i limiti» imposti dalla legge federale che consente di portare a giudizio Stati stranieri. La legge federale consente di ammettere cause contro Stati sovrani per responsabilità civile solo se viene provato che l’atto che ha causato il danno – in questo caso l’abuso – è una conseguenza della «finalità dell’impiego». Su questo punto l’avvocatura di Obama condivide la posizione dell’avvocato Jeffrey Lena, che rappresenta la Santa Sede. «Poiché i contestati abusi sessuali non rientrano nella finalità dell’impiego del prete – si legge a pagina 13 del documento depositato presso la Corte Suprema di Washington – la legge dell’Oregon non prevede la possibilità di coinvolgere rappresentanti di uno Stato straniero». Da qui la richiesta dell’avvocatura alla Corte Suprema di rimandare il caso affinché sia la Corte d’appello a rivedere l’approccio legale al possibile coinvolgimento della Santa Sede.
Il passo della Casa Bianca va nella stessa direzione della tesi della difesa della Santa Sede che la scorsa settimana aveva fondato le obiezioni sull’impossibilità di definire le relazioni fra Vaticano e preti come «lavoro dipendente» trattandosi di «cooperazione religiosa». La parola passa adesso ai nove giudici della Corte Suprema di Washington che entro un mese dovrebbero esprimersi ma in attesa degli sviluppi sul piano giuridico, il passo dall’avvocatura dello Stato lascia intendere un orientamento del governo federale a non volere un allargamento della giurisdizione dei tribunali Usa nelle cause contro Stati stranieri. Bisogna inoltre tener presente che a guidare l’avvocatura è Elena Kagan, designata da Obama a giudice della Corte Suprema, ed è in ragione del suo status di candidata che a firmare il documento è stato il vice Kaytal. L’avvocato Lena ha scelto di non commentare il passo dell’avvocatura perché «sta ora alla Corte Suprema parlare», ma in passato ha sottolineato come questo caso ha una rilevanza che va ben oltre la Santa Sede investendo l’equilibrio dei poteri fra enti internazionali.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubr…one=58&sezione=
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.