Dal settimanale “Chiari Week” del 9 Aprile 2010
CHIARI Imminente il processo d’Appello per il sacerdote condannato in primo grado a sette anni e mezzo
Pedofilia, don Marco lasciato solo dalla Chiesa
Dal 2007 è ai domiciliari. Il padre: «Una sofferenza». Gli amici: «La Curia voleva metterci a tacere»
CHIARI (clu) L’eco dello scandalo dei preti pedofili a Chiari riapre ferite insanate. Se in Vaticano i più altri prelati levano le lance in difesa del Papa, in città don Marco Baresi è stato lasciato solo.
La vicenda del 40enne sacerdote clarense, vicedirettore del seminario di Brescia, arrestato nel 2007 con l’accusa di violenza sessuale aggravata su uno studente 14enne del seminario e detenzione di materiale pedopornografico e condannato il 20 maggio scorso a 7 anni e mezzo di reclusione in primo grado, è stata soffocata sotto una coltre di silenzio. Dal novembre del 2007 Marco Baresi si trova agli arresti domiciliari. Allora la stampa locale scrisse che il prete era tornato a Chiari, a casa dei genitori, ma in via Petrarca si alza un muro di protezione. «Sì, mio figlio si trova ancora agli arresti domiciliari, ma è fuori città, al sicuro – ha tagliato corto il padre Umberto – Appare sereno, ma la sofferenza è interiore».
Umberto Baresi è fermo nella difesa di don Marco: «Non mi fido più dei giornalisti, sono state scritte tante falsità su mi figlio, ora attendiamo che questa vicenda si chiuda una volta per tutte. Questo è un dolore per lui e per noi».
A breve è attesa l’udienza del ricorso in Appello. «Non sappiamo ancora la data, ma solo quando vedremo riconosciuta l’innocenza di Marco parleremo».
Umberto Baresi è uno dei 422 firmatari della lettera a sostegno dell’innocenza del sacerdote clarense scritta da chi Marco lo ha conosciuto e ora, attraverso il blog donmarcobaresi.net denuncia la copertina di omertà fatta calare sul caso. «La vicenda è caduta in un silenzio spaventoso: la Diocesi di Brescia, dopo un comunicato ufficiale del vescovo Monari, si è predisposta a sorreggere i tempi dei tribunali». All’indomani della sentenza di condanna di primo grado infatti monsignor Luciano Monari aveva dichiarato: «Abbiamo fiducia che don Marco Baresi saprà dimostrare davanti ai giudici e alla comunità civile ed ecclesiale la sua estraneità ai fatti. Ciò he ci preme è che al più presto si faccia chiarezza».
Se la curia bresciana si fa da parte, altrettanto non fanno gli amici del sacerdote: «La Chiesa ha cercato di metterci a tacere – ha denunciato il portavoce del gruppo Andrea Gelmini – Noi crediamo nella piena innocenza di Marco: ognuno dei 422 firmatari lo ha conosciuto di persona e ha firmato spontaneamente, si tratta di persone estranee alla Chiesa. Don Marco? Ha voluto rimanere fuori, ma so che il nostro sostegno gli fa piacere.» Ora sono loro gli unici paladini di don Marco. La Chiesa, come Ponzio Pilato, se ne è lavata le mani.
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