La manifestazione «Anch’io ho subìto violenza dal prete» si terrà il 25 settembre
- 23/03/2010
«Anch’io ho subito violenza dal prete»: il titolo del manifesto non lascia spazio a ciò che sarà il programma dell’incontro che si svolgerà a Verona il 25 settembre. Un incontro voluto da due famiglie di Brescia (i genitori di due bimbe di sei anni abusate da un sacerdote) che hanno chiesto la collaborazione e il sostegno dell’associazione Antonio Provolo onlus che nel gennaio 2008 rese pubblici i racconti di abusi ripetuti e continuati subiti dai bimbi sordi ad opera di fratelli laici e sacerdoti che formavano il corpo degli educatori dell’Istituto Provolo. Violenze che si sarebbero protratte per trent’anni – e fino al 1984 – e passate sotto silenzio: le vittime non potevano raccontare.
Una sofferenza covata per anni, poi il coraggio di esporsi: ora l’associazione presieduta da Giorgio Dalla Bernardina è diventata il catalizzatore per tutti coloro che vogliono uscire allo scoperto e denunciare. Un convegno con esperti, un indirizzo di posta elettronica al quale far pervenire l’iscrizione ([email protected]) e professionisti in grado di fornire consulenza e consigli per una mobilitazione concreta e operativa.
Tra la rabbia delle vittime e le parole forti del Papa ora c’è la richiesta presentata dalla Congregazione vaticana per la dottrina della Chiesa alla Curia veronese.
«Nessuna delle vittime degli abusi è stata sentita, l’unica persona allontanata è un fratello laico che ora ha più di 70 anni. L’indagine si è limitata a lui, che ha ammesso gli abusi sui bimbi sordi ospiti dell’istituto. Era nel direttivo e fu membro del cda del Provolo, addirittura fu nominato presidente ad interim», spiega Marco Lodi Rizzini, portavoce della Antonio Provolo onlus, «È stato l’unico sentito e subito cacciato tant’è che è stata l’associazione a dargli una mano per trovare una casa e una sistemazione. Era stato buttato in mezzo a una strada. Per quel che riguarda gli altri non mi risulta siano stati ascoltati nè tantomeno allontanati e sono una decina i sacerdoti ancora vivi che in quegli anni si resero responsabili di violenze».
Le testimonianze e poi la denuncia al vescovo perchè all’uscita dell’articolo de L’Espresso monsignor Zenti espresse incredulità per quei racconti ma parlò di «accuse infamanti per utilizzare i beni della congregazione». L’oggetto della denuncia per diffamazione (per la quale la procura ha chiesto l’archiviazione e ora il fascicolo pende davanti al gip che dovrà decidere) presentata da Giorgio Dalla Bernardina fu questa e altre affermazioni rese in conferenza stampa. «L’unica cosa che possiamo dire è che da quando abbiamo denunciato monsignor Zenti i contributi che ricevevamo da tre importanti realtà private non arrivano più», prosegue Lodi Rizzini, «non abbiamo mai ricevuto molto ma da allora nulla». E aggiunge che il loro scopo è contribuire a creare a Verona un centro audiofonologico per bambini incocleati: l’unico è a Genova. «Il progetto esiste ma servono finanziamenti».
Denunce di abusi e imbarazzi, come quello creato all’interno della Fondazione Bonoris, proprietaria della tenuta Cervi affidata, come da testamento, all’istituto che a inizio secolo si occupava dell’educazione dei bambini sordi e muti. Imbarazzo dovuto al fatto che, come riferì su queste pagine la direzione della fondazione bresciana, all’indomani delle dichiarazioni choc delle vittime, ad una richiesta di chiarimenti la Curia veronese non rispose. Silenzio e nessuna spiegazione ma ora davanti al giudice civile pende una causa intentata dagli esecutori testamentari per verificare che esistano ancora le condizioni per il rispetto delle volontà del conte Bonoris: la tenuta doveva essere a disposizione di tutti i sordi. Mentre da tempo i membri dell’associazione presieduta da Giorgio Dalla Bernardina in quel luogo non possono entrare.F.M.
www.larena.it/stories/Cronaca/315843/
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