(AGI) – CdV, 12 mar. – Benedetto XVI ha “preso atto con grande sgomento, attento interesse e profonda commozione” dei casi di abusi commessi da sacerdoti in Germania. Lo ha riferito il presidente dei vescovi tedeschi, mons. Robert Zollitsch. Non vi e’ altro gruppo in Germania che sta reagendo come la Chiesa”, ha aggiunto il presule assicurando che i vescovi sono pronti ad assumersi le nostre responsabilita’, non vogliono scusare nulla e rilevano che le attuali norme ecclesiastiche possono essere migliorate ma gia’ ora sono severe e non ostacolano affatto la giustizia penale dello Stato. Subito dopo l’incontro, Benedetto XVI ha parlato del sacerdozio al Convegno teologico promosso dalla Congregazione del clero in occasione dell’Anno Sacerdotale, sottolineando che la Chiesa intende mantenere il celibato e ricorda che anche l’abito e’ una forma di testimonianza. “Quella del sacerdote – ha ribadito – e’ un’altissima vocazione, che rimane un grande Mistero anche per quanti l’abbiamo ricevuta in dono. I nostri limiti e le nostre debolezze devono indurci a vivere e a custodire con profonda fede tale dono prezioso, con il quale Cristo ci ha configurati a Se’, rendendoci partecipi della Sua Missione salvifica. Infatti, la comprensione del Sacerdozio ministeriale e’ legata alla fede”. In proposito, il Pontefice ha lamentato che oggi troppe volte il sacerdote viene presentato “quasi come un ‘operatore sociale”, con cio’ rischiando di “tradire lo stesso Sacerdozio di Cristo”. Ed ha esortato i 400 mila sacerdoti della Chiesa Cattolica a non conformarsi alla mentalita’ del mondo. “In un contesto di diffusa secolarizzazione, che esclude progressivamente Dio dalla sfera pubblica, e, tendenzialmente, anche dalla coscienza sociale condivisa, spesso il sacerdote – ha spiegato – appare ‘estraneo’ al sentire comune, proprio per gli aspetti piu’ fondamentali del suo ministero, come quelli di essere uomo del sacro, sottratto al mondo per intercedere a favore del mondo, costituito, in tale missione, da Dio e non dagli uomini”. “Per tale motivo – ha scandito il Pontefice – e’ importante superare pericolosi riduzionismi”. Lo stesso Papa Ratzinger ha fatto sapere subito dopo – attraverso la Sala Stampa della Santa Sede – di aver deciso di rinunciare quest’anno alle consuete vacanze in montagna, che si riteneva volesse trascorrere nel seminario di Bressanone, trattenendosi per l’intero periodo estivo nell’austera residenza estiva di Castelgandolfo, secondo la tradizone seguita dai suoi predecessori fino a Papa Wojtyla. Da parte sua, incontrando i giornalisti dopo l’udienza concessagli da Benedetto XVI, mons. Zollitsch ha rivelato oggi anche di aver avuto un colloquio con la Congregazione della Dottrina della Fede, che riguardo agli abusi commessi da sacerdoti “sta raccogliendo proposte e usi in atto nei singoli Paesi, dal quale pensa poi di elaborare proprie norme”. Come vescovi tedeschi, intanto, ha promesso, “vogliamo portare alla luce tutta la verita’ sullo scandalo degli abusi sessuali senza riguardi per nessuno, anche rispetto ad eventi accaduti alcuni decenni fa”. E questo anche se, ovviamente, lo scandalo pedofilia non e’ un problema specifico della Chiesa Cattolica.
“Tutti i numeri che abbiamo – ha osservato mons. Zollitsch – ci dicono che non e’ un problema particolare della Chiesa Cattolica. Certo – ha ammesso – e’ particolarmente terribile quando gli abusi vengono compiuti da educatori, persone di riferimento e di responsabilita’ morale”. Ma, “non vi e’ altro gruppo in Germania che sta reagendo come la Chiesa”, ha detto mons. Robert Zollitsch. “Quando c’e’ un sospetto di abuso, c’e’ sia il procedimento penale da parte dello Stato che quello interno da parte della Chiesa”, ha chiarito in una conferenza stampa il presidente dei vescovi, rispondendo alle critiche rivolte dal ministro tesdesco della giustizia riguardo alle norme volute da Papa Wojtyla nel 2001, quando su suggerimento dell’allora card. Ratzinger e’ stata assegnata alla Congregazione della Dottrina della Fede la competenza sui procedimenti riguardanti casi di pedofilia proprio per evitare che i vescovi locali continuassero a sottovalutare la gravita’ del fenomeno finendo col coprire i responsabili. “Sono ambiti giudiziari differenti – ha aggiunto il presule – totalmente separati e indipendenti”. “Il procedimento statale non e’ subordinato a quello della Chiesa e l’esito dell’uno non influisce su quello dell’altro, ne’ sul sostegno della Chiesa alle autorita’ giudiziarie”. La Conferenza Episcopale Tedesca, ha ricordato, riferisce all’autorita’ giudiziaria i sospetti salvo che “in circostanze eccezionali”, come quando questo viene esplicitamente chiesto dalla vittima oppure quando la sicurezza della vittima potrebbe ancora essere messa a repentaglio da una denuncia. “Sono grato a Benedetto XVI – ha concluso – per il suo sostegno positivo alla decisa azione della Conferenza Episcopale Tedesca”. (AGI) .