14 gennaio 2010
| Gianluigi Cancelli
E alla vigilia dell’atteso appuntamento giudiziario, spuntano nuovi particolari sul terzo episodio del quale è accusato il parroco di San Vincenzo ad Alassio
Proprio alla vigilia dell’udienza davanti ai giudici del Tribunale del riesame di Genova, fissata per questa mattina alle nove e mezza, spunta un nuovo episodio di accusa nei confronti di don Luciano Massaferro, il parroco alassino di 44 anni arrestato la mattina del 29 dicembre scorso dalla polizia con l’accusa di violenza sessuale su una bambina di dodici anni.
Si tratta di un incontro che, secondo la tesi accusatoria sostenuta dalla procura di Savona basata su quanto la vittima aveva raccontato prima alla madre e poi alla psicologa dell’ospedale Gaslini che aveva subito segnalato l’accaduto al tribunale dei minori di Genova, sarebbe avvenuto all’interno della canonica che si trova proprio attaccata alla parrocchia di San Vincenzo.
Un episodio che, almeno secondo quanto raccontato dalla bambina, sarebbe stato più grave rispetto a quelli precedenti. In sostanza il sacerdote si sarebbe in parte spogliato di fronte alla dodicenne che nel suo racconto alla psicologa dell’ospedale Gaslini avrebbe fornito una serie di dettagli precisi nella descrizione del luogo dove era avvenuto questo incontro. Non solo. La bambina avrebbe fornito anche alcuni particolari sulla successione di quanto accaduto e addirittura una descrizione delle parti intime del sacerdote. «È vero che tra gli episodi per i quali è stato firmato l’ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di don Luciano Massaferro vi è anche questo episodio che sarebbe avvenuto nella canonica attigua alla parrocchia – si limita a commentare l’avvocato della diocesi di Albenga e Imperia Alessandro Chirivì, che insieme all’avvocato Mauro Ronco (presidente del consiglio dell’Ordine forense di Torino) difende il parroco alassino – ma non mi risulta che la bambina abbia fornito dettagli particolari riguardanti il corpo del sacerdote. Vorrei comunque sottolineare come anche in questo caso si tratti soltanto del racconto di una bambina di dodici anni, da cinque seguita dagli psicologi del Gaslini. Come per gli altri due presunti episodi che hanno portato al suo arresto non vi sono prove di quanto sarebbe accaduto, ma soltanto il racconto della bimba. Mi sembra un po’ poco per arrivare ad arrestare e soprattutto a tenere per tutto questo tempo in carcere una persona che sino a prova contraria deve esser considerata innocente».
Una tesi che i difensori di don Luciano Massaferro avevano già provato a sostenere di fronte al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Savona, Emilio Fois, senza per la verità ottenere alcun risultato. Tesi che questa mattina riproporranno davanti ai giudici del Tribunale del riesame di Genova. Un appuntamento che per la sorte del sacerdote alassino sembra essere, almeno dal punto giudiziario, decisivo. «Ho incontrato don Luciano questo pomeriggio (ieri pomeriggio per chi legge, n.d.r. in carcere a Chiavari – spiega ancora l’avvocato Chirivì – e devo dire di averlo trovato molto provato. Nonostante le lettere, e sono quasi un centinaio, che ha ricevuto dai suoi parrocchiani che sono certi della sua innocenza, ha il morale basso. Ma non potrebbe essere diversamente, perché parliamo di una persona che è in carcere da quindici giorni sapendo di essere innocente».
Oltre al racconto della bambina vittima dei presunti episodi, a dire il vero, la tesi accusatoria punta anche sul fatto che il sacerdote alassino continui a negare con decisione l’esistenza di un quarto computer che avrebbe utilizzato nei mesi passati e della cui esistenza gli investigatori sono certi. Computer che però sino ad oggi non è stato ancora trovato.
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/savona/2010/01/14/AMnJYvHD-giudici_luciano_massaferro.shtml