<p style="text-align: justify;">Alto Adige — 04 agosto 2009 pagina 16 sezione: CRONACA</p> <p style="text-align: justify;">BOLZANO. Dopo aver atteso invano anche solo un cenno sull’eventuale intenzione di procedere al risarcimento previsto dai giudici, i famigliari della ragazza denunciante hanno deciso di avviare causa civile nei confronti di don Giorgio Carli.</p> <p style="text-align: justify;">La vicenda delle presunte violenze sessuali in canonica tornerà dunque davanti ai giudici. Lo ha confermato ieri l’avvocato Gianni Lanzinger, uno degli avvocati di parte civile. «Non ci resta che avviare il nuovo contenzioso - dice l’avvocato - da parte del sacerdote e della Curia non è arrivato neppure il minimo segnale di voler risarcire».</p> <p style="text-align: justify;">Gli avvocati del sacerdote lo avevano annunciato già all’indomani della decisione della Corte di Cassazione di confermare gli obblighi risarcitori del prete. Alcuni mesi fa i legali della ragazza avevano inviato una prima richiesta ufficiale di pagamento. Un atto stragiudiziale per interrompere la prescrizione sotto il profilo civilistico. La richiesta era stata inoltrata anche alla Curia considerata responsabile in solido dopo che pure la Cassazione aveva confermato a carico del sacerdote l’aggravante di aver svolto l’attività come «ministro di culto».</p> <p style="text-align: justify;">Ricordiamo che la sentenza della Cassazione ha riconosciuto don Giorgio responsabile delle violenze sessuali perpetrate per anni ai danni di una parrocchiana, salvandolo grazie alla prescrizione. Proprio per effetto di quella sentenza ora come detto la Curia ed il prete dovrebbero far fronte alla richiesta di pagamento effettivo del risarcimento dovuto, circa 700 mila euro. La richiesta di pagamento si basa sul disposto dell’articolo 2043 del codice civile che prevede che «qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno».</p> <p style="text-align: justify;">La Curia, invece, è stata chiamata in causa per effetto dell’articolo 2049 sempre del codice civile riguardante la responsabilità del datore di lavoro in merito ai danni provocati con fatti illeciti da dipendenti diretti. La Chiesa verrebbe considerata responsabile in solido in quanto gli abusi avvennero (secondo la sentenza penale ormai passata in giudicato) nell’espletamento del ruolo di educatore religioso del sacerdote. Ora della vicenda se ne occuperà il tribunale civile. (ma.be.)</p> http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/altoadige/2009/08/04/AZ5AZ_AZ501.html