Ex parroco di Laglio. Il religioso era stato condannato in primo grado per violenza sessuale su un minore all’epoca dei fatti
La Diocesi accoglie il suggerimento del legale del sacerdote in attesa del processo d’Appello
Tutto rinviato a data da destinarsi. E comunque, senza dubbio alcuno, non prima della sentenza d’Appello. Il processo canonico a don Mauro slitta in avanti. Dopo il primo faccia a faccia dello scorso 18 novembre, infatti, di passi non ne sono stati più compiuti. O meglio, le parti si sono ritrovare un’altra volta decidendo appunto di rinviare tutto.
Ma andiamo con ordine, partendo proprio da quello che sarebbe avvenuto quel martedì pomeriggio, il 18 novembre 2008.
Con, l’una di fronte all’altro, la Curia di Como e don Mauro Stefanoni, l’ex parroco di Laglio condannato in primo grado a 8 anni di reclusione per violenza sessuale su un ragazzo che all’epoca dei fatti era minorenne.
In quell’occasione il parroco avrebbe chiesto di potersi cercare un avvocato di fiducia, che per i processi canonici devono essere sacerdoti. Oppure, e questo sarebbe stato il caso dell’ex parroco di Laglio, un laico con la dispensa dal Vaticano.
Alla scelta del proprio legale – in arrivo da Roma – sarebbe seguito, in una data tenuta riservata per tutte queste settimane, un ulteriore incontro tra le parti, in cui la difesa avrebbe suggerito alla Curia lariana di prendere tempo in attesa del giudizio in Appello a cui i legali di don Mauro – Massimo Martinelli e Guido Bomparola – hanno presentato ricorso lo scorso 30 ottobre 2008. Una “dritta” a cui, a quanto pare, la Diocesi lariana avrebbe aderito bloccando il processo canonico e rinviandolo a data da destinarsi. Un giorno che rimane ignoto, in quanto a Milano la Corte d’Appello non ha ancora fissato l’udienza.
Un ulteriore indizio, a conferma dello slittamento del procedimento interno al diritto canonico, sarebbe la mancanza di ogni contatto con la parte lesa, ovvero la famiglia del giovane, ex parrocchiano di Laglio, a cui non sarebbe stato comunicato nulla.
Il processo canonico, infatti, prevede che possa anche essere richiesta una nuova audizione del ragazzo che avrebbe subito la violenza (salvo opposizione), oltre che ovviamente del prete sotto inchiesta. Per il resto i passaggi sono simili a un normale processo penale, con il collegio giudicante formato da componenti della Congregazione e normali udienze dove vengono prese in considerazione le prove raccolte. Il processo canonico funziona parallelamente a quello penale, senza tuttavia alcun punto di contatto. Gli avvocati devono essere sacerdoti, oppure laici con la dispensa del Vaticano.
La Diocesi di Como, che non ha mai voluto commentare direttamente la questione dichiarando solo la propria «fiducia nella magistratura», dopo la pesante sentenza di primo grado ha rimosso don Mauro dal suo precedente incarico a Colico. Il prete vive oggi a Cantù nella casa dei genitori.
Mauro Peverelli
http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=93229
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