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Curie e Curiali Ora don Gelmini accusa il Vaticano: certi cardinali sembrano dei cuculi
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Di Andrea Bevilacqua
In Vaticano la grana don Pierino Gelmini non è stata ancora dissinescata. L’ultima, infatti, viene proprio da Amelia dove don Gelimini risiede. Dalla sua abitazione don Gelmini ha accusato pesantemente il Vaticano in questo modo: «Il Vaticano – ha detto testuale – ha perso la fede, segue regole rigide di potere». E ancora: «Il cristianesimo è la religione del sì, non del divieto. Certi cardinali facciano un passo indietro, sembrano dei cuculi». È la prima volta che don Gelmini parla dopo che è stato ridotto allo stato laicale a seguito dello scandalo dei presunti abusi sessuali su ospiti delle sue comunità di recupero. Sul sito religioso Pontifex, il «J’accuse» contro la Santa Sede è durissimo. La Santa Sede, dice, «non sa perdonare». E ancora: «In Vaticano non hanno più la fede e trasformano il cristianesimo in una cosa burocratica. Troppi documenti confusi e poche idee».
Don Gelmini ha raccontato anche le sue giornate ad Amelia: «Quando la sera mi addormento – dice – benedico il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest pensando ai miei figli che soffrono». E poi il racconto dei compleanni festeggiati in convention via satellite con leader politici e cardinali, una fiction Mediaset in lavorazione sull’«eroica epopea del prete anti-droga», il Mulino Silla trasformato da rudere nella campagna di Amelia in sfavillante «città della speranza», casa madre di una multinazionale della speranza che nei cinque continenti assiste emarginati e accumula crediti nei palazzi del potere civile ed ecclesiastico, il seggio all’Onu come ong. «Abbiamo trovato – dice – una casa distrutta e da qui abbiamo iniziato. Eravamo talmente poveri che mangiavamo pane, mortadella e una mela».
Tra i mille impegni, don Pierino, «prete non per caso», si è pure conquistato i galloni di cappellano e guida spirituale della Casa della libertà. Del resto chiama tutti «figli»: Silvio Berlusconi che gli dona pubblicamente 5 milioni di euro, i profughi del Sud-est asiatico soccorsi per lo tsunami e Alfredo il primo ragazzo incontrato per caso a piazza Navona nel 1963 e strappato alla droga: «Non voleva soldi, ma una prospettiva». Da allora don Pierino ha rinunciato «alla carriera in Vaticano per imbarcarmi in una corriera piena di balordi». Adesso ad ogni festa della comunità si affollano decine di ministri e parlamentari, arcivescovi, personaggi dello spettacolo, vip di curia come il vicario papale Angelo Comastri e il cardinale Jorge Mejia. «Grazie Gianfranco per la legge anti-droga! Affido a voi di An il compito di difendere i principi cristiani», disse a Fini alla conferenza programmatica, davanti alla platea di partito in piedi ad applaudirlo. «Sono con voi – spiegò -, non potevo essere altrove. Credo negli ideali che difendete». Poi lanciò la crociata contro le unioni di fatto: «Esiste un solo matrimonio, sacro ed inviolabile. Difendetelo!». Quando due anni fa il premier Berlusconi, accompagnato dai ministri Buttiglione, Lunardi e Gasparri, varcò la soglia dell’auditorium Incontro, don Pierino lo fece accogliere da un sacrale «Alleluja» cantato a tremila voci. Eppure, in pieno Giubileo, aveva bacchettato i «ragazzi» per l’accordo diabolico tra il Polo e l’antiproibizionista Pannella: «Casini, Buttiglione, guardatemi in faccia: ci tradite per un piatto di lenticchie?», tuonò don Pierino. Ci fu bisogno di un «vis-à-vis» chiarificatore con «il buon cristiano Silvio» per esorcizzare l’avvicinamento. Questo è don Gelmini, prete anti-droga che su Pontifex ha voluto condurre la sua ultima battaglia, quella contro il Vaticano.
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