La recente condanna a 18 mesi con la condizionale inflitta a Don Rolando Leo lascia sconcertati. Un sacerdote riconosciuto colpevole di atti sessuali su minori non sconterà nemmeno un giorno di carcere.
Una decisione che non può non scuotere la coscienza collettiva e che apre interrogativi profondi sulla giustizia del nostro Paese. Il paradosso è evidente: chi commette infrazioni stradali può finire dietro le sbarre anche senza aver causato danni a persone o cose, perché lì la severità è assoluta e le attenuanti non esistono.
Ma quando a essere colpiti sono bambini, quando viene violata la loro integrità fisica e psicologica, allora improvvisamente la giustizia diventa comprensiva, indulgente, persino benevola. Come possiamo accettarlo? Le motivazioni della sentenza parlano di episodi “di basso livello”, di toccamenti fugaci e sopra i vestiti.
Ma davvero si può ridurre un abuso a una questione di intensità fisica? Davvero si può ignorare che anche un gesto apparentemente “minore” può lasciare cicatrici invisibili e profonde, che accompagneranno una vittima per tutta la vita? Le parole della Corte, più che rassicurare, feriscono ancora una volta chi ha già sofferto.
E qui entra in gioco la responsabilità della politica. Perché le leggi che permettono condanne così leggere non nascono in tribunale, ma nei palazzi legislativi. Eppure i nostri deputati, tanto attenti a rincorrere gli automobilisti con nuove regole e sanzioni, tacciono di fronte a crimini che devastano esistenze.
Questo silenzio è assordante, ed è complicità. Il risultato è amaro: mentre le vittime portano sulle spalle il peso del trauma, l’imputato rischia persino di presentarsi come “danneggiato” dal sistema, avendo già trascorso in prigione più del necessario rispetto alla condanna definitiva.
Una beffa che si aggiunge allo schiaffo morale. Se davvero vogliamo credere in una giustizia degna di questo nome, i legislatori devono aprire gli occhi.
Non è più tempo di voltarsi dall’altra parte. Perché un Paese che punisce più severamente chi supera un limite di velocità che chi abusa di un minore ha smarrito il senso stesso della giustizia.
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