(ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 24 GIU – Le vittime di abusi da parte di uomini di Chiesa hanno diritto alla giustizia e dunque le indagini non devono essere una “elemosina”. Lo sottolineano Peter Beer e padre Hans Zollner, che da anni si occupano della lotta alla pedofilia, in un articolo pubblicato sul nuovo numero de ‘Il Regno’.
I due docenti della Gregoriana parlano di “indagini e rapporti-elemosina” che spesso l'”istituzione ecclesiastica” elargisce alle vittime di abusi e violenze nella Chiesa.
Spesso ciò avviene come “nobile segno di magnanimità” e non per via del “diritto” che le vittime hanno maturato, di fatto, con le sofferenze patite e con i silenzi ricevuti. Un diritto che si concretizza nel fatto che un’indagine o un rapporto storico danno parola agli abusi subiti e liberano dalla prigione del silenzio che li ha circondati. Dal groviglio di sofferenze spesso non riconosciute come reali dai propri interlocutori ecclesiastici.
Ci sono tanti casi di indagini-elemosina nella Chiesa: Beer e Zollner non puntano l’indice su una in particolare ma è facile capire – anche sfogliando altri articoli presenti nella rivista – a chi potrebbero anche riferirsi. Il Regno pubblica un articolo anche su quanto fatto dalla Chiesa italiana.
Inoltre i due esperti indicano alcune costanti che caratterizzano le indagini-elemosina e che, decisamente, sarebbero da evitare: ambito d’applicazione vago; lasso di tempo arbitrario; prospettiva di analisi solo dal punto di vista degli autori delle violenze; metodo di lavoro privo di scientificità critica; recezione del rapporto limitata; oggetto di studio puramente autoreferenziale.
Insomma le indagini-elemosina sono piene di tanta buona volontà, ma non sono “un segno credibile di conversione e di pentimento” su ciò che di sbagliato è avvenuto.
(ANSA).