Si pubblica di seguito dichiarazione dell’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, difensore della parte civile Antonio Messina, in replica alle dichiarazioni del legale della Diocesi di Piazza Armerina in merito alla sentenza del Processo Rugolo.
In merito alle esternazioni formulate dal legale della Diocesi di Piazza Armerina, quale difensore della parte civile, Antonio Messina, mi trovo mio malgrado a replicare al fine di fare chiarezza sul contenuto del dispositivo di sentenza emessa dal Tribunale di Enna sulla vicenda del sacerdote Giuseppe Rugolo.
Contrariamente a quanto affermato dalla Diocesi, il Tribunale di Enna, con riferimento alla posizione di Antonio Messina, ha condannato Rugolo per tentata violenza sessuale in ordine ai fatti accaduti nel 2013, dichiarando la prescrizione per i fatti accaduti in precedenza. Il tentativo di minimizzare i fatti, non coglie nel segno, perché si omette di raccontare che, con riferimento ai fatti del 2013, il reato risulta tentato solo grazie al fatto che Antonio Messina è riuscito a sottrarsi all’aggressione sessuale. Ciò significa che a dire del Tribunale, i fatti che vanno dal 2009 al 2012 sarebbero avvenuti ma si sarebbero estinti per prescrizione a causa del decorso del tempo. Se il Tribunale avesse ritenuto che i fatti non fossero accaduti, avrebbe prosciolto l’imputato nel merito.
Nella nota contestata si omette di dire che, comunque, Rugolo è stato condannato per “violenza sessuale aggravata a danno di minori” e “per atti sessuali con minori” relativamente alle altre due vittime. E la reale pericolosità delle condotte ascritte al sacerdote, riconosciuta dalla sentenza, si evince dalla decisione del Tribunale di dichiarare l’interdizione in perpetuo da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonchè da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. Proprio questa statuizione evidenzia l’importanza di questa pronuncia che ha condannato il metodo abusante utilizzato da Rugolo nei confronti dei minori, a cui sono stati affidati i giovani di questa città. In tal senso è significativa la condanna della Diocesi nella qualità di responsabile civile.
A fronte di queste considerazione, è intenzione di questa difesa portare a conoscenza alla autorità giudiziarie competente il contenuto dell’hard disk, elaborato dalla Polizia Giudiziaria dopo il sequestro dei supporti informatici di Rugolo, perchè venga accertata la presenza di immagini pedopornografiche, alcune delle quali già prodotte in aula. Tutto ciò per maggiori approfondimenti circa contenuti che, prima face, potrebbero appartenere alla categoria del materiale pedopornografico.
In attesa della lettura delle motivazioni auspico un contegno rispettoso nei confronti di quelli che sono stati e rimangono vittime e che si prenda atto di una sentenza di condanna.
Ora la Chiesa faccia la sua parte.
Comunicato di replica alla Diocesi.pdf
Enna: Sentenza Rugolo, l’avvocato di Antonio Messina replica al legale della Diocesi
Scopri di più da Rete L'ABUSO
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.