Il caso del sacerdote pisano che oltre vent’anni fa avrebbe molestato due bambini rischia di allargarsi. Perché dopo la denuncia dei due fratelli, ormai adulti, che hanno fatto partire il processo canonico che ha portato alla sospensione del religioso, ora altre possibili vittime potrebbero essere sul punto di farsi avanti. Come anticipato da Vincenzo Brunelli per il network Toscana in Diretta, un adulto avrebbe contattato un sacerdote della Diocesi di Pisa per rivelargli di aver subito, quando era minorenne, abusi dallo stesso prete, oggi 73enne.
Il giovane starebbe valutando il da farsi: si tratterebbe di una situazione simile a quella vissuta dai due fratelli, avvenuta in questo caso poco più di 10 anni fa, quando era bambino. Non solo, a Pisa ci sarebbero stati alcuni incontri, organizzati da un gruppo di ex parrocchiani del religioso sospeso, nel quale i partecipanti, tutti accomunati da presunti abusi subiti, si sarebbero sfogati a vicenda e starebbero valutando le prossime mosse. Una scelta complicata.
Nel caso dei due fratelli, che sarebbero stati molestati quando avevano 13 e 9 anni, il processo canonico partito lo scorso aprile sarebbe arrivato ad ottenere la confessione del religioso, come sembra emergere anche dalle parole dello stesso vescovo di Pisa, monsignor Giovanni Paolo Benotto, che nell’accoglierne le dimissioni ha scritto una nota nella quale esprime «profondo dolore e vergogna per quanto è stato denunciato», ma aggiunge anche: «Chiedo perdono a chi ne è stato vittima», con il verbo all’indicativo, senza condizionale.
Ma alla Procura di Pisa, che potrebbe aprire un fascicolo d’ufficio, quindi anche senza denuncia, al momento non sarebbe arrivata alcuna notizia di reato. Una situazione che pesa, tanto più che il 73enne da poco era stato nominato monsignore e rappresentava — fino alla recente sospensione — una figura di spicco della Chiesa pisana, tanto da esserne diventato uno dei vicari episcopali. Mentre ora è costretto a disattivare il numero di cellulare per non farsi trovare. Una situazione che pesa anche tra i fedeli, come spiega Alessandra, una mamma spaventata: «Mio figlio ha da poco fatto la comunione con lui. Trovo aberrante che non sia stato sospeso dagli incarichi appena sotto processo». Davanti alla parrocchia del sacerdote, in cui lui è apparso l’ultima volta tre giorni fa, ieri pomeriggio c’era una festa con genitori e bambini. Lì, un babbo ammette con amarezza: «Ci vorrà tempo per metabolizzare questa storia».
I due fratelli potrebbero intentare causa civile — la prescrizione in questo caso, a differenza del penale, parte dal momento della presa di coscienza della molestia subita, che può avvenire anche molti anni dopo — per chiedere un risarcimento al sacerdote, ma in solido anche alla Diocesi. Per gli altri eventuali possibili abusati, c’è da capire se i fatti raccontati siano effettivamente avvenuti, se il religioso sia eventualmente pronto ad ammetterli, c’è da stabilire quando sarebbero avvenuti e anche in quale luogo (difficile chiamare in causa la Diocesi nel caso in cui un abuso avvenga fuori dai suoi edifici e dalle attività religiose). Ma nel gruppo degli ex parrocchiani, ci sarebbe anche qualche caso che, se vero, sarebbe recente, avvenuto negli ultimi dieci anni, quindi non prescritto. luigi gabbriellini
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