LE MONDE – La legge del silenzio che pesa in Italia sulla pedocriminalità nel clero comincia a essere seriamente contestata. Mentre la Conferenza Episcopale Italiana tiene un’assemblea dal 23 al 27 maggio durante la quale si discuterà della sua politica in materia e si nomina il nuovo presidente, un libro accusatorio, in uscita il 26 maggio, cerca di spiegare perché la Penisola italiana è una degli ultimi Paesi occidentali dove la Chiesa cattolica si oppone con successo a qualsiasi tentativo di approfondire questo fenomeno.
“Questo libro mira a costringerli a fare questa indagine”, ha detto a Le Monde una delle sue autrici, la storica e giornalista Lucetta Scaraffia.
Intitolato Agnus Dei. Gli abusi sessuali del clero in Italia (“Agnus Dei. Abuso sessuale nel clero in Italia”, Solferino, 224 pagine, non tradotto), scritto da Lucetta Scaraffia, Anna Foa e Franca Giansoldati, l’opera trasse parte della sua materia prima nel archivi accumulati da Francesco Zanardi.
Aggredito nella sua infanzia da un prete, questo uomo di 51 anni raccoglie da dodici anni informazioni sparse trovate sulla stampa. Molto solo, per molto tempo, a svolgere questo lavoro, questo abitante di Savona (Liguria), nei pressi di Genova, finì per diventare destinatario di informazioni inviategli da altre vittime, o dai loro familiari, che avevano subito la respinte dalla gerarchia cattolica. Questi dati sono online, in blocco, sul sito della sua associazione, Rete L’Abuso.
Lucetta Scaraffia si è immersa in questi caotici frammenti di drammi e vite spezzate per cercare di raccontare queste storie e spiegare perché l’omerta persiste in Italia più che altrove. Questa cattolica non è alla sua prima puntura nella Chiesa.
Nel febbraio 2019, quando dirigeva il mensile femminile Osservatore Romano, quotidiano ufficiale vaticano, pubblicava un’inchiesta in cui denunciava le violenze sessuali inflitte dai sacerdoti alle suore. Rimane inesauribile su questo argomento, che considera ancora più nascosto, nel suo Paese, della criminalità minorile. Con questi due scandali, dice, «la Chiesa è seduta su un vulcano».
Gli autori contano, nell’archivio di Francesco Zanardi, “circa 320” sacerdoti interessati, “di cui 159 condannati in via definitiva”. Notano che molte procedure vengono interrotte poco dopo la conclusione, da parte delle diocesi, di un’operazione con le famiglie colpite, spesso con mezzi modesti. In cambio di un risarcimento da 15.000 a 25.000 euro, la maggior parte delle vittime accetta di ritirare la denuncia. Dal canto loro, le diocesi conservano i servizi di rispettabili avvocati i cui nomi compaiono in diversi casi.
Modelli noti
Troviamo, nel libro, modelli che ora sono ben noti per essere stati identificati e supportati in altri paesi. I minori vittime dell’aggressione sono in primis molto poveri, provenienti da famiglie aiutate dalla parrocchia dell’aggressore, e quindi dipendenti da lui; in un Paese in cui la Chiesa mantiene un grande peso economico e svolge la maggior parte dei compiti caritativi, queste situazioni sono particolarmente diffuse.
La maggior parte dei sacerdoti presi di mira dalle accuse vengono spostati o inviati temporaneamente negli istituti specializzati per chierici in difficoltà di cui dispone la Chiesa italiana. Più che pedofili in senso patologico, sono “predatori” che scelgono le loro prede, ragazze o ragazzi, in base alla loro accessibilità. “Sono gender fluid”, schernisce Lucetta Scaraffia, utilizzando di proposito un’idea a cui la Chiesa si oppone. E quando un caso in pieno giorno si fa di tutto per stabilire l’idea di atti isolati. “Io stesso sono stato vittima di uno stupro e la mia storia è stata spesso raccontata come un caso individuale, ma il prete che ho accusato ha avuto almeno quaranta vittime! », spiega Francesco Zanardi.
Il libro descrive sette storie per illustrare la situazione italiana. “Nessuno di questi casi è stato preso sul serio dalla gerarchia ecclesiastica mentre l’aggressore continuava, per così dire, a commettere i suoi crimini, notano gli autori. In tutti questi casi è stato necessario un intervento esterno affinché, finalmente, la gerarchia ecclesiastica prendesse in mano la situazione, seppur timidamente e in modo inadeguato. »
«Questo non è un libro contro la Chiesa», insiste Franca Giansoldati, una degli autori, giornalista del Messaggero, principale quotidiano romano. Mira a far riflettere l’opinione pubblica, a cambiare mentalità in modo che le persone possano ancora una volta avere fiducia nell’istituzione. Ma per questo, abbiamo bisogno di un’indagine indipendente. Qui sta la principale resistenza della gerarchia cattolica italiana, che continua a favorire le procedure interne, a rischio di essere accusata di voler “soffocare” gli scandali.
La liberazione dell’Agnus Dei spingerà la Chiesa a fare un passo in questa direzione? Sempre più osservatori sembrano essere conquistati da questa idea, anche se gli ostacoli restano notevoli. Infatti, se anche la società italiana si sta secolarizzando a pieno ritmo, la Chiesa gode ancora di una posizione di notevole potere nel Paese, tanto che pochi leader politici osano affrontare questo tema esplosivo. “In cinque anni solo un parlamentare ha fatto domande”, testimonia Franca Giansoldati.
La stessa giustizia non sembra avere fretta di occuparsi di questi casi. Inoltre, il concordato con l’Italia prevede espressamente che “gli ecclesiastici non sono tenuti a fornire ai magistrati o ad altre autorità informazioni su persone o cose di cui sono a conoscenza in virtù del loro ministero”. Ciò impedisce o rallenta molte procedure. La stampa, infine, non è esente da rimproveri. “I vaticanisti italiani non vogliono parlare di abusi”, sottolinea Lucetta Scaraffia, sottolineando il peso in redazione di questi specialisti in questioni religiose che soprattutto non vogliono offendere la gerarchia cattolica. Quindi, confida, se il signor Zanardi l’ha contattata, è stato “perché non si fida degli altri giornalisti”.
In effetti, i pochi casi che arrivano al processo sono il più delle volte trattati come notizie isolate e confinate a pagine locali. “Ricordo questo caso di stupro che coinvolse don Ruggero Conti, sacerdote della diocesi di Fiumicino, nel 2010. Il vescovo era venuto a testimoniare, eravamo a 30 chilometri dal Vaticano… In tribunale c’era tutta la stampa internazionale e, su da parte italiana, eravamo pochi giornalisti di agenzia. Il sacerdote è stato condannato a quindici anni di reclusione, ma la vicenda ha interessato più il New York Times che la stampa nazionale», racconta il giornalista Iacopo Scaramuzzi, autore di numerose opere sull’argomento, tra cui un saggio, Il sesso degli angeli (Edizioni dell’ Asino, 2022, non tradotto), e un podcast da pubblicare sul media online Il Post (con Alvise Armellini).
Al di là di queste iniziative, e anche se questi approcci rimangono molto minoritari, i cattolici che vogliono fare luce iniziano a organizzarsi. Collettivi come Donne per la Chiesa o Noi siamo Chiesa hanno creato un coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica con la parola chiave #Italychurchtoo. La Conferenza episcopale deve decidere la prossima settimana sulla lotta a queste violenze. A gennaio, dopo la pubblicazione del rapporto della Commissione Sauvé sulla criminalità minorile in Francia, essa escludeva ancora un’indagine simile sulla sola Chiesa cattolica. Resta da vedere per quanto ancora riuscirà a prevenirlo.
le monde Cécile Chaambraud e Jérôme Gautheret – Roma – inviato speciale, corrispondente