Fatti ancora in via di accertamento, risalenti al periodo precedente il 2012. Il sospetto dei pm di piazzale Clodio è che i protagonisti dei fatti abbiano replicato (e subìto) gli stessi comportamenti anche su suolo italiano
Per ogni fedele cristiano è a pochi metri dal luogo simbolo consacrato alla preghiera e alla devozione. Eppure anche nella sacrestia della basilica di San Pietro potrebbero essere stati consumati abusi sessuali. Protagonisti due ragazzi coetanei, all’epoca studenti, uno vittima, l’altro un violentatore. Fatti ancora in via di accertamento, risalenti al periodo precedente il 2012 e al centro di due inchieste: una della magistratura vaticana, e l’altra della procura di Roma. Indagini che procedono da anni parallele, delimitate dai rispettivi ambiti di competenza territoriale. Quanto successo all’interno di Città del Vaticano non è oggetto di verifiche da parte dei pm romani, se non in modo incidentale. E quindi quanto sarebbe accaduto nella sacrestia è materia esclusiva degli inquirenti della Santa Sede. Ma il sospetto dei pm di piazzale Clodio è che i protagonisti dei fatti vaticani abbiano replicato (e subìto) gli stessi comportamenti anche su suolo italiano. Ecco perché si procede in stretta coordinazione da anni.
Il confine territoriale
La vittima è un ex studente del pio collegio Opera di Don Folci, il preseminario vaticano, situato a due passi da Santa Marta. Il giovane, oggi un uomo, avrebbe subito vessazioni continue che ne hanno minato la capacità di reagire per il timore di subire ritorsioni da parte dei superiori. Uno stato di sudditanza psicologica facilitato dal contesto in cui ha vissuto il giovane, per anni studente del convitto dove tante famiglie mandano a studiare i figli per sfruttare l’opportunità di frequentare gratuitamente il San Pio X. La mattina il ragazzo si è recato per tanto in territorio italiano per andare seguire le lezioni scolastiche e poi il pomeriggio è rientrato a Citta del Vaticano, presso il pio collegio Opera di Don Folci. Un confine impercettibile nella vita di tutti i giorni, ma che per le due magistrature impone inchieste differenti. Gli educatori dell’epoca avrebbero prestato scarso controllo ai rapporti nati tra i seminaristi che avrebbero sviluppato amicizie morbose. Quattro giorni fa il tribunale vaticano ha chiesto il rinvio a giudizio del sospetto violentatore: oggi è un prete, e si chiama don Gabriele Martinelli, ma all’epoca era ancora studente. L’azione penale in Vaticano è stata esercitata anche nei confronti dell’allora rettore del pre seminario, monsignor Enrico Radice, ritenuto responsabile delle omissioni che avrebbero sviluppato le violenze. Sui comportamenti di Martinelli – ancora non indagato – ha acceso un faro anche la procura capitolina, frenata nell’inchiesta dalla diffusa omertà tra i seminaristi. Bisogna sottolineare e ricordare come i vertici dell’istituto Don Folci, tuttavia, hanno sempre smentito con forza che vi siano stati abusi sessuali all’interno della struttura.
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_settembre_21/procura-roma-indaga-abusi-vaticano-e4b873de-dc5c-11e9-95a3-10409ad8b828.shtml
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