Il Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato Vaticano ha chiesto il rinvio a giudizio per don Gabriele Martinelli, accusato di abusi sessuali che sarebbero avvenuti nel Preseminario San Pio X (dentro lo Stato del Vaticano) e di don Enrico Radice, rettore del Preseminario all’epoca dei fatti, con l’accusa di favoreggiamento.
Un procedimento (all’epoca canonico) insabbiato già due volte dalle gerarchie, che al suo terzo esordio parte nuovamente zoppo, in quando la richiesta di rinvio a giudizio (questa volta chiesta da un tribunale penale vaticano) vede citati solo don Martinelli e don Radice. Malgrado la tolleranza zero tanto acclamata da Bergoglio contro i vescovi insabbiatori, aimè, vediamo scomparire completamente i nomi degli allora responsabili gerarchici di Martinelli e di Radice , coloro che di fatto decisero e ordinarono, il vescovo emerito di Como Diego Coletti e il suo superiore, il cardinale Angelo Comastri (numero 2 nella Città del Vaticano), che stando alle carte in nostro possesso (quelle scambiate tra le presunte vittime e le gerarchie) e a quando emerso dalla precedente indagine dell’allora Vicario Giudiziale Andrea Stabellini, furono coloro che decisero di insabbiare il caso.
Assolutamente da vedere, il servizio de LE IENE che non contiene solo le accuse formalizzate nero su bianco alla chiesa dalle presunte vittime, ma quelle delle stesse gerarchie vaticane e degli inquirenti vaticani, dichiarazioni che a quanto pare, difficilmente entreranno nei tribunali della Santa Sede.
A complicare ulteriormente il tutto, la competenza territoriale. I fatti, si sono svolti in Vaticano, uno stato estero e sovrano sul quale l’Italia non ha alcuna autorità. Paradossalmente, se Martinelli e Radice (in quanto cittadini italiani) si rifiutassero di consegnarsi, il Vaticano, per poterli processare, sarebbe costretto a chiedere all’Italia l’estradizione dei due.
Ma torniamo a noi; che fine hanno fatto coloro che realmente insabbiarono il Caso?
Ma rivediamo rapidamente gli eventi; Kamil (il nostro assistito) si accorge delle molestie sessuali subite dal suo compagno di stanza, le denuncia al padre spirituale don Marco Granoli , il quale le riferisce a sua volta ai suoi superiori, tra cui don Enrico Radice ed il vescovo di Como, Diego Coletti.
Pochi mesi dopo don Granoli viene accusato di aver scritto alcune lettere anonime , ed allontanato dal preseminario Pio X. Circa un anno dopo sarà allontanato con una scusa anche Kamil, che per primo aveva denunciato le violenze.
Per Stabellini bisognava procedere in tutti i gradi di giudizio, perché vi era materiale sufficiente. Ed è qui che il cardinal Comastri interverrà, sostenendo che l’intera vicenda sono tutte falsità. Chiedeà al Vicario Giudiziale di cestinare.
Come possiamo vedere gli attori della vicenda sono molti di più di quelli che il Vaticano si limita (mediaticamente) a portare in giudizio.
Abbiamo 3 presunte vittime, Kamil, Marco e Lucio, diversi testimoni tra cui lo stesso Vicario Giudiziale e paradossalmente lo stesso Radice, per il quale oggi si chiede il rinvio a giudizio, ma che all’epoca dei fatti era un sottoposto di Comastri e Coletti, dai quali riceveva gli ordini.
Questo processo sembra una farsa ancora prima di iniziare, in quanto, per quello che riguarda don Martinelli il Vaticano si limita ai fatti avvenuti solo nel preseminario e solo ai danni di 1 presunta vittima, non di 3.
Per quanto invece riguarda don Radice, all’epoca rettore, l’accusa sarebbe quella di favoreggiamento, senza tenere conto che Radice riceveva degli ordini dai suoi diretti superiori, Comastri e Coletti, veri responsabili dell’insabbiamento del caso, che emerge finalmente, anche all’attenzione del Vaticano, ma solo dopo 6 anni e molteplici scandali, e come sempre, solo dopo che la magistratura italiana ha avviato un’indagine.
Un altro tangibile il fallimento della c.d. tolleranza zero di Bergoglio.
Francesco Zanardi
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