Con una prontezza esemplare mons. Michele Seccia ha subito risposto, con un comunicato stampa, all’audio registrato tra don Carmelo Rampino e la sua presunta vittima nel quale il sacerdote, oltre a tirare in ballo il Vescovo, è anche reo confesso degli abusi che il ragazzo accusa.
Mons. Seccia, nella sua dichiarazione, dice di aver preso tutti i provvedimenti subito. Sarebbe curioso sapere quali siano questi provvedimenti, ce li faccia sapere, visto che il sacerdote era, sino a pochi giorni fa risultava sul sito della Diocesi di Lecce Rettore di Maria Santissima Addolorata a Trepuzzi.
Dopo la pubblicazione dell’audio provvidenzialmente l’incarico è scomparso dal sito, ma tutt’ora don Rampino non risulta sospeso.
Quello che sappiamo con certezza, oltre al fatto che il prete ha cercato di corrompere il ragazzo, mons. Seccia, la cui Diocesi era tra i destinatari della messa in mora che la Rete L’ABUSO, per conto del nostro assistito, gli ha inviato il 5 maggio 2018, non ha risposto neppure a quella.
Forse per l’Istituzione mons. Seccia si sarà anche preoccupato, mentre per il ragazzo non vi è stata nessuna attenzione: né lo ha cercato, né ha tentato di contattarlo per offrirgli aiuto o per approfondire l’accaduto, né ha risposto alla sua lettera.
L’unica risposta è la minaccia di querela, a meno che quella minaccia non sia rivolta al sacerdote Carmelo Rampino che, non solo ha infangato con il suo comportamento l’istituzione, ma lo ha anche tirato in mezzo “diffamandolo” (almeno stando a quanto dichiarato dal Vescovo stesso).
Forse potremmo essere di fronte al primo caso in cui la Chiesa riconosce di essere vittima dei suoi preti e chiede loro i danni.
Redazione
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