Al summit vaticano Francesco consegna un vademecum per combattere il fenomeno degli abusi sessuali nella Chiesa
di GIOVANNI PANETTIERE
Città del Vaticano, 22 febbraio 2019
Non basta più stigmatizzare la pedofilia nella Chiesa. I fedeli si attendono una reazione, non le ormai solite, stanche parole di condanna. Il Papa prima lo dice e poi dà indicazioni chiare ai vescovi su come affrontare nella prassi il dramma degli abusi sessuali sui minori. È un discorso conciso quello con cui Francesco apre il summit in Vaticano sulla tutela dei minori con i presidenti degli episcopati nazionali, i capi dei dicasteri di Curia, i rappresentanti dei superiori generali degli istituti religiosi, gli esperti qualificati. Poche battute per ribadire lo spirito di un vertice che il Pontefice vuole improntato all’azione. In ballo vi è la credibilità della Chiesa, minata da quasi vent’anni di scandali sulla pelle dei più piccoli. “Il santo popolo di Dio – chiarisce una volta per tutte Bergoglio – ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre: ci vuole concretezza”.
Neanche il tempo di soppesare il discorso appena concluso che a sorpresa vescovi e cardinali si trovano fra le mani un testo in ventuno punti, pratici e senza fronzoli, su come affrontare i casi di pedofilia nelle Chiese locali. Non un documento definitivo, ma indicazioni da non disattendere, destinate a fungere da traccia per il confronto interno fra i 190 partecipanti all’assise che si chiuderà domenica con l’intervento del Pontefice. Concretezza nel gestire la piaga degli abusi, ma anche trasparenza a tutti i livelli. Anche con la stampa subito informata delle linee guida del Papa.
Innanzitutto Bergoglio spinge, perché sia elaborato un vademecum pratico nel quale si specifichino i passi da compiere, da parte dell’autorità ecclesiale, in tutti i momenti-chiave dell’emergenza pedofilia. Chi stilerà questo documento? Quando sarà pronto? A fugare i dubbi ci pensa l’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede. Nel corso del primo briefing sull’andamento del vertice, assicura che il suo dicastero sta già lavorando in questa direzione e in tempi brevi renderà di dominio pubblico il testo. L’efficienza, che lo ha reso celebre nella lotta agli abusi sui minori, prima come pm dell’Ex Sant’Uffizio (caso Maciel e Legionari di Cristo, in primis), ora nelle vesti di numero due dello stesso ministero, gioca a favore di Scicluna che oggi, nella sua relazione al summit, ha fornito ai vescovi un sunto dettagliato dei protocolli canonici da seguire.
Nell’ottica del Papa le diocesi si devono dotare di strutture di ascolto delle vittimee di un organismo per la ricezione delle denuncia che sia autonomo dall’autorità ecclesiale del luogo. Qualcosa di analogo si sta approntando in Italia dove il Servizio nazionale per la protezione dei minori ha promosso l’istituzione di una task force anti-abusi in ogni Chiesa locale. Il rapporto con le autorità civili deve essere limpido, prescrive Francesco: vanno informate al pari degli organismi ecclesiastici superiori nel rispetto delle norme statali e canoniche. A proposito la Conferenza episcopale italiana, in occasione dell’assemblea generale di maggio, dovrebbe finalmente prevedere nelle nuove linee guida un dovere di denuncia ai pm di casi di pedofilia acclarati. Lo ha anticipato a Qn il presidente dei vescovi, il cardinale Gualtiero Bassetti.
Andrà poi modificato, incalza Francesco, il diritto canonico che oggi impone il compimento dei 14 anni di età per la donna prossima al matrimonio: il Pontefice ha chiesto di innalzare il requisito a 16 anni (come è già per i maschi) al fine di scongiurare qualsiasi forma di costrizione ai danni delle nubende e assicurare la loro piena maturità. Tradotto, niente più spose bambine.
Bergoglio si attende anche una revisione, da parte dei singoli episcopati nazionali, delle linee guida che la Santa Sede dal 2011 ha reso obbligatorie. Sempre Scicluna ha tenuto a precisare che uno dei frutti del summit in corso sarà proprio la ricognizione di queste disposizioni. Piena poi deve essere la vicinanza e l’accompagnamento delle vittime nei loro percorsi di guarigione.
Al contempo, va salvaguardato il diritto divino (naturale, nello specifico) del prete accusato a difendersi. Pertanto il Papa censura qualsiasi tipo di pubblicazione di nomi di sacerdoti semplicemente sospettati di violenza: va attesa una sentenza di condanna canonica passata in giudicato. Che, stando a quanto precisato da Scicluna, dovrà prevedere per il reo l’inibizione da qualsiasi forma di esercizio pubblico del ministero e l’impossibilità totale di entrare in contatto con i minori. Su quella che un tempo si chiamava riduzione allo stato laicale, il segretario aggiunto dell’Ex Sant’Uffizio è cauto: bisogna discernere caso per caso, tenendo conto anche dell’età del condannato.
https://www.quotidiano.net/cronaca/papa-francesco-pedofilia-chiesa-1.4455033
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