Nella diocesi di Rancagua monsignor Goic, presidente della Commissione episcopale di prevenzione degli abusi, non ha indagato subito e ora ha sospeso più del 20% del suo clero
È un caso eclatante, che aiuta a comprendere la diffusione del fenomeno, diventato «un sistema», e insieme l’incapacità dei pastori di prendere misure adeguate per contrastarlo. È un caso che conferma la drammatica situazione in cui è sprofondata la Chiesa cilena, il cui episcopato nei giorni scorsi ha presentato in massa la rinuncia nelle mani di Papa Francesco perché sia libero di procedere come meglio crede nel rinnovare le gerarchie del Paese.
Tra i vescovi che hanno partecipato agli incontri convocati in Vaticano dal Pontefice c’era il vescovo di Rancagua Alejandro Goic, 78 anni, che – informa Il Sismografo – ricopre attualmente l’incarico di presidente della Commissione episcopale per la prevenzione degli abusi sessuali da parte del clero (Consejo nacional de prevención de abusos y acompañamiento a las víctimas). Appena tornato in diocesi, nella città che sorge a circa 80 chilometri dalla capitale cilena Santiago, il prelato è stato costretto a prendere una decisione drastica, sospendendo dal ministero ben 15 dei suoi 68 preti (il 22 per cento del clero diocesano), perché sospettati di essere implicati in una rete di abusi su minori e di scambio di materiale pornografico.
Alcuni giorni fa nella città di Rancagua era divenuto di pubblico dominio il caso di un parroco costretto a confessare di aver inviato sue fotografie che lo ritraevano nudo a dei ragazzi. La TV cilena Canal 13, nel corso di una documentata inchiesta, ha ipotizzato l’esistenza di un gruppo organizzato di preti diocesani, una rete che si fa chiamare “la famigliaˮ, con al vertice un “nonnoˮ e “zieˮ e “nipotiˮ al di sotto di lui, i cui membri sarebbero coinvolti in traffici a sfondo sessuale tramite il web che vedono protagonisti anche dei ragazzi minorenni.
Elisa Fernández, già coordinatrice della pastorale giovanile diocesana, ha portato avanti la denuncia: i preti avrebbero coinvolto giovani tra i 15 e i 19 anni. La donna ha assicurato di essere stata testimone del fatto che sacerdoti di Rancagua commentavano le loro preferenze sessuali per i minorenni. Fernández aveva inviato un anno e mezzo fa una lista con i nomi dei preti coinvolti al vescovo Goic, senza che questi prendesse alcun provvedimento.
Per questo, alcuni mesi fa, la donna ha creato un account Facebook con il quale si è fatta passare per un giovane di 16 anni di nome Pablo e ha preso contatto con uno di quei sacerdoti, il parroco Luis Rubio Contreras, 54 anni. Il quale è caduto nella trappola e ha inviato al presunto minore che lo contattava messaggi di contenuto erotico e una foto che lo ritraeva completamente nudo. Don Contreras, intervistato da Canal 13, ha ammesso: «Riconosco di averlo fatto, so che è orribile, ma più di questo non posso dire. È un giorno di grande tristezza, provo vergogna per ciò che ho fatto».
In seguito a questo episodio il vescovo Goic ha prima annunciato la decisione di sospendere temporaneamente il parroco, quindi ha sospeso anche gli altri preti sospettati di essere affiliati alla “famigliaˮ, in attesa che la posizione di ciascuno sia chiarita. Elisa Fernández ha criticato il vescovo per aver atteso così a lungo prima di prendere un provvedimento, nonostante lei lo avesse incontrato quattro volte per metterlo al corrente della rete di abusatori.
Monsignor Goic si era difeso dichiarando alla TV cilena che ha fatto scoppiare il caso: «Non ho studiato per diventare detective, ma per essere un pastore». Quindi ha spiegato di non aver avviato un’indagine in profondità su padre Rubio perché contro di lui non c’era mai stata «una denuncia formale».
http://www.lastampa.it/2018/05/21/vaticaninsider/abusi-in-cile-nuovo-scandalo-il-vescovo-sospende-preti-RMGEHYYZNe6BB4v5ASBPeO/pagina.html
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