Dopo il caso di Diego Esposito, chiuso perché secondo la diocesi di Napoli non vi erano riscontri, eppure sarebbe bastato leggere la citazione in giudizio avanzata dal legale della vittima per acquisire persino la lista dei testimoni, anche ad Aversa accade la stessa cosa. Con la differenza che, a Napoli, Esposito almeno è stato convocato e ascoltato, ad Aversa, invece, la chiesa non ha convocato nessuno: neppure la presunta vittima di don Maurizio Palmieri, e ora archivia perché, secondo lei, mancano i riscontri.
Quasi un insulto all’intelligenza umana anzi, alla stupidità: qui si offendono pure gli stupidi che comprendono con chiarezza che la favola dei tribunali canonici, delle indagini e della giustizia della chiesa che, a questo giro, anziché chiamare “tolleranza zero” è doveroso, fino a prova contraria, definire “affidabilità zero”, è solo uno squallido teatrino che offende le vittime.
Possiamo prevedere già oggi l’esito dei prossimi casi che le vittime denunceranno alla chiesa, se prescritti la chiesa non troverà riscontri. Se invece denunciati alla magistratura e non prescritti dirà di avviare l’indagine senza dare alcun esito prima che si pronunci la giustizia civile. Se invece i brogli emergono come nel caso cileno o come nel caso dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini, dalla Dottrina della Fede diranno che… faranno sapere, ma intanto il prelato resterà al suo posto.
Insomma, comunque la giri, “quando l’acqua scarseggia, la papera non galleggia”.
Non so se le responsabilità sono attribuibili alla Dottrina della Fede, o agli inquirenti, o al prelato di turno… nei fatti, Bergoglio continua a fare appelli dando grandi aspettative, la stampa li riporta e li esalta e non li verifica, ma tranne Bergoglio e quel gruppo di giornalisti che, di fatto, anziché favorirlo lo screditano ad ogni articolo, agli uomini di papa Francesco nulla importa… e si vede.
Da persona che si colloca tra quelli “stupidi +++”, data l’assoluzione che questa volta, forse per sbaglio, è stata notificata persino alla presunta vittima, mi aspetto dalla diocesi di Aversa e da don Palmieri una doverosa querela nei confronti del nostro associato e nei confronti della Rete LABUSO: se abbiamo sbagliato esigiamo, ripeto, esigiamo di essere portati di fronte a un giudice e pagare i nostri errori e riabilitare il sacerdote, magari in un tribunale civile, così, almeno lì la presunta vittima potrà, prima della condanna, essere ascoltata da qualcuno.
Francesco Zanardi
Presidente della Rete LABUSO
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