Pur di salvare l’orco la difesa chiama a deporre i morti e accusa i media di avere condizionato le vittime. E fa ritirare un libro scomodo…
Il tribunale Magistrates Court di Melbourne ha respinto l’istanza dei legali del cardinale australiano George Pell, che avevano chiesto accesso alle cartelle cliniche delle persone che lo accusano di reati di pedofilia. Per tali accuse il 76enne cardinale, cui il papa ha accordato un periodo di congedo dall’incarico di prefetto degli Affari economici, dovrà comparire il 5 marzo per un’istruttoria di quattro settimane davanti allo stesso tribunale. I legali avevano chiesto di accedere alle cartelle cliniche dei ricorrenti, sostenendo che i dati possono contenere prove importanti e avere quindi ‘sostanziale valore probatorio’.
Il magistrato Belinda Wallington ha tuttavia respinto la richiesta, osservando chela divulgazione di dati medici e psichiatrici può essere lesiva per i ricorrenti. Una decisione accolta con sollievo da questi, che avevano chiesto alla corte protezione della loro privacy. L’udienza detta committal hearing, che inizia il 5 marzo, dovrà determinare se vi sono sufficienti evidenze da richiedere il rinvio a giudizio. Le accuse sono di multipli reati di pedofilia ‘storici’, cioè commessi in tempi non recenti, ai danni di multiple vittime. L’esatta natura e i dettagli delle accuse non sono stati resi pubblici.
È prevista la deposizione di circa 50 testimoni, che determinerà se vi siano sufficienti evidenze per sottoporre il cardinale a processo. Come richiesto dalla legge, per la prime due settimane mentre deporranno i ricorrenti l’udienza sarà chiusa al pubblico e ai media. A Pell non era richiesto se dichiararsi colpevole o non colpevole, ma il suo legale Robert Richter ha più volte indicato che il suo assistito si sarebbe dichiarato non colpevole. A quanto riferisce il quotidiano The Australian, la difesa del prelato intende mettere alla prova la credibilità in un ricorrente “inaffidabile”, ora defunto, che sarebbe stato influenzato da servizi televisivi e con le sue dichiarazioni pubbliche su abusi subiti, avrebbe fatto scattare un ‘effetto domino’ di denunce.
La penalista Ruth Shann, del team di difesa, ha detto di aver richiesto con subpoena dei materiali ai legali della persona, aggiungendo che la credibilità e affidabilità del ricorrente rimangono centrali nel caso. Non sarebbe possibile esaminare i quattro altri ricorrenti senza trattare prima della loro conoscenza della denuncia dell’uomo. La denuncia è stata presentata nel 2015, circa 40 anni dopo gli atti presunti, tramite la commissione nazionale d’inchiesta sulle risposte delle istituzioni alle denunce di pedofilia. Secondo Shann, “l’effetto domino avviato con le altre persone è partito da una fonte inaffidabile e non credibile. È una conseguenza infelice del servizio della televisione Abc che è stato visto da diverse di queste persone prima che presentassero denunce”.
La difesa di Pell ha già presentato mandati all’emittente nazionale Abc, che ha trasmesso diversi servizi sulla vicenda, e alla giornalista investigativa della stessa Abc, Louise Milligan, autrice del libro ‘The Cardinal: The Rise And Fall of George Pell‘. Il libro, divenuto presto un best seller, riporta dettagli prima non conosciuti di accuse al prelato, e la difesa ne ha ottenuto il ritiro dalle librerie.Milligan ha consegnato su richiesta della corte note di ricerca per il suo libro e materiale di background per i servizi della Abc, ma ha oscurato i nomi di fonti riservate.
http://www.ilpopulista.it/news/15-Febbraio-2018/23471/pedofilia-il-cardinale-pell-finisce-in-tribunale.html
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