Un periodo complicato per la chiesa napoletana, tra le scappatelle di alcuni preti, le indagini in corso e le perquisizioni arriva anche la querela di Diego Esposito, depositata ieri presso gli uffici dell’Autorità Giudiziaria di Napoli.
L’uomo 41enne che da anni chiede giustizia alla diocesi napoletana per gli abusi sessuali subiti quando era ragazzino da parte di un sacerdote del luogo, don Silverio Mura, lo scorso febbraio era stato vittima di una grave violazione ai suo danni, per mano della Cancelleria Arcivescovile di Napoli che pur sapendo che l’uomo, non volendo svelare pubblicamente la sua identità si faceva chiamare Diego Esposito, non si è fatta alcuno scrupolo nel divulgare un comunicato stampa nel quale a partire dal titolo, a caratteri cubitali, compariva ben otto volte nome e cognome del nostro associato.
Purtroppo anche diverse testate giornalistiche online, in barba alle disposizioni di legge e al codice deontologico, non si sono fatte problemi nel riportare pari pari quel comunicato.
Inutile dire che in poche ore parenti, conoscenti e amici e ex colleghi di lavoro ai quali Diego Esposito non aveva mai voluto raccontare l’orrore che aveva subito da piccolo e che più volte sotto anonimato aveva raccontato alla stampa e alla TV, lo hanno immediatamente riconosciuto.
In poche ore Diego è stato letteralmente preso d’assedio, non solo dai giornali ma anche da estranei e curiosi. Diego racconta nella querela “Il dolore, poi, è stato incontenibile quando ho dovuto affrontare anche la curiosità e le domande dei miei figli che, a loro volta, avevano dovuto affrontare quelle, inevitabilmente condite anche di qualche commento malizioso, dei loro compagni di scuola”.
È un dato noto sotto il punto di vista giurisprudenziale che i dati di una vittima di reati sessuali, che ha quindi subito pesanti conseguenze, spesso permanenti e di carattere psicofisico, non possono essere diffusi. Questa ovvia cautela si impone al fine di evitare che alla sofferenza pregressa si aggiunga quella di essere dato in pasto alla curiosità, spesso morbosa, dell’opinione pubblica.
Così ieri Diego Esposito, accompagnato dai suoi avvocati, Gianfranco Iannone e Carlo Grezio che collaborano con la Rete L’ABUSO che da anni segue e supporta molte vittime in Italia, tra cui Diego Esposito, si sono recati presso gli uffici del palazzo di giustizia depositando formale querela.
Nota dell’Ufficio di Presidenza
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