Stephanie si è suicidata: il sacerdote a capo del gruppo di giovani della parrocchia che lei frequentava abusava della sua ingenuità per minacciarla e violentarla. Da allora, sua madre Eileen cerca di ottenere giustizia. E le scuse ufficiali da parte della chiesa
Eileen Piper, australiana, non è ancora riuscita a superare il trauma: continua a raccontare la tragica storia di sua figlia Stephanie, e non si dà pace. Era la fine degli Anni Settanta e da allora quella mamma, che adesso ha 92 anni, non è più riuscita a dormire una notte intera. Quello che sta aspettando sono le scuse, ufficiali, da parte della chiesa. «Ho il cuore a pezzi – spiega a www.abc.net -. Devono aiutarmi a superare questa situazione, devono chiedermi scusa».
Quando Stephanie era un’adolescente è entrata a fare parte di un gruppo di giovani legato alla chiesa e coordinato da un sacerdote, Gerard Mulvale. Quel prete approfittò delle paure della ragazza per ricattarla e abusare di lei. Stephanie l’ha raccontato a sua madre solo tanti anni dopo: «Le diceva che, siccome era stata adottata, era nata nel peccato e doveva pagare per questo». Mulvale approfittava dell’ingenuità della ragazza per violentarla e assicurarsi il suo silenzio.
«Non riesco a immaginare quello che ha passato, perché era così timida e riservata», dice Eileen, che ha denunciato Mulvale. Ma sua figlia, una donna fragile, alla fine non ha retto alla pressione, e si è suicidata. È morta nel gennaio 1994, a 32 anni, e il suo caso è stato archiviato. Il sacerdote è poi stato condannato per reati sessuali nei confronti di due adolescenti del gruppo, ma del caso di Stephanie nessuno, tranne la mamma, si è più occupato.
Eileen ha trascorso gli ultimi 23 anni aspettando le scuse della chiesa. Questa settimana è stata a Sydney per assistere alle ultime audizioni pubbliche della Commissione Reale (istituita nel 2012 proprio per indagare sui presunti abusi sui bambini), sulle risposte istituzionali a proposito degli abusi sessuali sui minori. Spera di riuscire a parlare con l’arcivescovo di Melbourne Denis Hart. Vorrebbe chiedergli di ascoltarla cinque minuti: «Vorrei chiedere le sue scuse. È stato sbagliato. È stato inappropriato. È stato ingiusto. Quello che è successo a Stephanie è una cosa che, come madre, non potrò mai superare».
Eileen ha anche lanciato una petizione online indirizzata all’arcivescovo Hart che invita l’Arcidiocesi di Melbourne a scusarsi: ha più di 50 mila sostenitori. Lei assicura che continuerà la sua lotta fino a quando sarà fisicamente in grado di farlo. «Se mi succederà qualcosa, non importa, io ci ho provato, ho provato e ho dato tutta me stessa».
http://www.vanityfair.it/news/storie/17/02/25/figlia-violentata-sacerdote-suicidio-eileen-piper-australia
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