IN DIOCESI DEL LEADER DELLA RETE “L’ABUSO”. APERTURA AL DIALOGO DA MONSIGNOR MARINO
SILVIA CAMPESE SAVONA.
Il vescovo Calogero Marino ha mantenuto la parola. Come promesso, ieri pomeriggio ha incontrato il presidente della Rete L’Abuso, Francesco Zanardi, portavoce di chi, nella diocesi savonese e non solo, ha subito atti di pedofilia clericale (atti di cui lui stesso fu vittima). Il capo della diocesi, a Savona dallo scorso 16 gennaio, ha accolto Zanardi in un colloquio che è durato quasi un’ora, senza che altri fossero presenti. «Un bilancio estremamente positivo», il commento del portavoce di Rete L’Abuso, al termine dell’incontro. «Il modo di fare del vescovo, la sua delicatezza nei miei confronti, l’attenzione ai particolari e l’umiltà con cui si è comportato mi hanno sorpreso – ha dichiarato Zanardi -. Atteggiamenti a cui, decisamente, non ero abituato all’interno della diocesi savonese, a partire dal predecessore, monsignor Lupi.
Naturalmente, vedremo se alle parole seguiranno i fatti». Monsignor Gero, come ama farsi chiamare, è andato ad aprire direttamente la porta all’ospite scendendo alcuni scalini per andargli incontro. Uno stile semplice, simile alla ventata che Papa Francesco ha portato in Vaticano. «Ho ricostruito la mia vicenda personale – dice Zanardi – e ho riassunto le situazioni drammatiche, legate alla pedofilia che, purtroppo, si sono susseguite in questa diocesi, senza che, a nostro giudizio, dai vertici della Chiesa ci fosse la volontà di fare chiarezza né di riconoscere il dolore morale delle vittime. Ho percepito dal nuovo vescovo un atteggiamento completamente diverso. Si tratta solo di una prima impressione.Devo, però, riconoscere un cambio di rotta». Secondo quanto raccontato da Zanardi, il vescovo Marino ha messo a suo agio l’interlocutore riconoscendo che il dolore provocato da un abuso è difficilmente rimarginabile. «Per la prima volta, all’interno della curia savonese, ho sentito qualcuno che riconosceva il dramma vissuto da noi vittime.
Gli ho spiegato che cinque di noi chiederanno un risarcimento in sede civile alla Diocesi e ho rimarcato come la situazione, a Savona, sia particolarmente delicata. Il vescovo mi ha risposto che era al corrente del quadro generale e che avrebbe potuto rifiutare. Ha detto di comprendere il nostro stato d’animo e che il valore della vita umana è sacro, per cui cercherà di aiutare chi ha sofferto per la pedofilia a livello morale e concreto.
Quando temevo di tediarlo, mi ha rassicurato: “Possiamo stare qui anche sino a domani”». Un congedo, riferisce ancora Zanardi, in cui il vescovo ha chiesto di contattarlo direttamente e ha precisato di essere disponibile a incontrare le altre vittime, se ne sentiranno il bisogno. «Non mi voglio sbilanciare, ma siamo partiti con il piede giusto e, soprattutto, con un atteggiamento di umanità completamente differente», la conclusione.
Nessun commento dal vescovo, che ha cercato di tenere celato sino all’ultimo l’incontro per evitare occhi indiscreti. In visita al campus universitario, la scorsa settimana, monsignor Gero aveva invitato i savonesi a «non rimuovere il dolore, ma imparare a guardare avanti»: la strada da cui sembra ripartire anche con le vittime della pedofilia.
Silvia Campese IL SECOLO XIX Savona del 18 -2-17
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