PERUGIA – L’ennesima accusa lo ha travolto e addolorato. Anche perché è più pesante di quelle che in passato lo hanno portato a non scegliere la via, inevitabilmente lunga, del processo ordinario preferendo invece la formula del patteggiamento “per evitare un clamore crescente”. Don Lucio Gatti, attraverso i propri legali, gli avvocati Marco Lucio Campiani e Monica Lorenzini, si sente “costretto a replicare”, sia pure con “profondo disagio, sofferenza e amarezza”, rispetto ai contenuti del racconto del giovane che lo scorso aprile lo ha denunciato sostenendo di aver subito da lui un abuso quando era solo tredicenne. Una denuncia – rimarcano i difensori – intervenuta a distanza di anni rispetto ai presunti fatti in essa riportati.
“Il sacerdote – dicono dunque gli avvocati -, nel respingere ogni accusa che assume il sapore amaro della strumentalità e pretestuosità anche alla luce del procedimento civile ancora in corso, non può non evidenziare che oggi viene accusato di comportamenti che si fa fatica anche a menzionare e che sono il più semplice e facile strumento quando si vuole attaccare chi si è sempre impegnato nel recupero dei soggetti più deboli e più fragili della nostra società”. “In ogni caso – proseguono i legali – don Lucio Gatti non intende lasciarsi coinvolgere in argomentazioni indiziarie e legate a fatti ipoteticamente avvenuti da ben oltre sette anni in assenza di un accertamento di colpevolezza, di un giudizio definitivo e di una condanna e ancor più nell’incertezza di un procedimento penale”.
Non manca quindi un riferimento alla passata vicenda giudiziaria che è stata definita con un rito alternativo. “Con sobrietà, umiltà e riservatezza – sottolineano i legali – il sacerdote ha patteggiato un procedimento a suo carico per molestie e abuso di mezzi di correzione al solo scopo di evitare un clamore crescente e impetuoso e, in alcuni casi, anche minaccioso.
Don Lucio Gatti, pertanto, nella piena convinzione della propria coscienza, confida nel rispetto della verità, della giustizia e delle dignità della sua persona”. Il caso dell’ex direttore della Caritas, come noto, in passato ha visto costituirsi un fronte “a difesa”, composto principalmente da persone che appartengono alla parrocchia di Cenerente. Un sostegno che anche stavolta è riaffiorato: un capofila di un nutrito gruppo di parrocchiani ha contattato l’avvocato Monica Lorenzini dicendosi pronto a “testimoniare le buone opere compiute da don Lucio e la riconoscenza verso di lui per l’aiuto dato alle famiglie e in ogni situazione di bisogno”.
Fonte IL CORRIERE DELL’UMBRIA
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