di don Giorgio De Capitani
Il papa fa sul serio. Così titolano i giornali. I mass media impazziscono nel dire e ridire, fino alla noia, che finalmente papa Francesco spazzerà via la pedofilia dalla Chiesa! E ci prendono gusto (non hanno solo il caso Yara e simili da vivisezionare) nell’andare a ripescare il torbido nei risvolti della vita privata del povero malcapitato arcivescovo polacco (povera Chiesa polacca!) Jozef Wesolowski (un cognome che impareremo a pronunciarlo molto bene), che il papa ha messo nelle mani della giustizia terrena.
Era ora! E nel dirlo il mondo intero tira un sospiro di sollievo. Era ora!
Era ora? Già, qualsiasi cosa fa questo papa è una speranza. E prima? Ci rendiamo conto che per secoli ha Chiesa ha taciuto?
E lui, papa Bergoglio, quando era prete o vescovo, non ha mai taciuto di fronte alla pedofilia di qualche suo confratello?
Bisogna pur iniziare! Va bene! Iniziamo! Ma da dove? Da qualche caso, tanto per far colpo? Certo, se il papa avesse colpito un povero prete di campagna, l’effetto mediatico non sarebbe stato uguale.
In questi giorni, mi faccio tante domande. Parto proprio dai cardinali e vescovi, ovvero dai vertici della Chiesa cattolica. Come è possibile che costoro, proprio per la loro alta responsabilità, abbiano compiuto per anni e anni certi crimini? Parlo anzitutto di coscienza! Coscienza, illuminata dal carisma dello Spirito, come ci assicura la Chiesa! Quale carisma?
Ma, proprio per la loro carica istituzionale, come potevano farlo, senza dare nell’occhio? E tutti tacevano! Se sbaglia un povero cristo (un prete di campagna ha detto magari una parolaccia!), i superiori già lo sanno la sera stessa. Se un cardinale o un vescovo commette qualcosa di losco, tutti tacciono. Anzi, vengono promossi! Se le voci dovessero circolare, lo si prende e lo si mette in qualche ufficio curiale. Sotto copertura.
Non è vero che la Chiesa finalmente ha preso coscienza della gravità del problema. È invece vero che, di fronte allo scandalo che di colpo è venuto a galla, essa non ha potuto continuare a coprire. Dopo i primi tentennamenti, doveva pur decidersi a fare delle scelte anche radicali. Ma c’è la tentazione da parte della Chiesa di limitarsi a fare altrettanto colpo, scaricando tutto sul solito capo espiatorio. E i soliti coglioni, a partire dai laicisti devoti, abboccano.
Il fenomeno della pedofilia nella Chiesa cattolica (qui non parlo delle altre Chiese: smettiamola di giustificarci dicendo che non è solo un fenomeno “cattolico”!) è stato davvero così grave e così capillare? E perché è successo? Trovare le cause può essere utile, dal momento che il fenomeno non è ancora morto. Certo, le cause ci sono, ma vanno studiate a fondo. È facile essere superficiali.
Quello che mi risulta incomprensibile è il fatto che proprio coloro che dovrebbero essere i primi ad essere quasi immuni (per vocazione, per grazia sacramentale, per le continue preghiere, per i doni dello Spirito ecc.) siano i più soggetti al male, e qui non si tratta di pensieri cattivi, non si tratta di qualche disobbedienza ai superiori, non si tratta di polluzioni notturne. Si tratta di uno dei peggiori crimini dell’umanità. A proposito di crimine, finalmente in questi giorni qualche vertice della gerarchia inizia a parlare di pedofilia come di un crimine. Prima la Chiesa diceva che si trattava solo di violazione di un ordinamento ecclesiastico, per cui bastava una semplice confessione per pulirsi la coscienza. Se si tratta di un crimine, basta confessarsi davanti al prete, per ottenere il perdono di Dio?
Le cause? Talora è difficile trovarle, proprio perché il fenomeno è stato capillare, ha riguardato la gerarchia ecclesiastica, dai vertici più alti agli ultimi preti, religiosi e diocesani, tanto sommerso da non preoccupare la Chiesa, che interveniva solo quando girava qualche voce, spostando subito il soggetto pericoloso in un altro posto.
Da notare una cosa. Non solo i superiori mettevano tutto a tacere, anche il popolo dei fedeli aveva le sue colpe. Non c’è solo l’omertà mafiosa: c’è anche l’omertà dei credenti che, pur di salvare la faccia dei suoi rappresentanti, fa di tutto per coprire, tranne il caso in cui il loro prete dà fastidio perché parla chiaro e contro il potere, e allora viene allontanato, col beneplacito dei superiori e del popolo di Dio.
Si è parlato di collegamento della pedofilia con il celibato del clero. Di per sé il collegamento non è automatico, tanto è vero che la pedofilia avviene anche all’interno delle famiglie. In ogni caso, il celibato obbligatorio pone seri problemi. Sono del parere che la Chiesa dovrebbe lasciare libertà di scelta: sposarsi oppure restare celibi. Credo che ancora oggi ai preti, nonostante la grazia di Dio, manchi qualcosa di ciò che umano, ed è l’amore. Sì, parliamo pure di amore universale, ma l’amore universale non esclude di per sé l’amore umano. Non è forse il dono di Dio più bello, un riflesso del suo stesso Amore? Perché proibirlo ai suoi ministri? Poi ognuno farà la sua scelta: se sposarsi oppure no.
Ci sono altre concause del fenomeno pedofilia. Ad esempio, la copertura del segreto confessionale. Ho letto che ultimamente qualche Chiesa protestante avrebbe proposto di porre dei limiti a questo segreto, togliendolo nel caso della pedofilia. Sono d’accordo.
Altra cosa che ha favorito la pedofilia era il luogo fisico del confessionale: il prete a contatto personale con i bambini, in un ambiente chiuso. A parte le mie idee sul sacramento della confessione in sé (da rivalutare sotto l’aspetto comunitario), da tempo sostengo che i ragazzi non andrebbero più confessati individualmente. Che peccati hanno? E poi, quali rischi corrono?
Inoltre, nella Chiesa c’è stata, e c’è ancora, una visione distorta e perversa del sesso, ritenuto tutto un peccato. C’è una tale repressione che, secondo me, i primi a pagare tale ossessione sono stati, e sono ancora oggi, i preti. I preti sono dei complessati anche a causa del sesso-tabù.
Dovete sapete che la tentazione del sesso (della carne!) era così ossessiva che la liturgia della Chiesa trovava ogni occasione per immunizzare i suoi preti con delle preghiere che oggi farebbero ridere.
Il celebrante, prima di indossare i paramenti per la Messa, recitava alcune orazioni, in latino: si possono ancora trovare sulle tabelle, chiamate cartagloria, nella speranza che i preti moderni non le abbiano buttate via. Ecco alcune di queste preghiere.
Mentre il sacerdote celebrante si lavava le mani, doveva recitare questa preghiera: Da, Domine, virtutem manibus meis ad abstergendam omnem maculam; ut sine pollutione mentis et corporis valeam tibi servire. (Da’, o Signore, alle mie mani la virtù che ne cancelli ogni macchia: perché io ti possa servire senza macchia dell’anima e del corpo). Il latino dice: “sine pollutione”! Senza perdite del seme!
Mentre si metteva l’amitto (un panno di lino rettangolare munito di due fettucce, che si appoggiava sulle spalle e si faceva poi aderire al collo; infine si legava attorno alla vita), recitava quest’altra orazione: Impone, Domine, capiti meo galeam salutis, ad expugnandos diabolicos incursus. (Imponi, Signore, sul mio capo l’elmo della salvezza, per sconfiggere gli assalti diabolici, in particolare quelli di carattere sessuale).
Mentre, sopra il camice, all’altezza della vita, indossava il cingolo (un cordone di lana o di altro materiale adatto che si utilizza a mo’ di cintura), così pregava: Praecinge me, Domine, cingulo puritatis, et exstingue in lumbis meis humorem libidinis; ut maneat in me virtus continentiae et castitatis. (Cingimi, Signore, con il cingolo della purezza e prosciuga nel mio corpo la linfa della dissolutezza, affinché rimanga in me la virtù della continenza e della castità). In latino: “humorem libidinis”. La libido che cos’è?
Anche negli inni, scritti in latino, che si recitavano nella Liturgia delle Ore, erano presenti diverse e frequenti allusioni alle tentazioni sessuali. Da chierico, mi colpiva l’accenno al “demonio meridiano”. I liturgisti moderni si sono rifiutati di tradurli in italiano.
Dunque, che dovevano fare i preti? O andavano con una donna, e questo la Chiesa non lo permetteva (a meno che i preti non andavano con le puttane, allora Chiesa taceva, perché sono i legami a dar fastidio alla struttura!), o si soddisfacevano come potevano. Masturbarsi era peccato, secondo la Chiesa, e allora succedeva di tutto. Gli istinti sessuali repressi si scatenavano nel peggiore dei modi.
In fondo, i bambini o le bambine che cosa rappresentano per il prete celibe? Dovrebbero essere le persone competenti a rispondere a questa domanda. Da parte mia, non riesco a capire e tanto meno ad accettare come si possa fare del sesso con un bambino o una bambina. Ma una causa ci dovrà pur esserci.
Non vorrei scandalizzare oltre. Ma dico ancora la mia. Ci sono preti che sembrano “casti” e “immuni” da qualsiasi tentazione sessuale. Per me sono “innaturali”. Sono così perché sono asessuati. Non mi si dica che sono santi. Non mi si dica che, a furia di pregare o di fare penitenze, si può arrivare ad essere tanto spirituali da non eccitarsi mai. Sì la dico. Smettiamola di dire che masturbarsi è un peccato. È una cosa del tutto naturale. Che i preti almeno si sfogassero così, magari pensando alla gioia del paradiso, forse eviterebbero di toccare il pisello dei bambini o qualcosa d’altro delle bambine.
E allora, se tutto è peccato, perché la Chiesa non impone la castrazione fisica ai suoi preti: così sarebbero sicuri di non essere più pericolosi, oppure perché non impone una pillola giornaliera che crei impotenza in tutti i sensi?
Mi ricordo un prete che ogni mattina si faceva una bella doccia fredda. Mi spiegò: così anche oggi sarò a posto!
Provate a riflettere: se la Chiesa, qualche anno fa, avesse preso seri provvedimenti contro tutti i preti pedofili, quanti preti si sarebbero salvati? Se nel passato la legge civile avesse potuto colpire anche i papi, forse si sarebbe interrotta per lungo tempo la successione sulla cattedra di Pietro. Proprio nessun papa è stato pedofilo o pederasta? Se sì, perché lo Spirito santo taceva?
http://www.dongiorgio.it/28/09/2014/la-pedofilia-del-clero-una-condanna-senza-sconti/
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