<p style="text-align: justify;">In aula il confronto tra periti. Per la difesa, il ragazzo ha disagi psichici e non sarebbe attendibile</p> <p style="text-align: justify;">PADOVA — Dubbi sull’attendibilità del ragazzo che dice di aver subito abusi dall’ex rettore del Seminario minore di Rubano, don Gino Temporin. A sollevarli sono gli avvocati della difesa del sacerdote che, nella prossima udienza, punteranno il dito sui problemi psicologici del giovane, già in cura presso alcune strutture psichiatriche. E intanto si allarga il fronte di chi difende l’imputato.A cominciare da don Giovanni Bortignon, che da ottobre dirige il seminario. «Ci metterei la mano sul fuoco...», dice. E intanto si dice certo che il suo predecessore, rinviato a giudizio per violenza sessuale sul seminarista all’epoca tredicenne, saprà dimostrare la sua innocenza. Non crede alla testimonianza del ragazzo, che oggi ha 22 anni e che ha raccontato ai giudici quanto successo nel 2004: carezze nelle parti intime, un rapporto sessuale completo e la promessa di non dire niente, eseguita «su una Madonnina in legno». La notizia del processo si è diffusa proprio nel giorno delle «Seminariadi », la maratona di sport ospitata giovedì a Padova per festeggiare i novant’anni del suo Seminario minore.</p> <p style="text-align: justify;">L’evento ha richiamato oltre 300 giovani: «È stata una coincidenza sfortunata» ammette don Bortignon. «Ai ragazzi non abbiamo detto niente, per non rovinare questa giornata di festa. E non so ancora quali parole userò per dirglielo». Negli ultimi mesi, i prelati del Seminario hanno seguito gli sviluppi dell’inchiesta con trepidazione. «Pregavamo che la vicendanon uscisse sulla stampa, perché è assolutamente infondata. DonGino sta soffrendo ingiustamente e gli siamo sempre stati vicini: in 17 anni di rettorato ha visto passare centinaia di ragazzi, e non ha mai ricevuto nessuna accusa». Don Temporin non presta più servizio in Seminario: «A ottobre l’abbiamo invitato a messa per salutarlo e ringraziarlo, poi non è più venuto. Ora continua a svolgere il suo ministero partecipando a conferenze e incontri di preghiera».</p> <p style="text-align: justify;">Don Bortignon, che domenica incontrerà i genitori dei ragazzi in Seminario, rivolge anche un pensiero all’accusatore: «Non so perché si sia inventato questa storia. Spero che non si renda conto della sofferenza che ha arrecato a un prete, mettendo in dubbio la sua integritàmorale ». Anche i seminaristi si schierano in difesa di don Gino: «Se fosse vero mi cadrebbe unmito - dice Giacomo -. Don Gino è una persona devota, semplice e studiosa. Spero che questa vicenda non influenzi la vocazione, che rimane una scelta personale». «Conosco don Gino dalla quarta elementare - aggiunge Paolo, 20 anni - chi lo accusa ha certamente inventato tutto, magari per ripagare un contrasto avuto con don Gino».</p> <p style="text-align: justify;">Dal punto di vista giudiziario la tappa fondamentale sarà l’udienza fissata per giugno, quando parleranno i consulenti psichiatrici chiamati a verificare l’attendibilità del ragazzo. Secondo l’accusa delpmMaria Ignazia D’Arpa e stando alle tesi della parte civile, l’ex seminarista è credibile. Parere contestato dalla difesa di don Temporin, che con l’avvocato Paolo Marson intende verificare le capacità psichiche del giovane, che ha ammesso di essere in cura a Cernusco sul Naviglio, dopo che nel 2008 erano iniziati i ricoveri in strutture psichiatriche (prima a Teolo, poi ad Appiano Gentile). La prossima udienza sarà una tappa fondamentale perché il processo si basa solo sulle dichiarazioni delle due parti: le intercettazioni ambientali e il sequestro di pc e materiale cartaceo disposto dalla Squadra Mobile, avrebbero portato a poco.</p> <p style="text-align: justify;">Alessandro Macciò Nicola Munaro 10 maggio 2013</p> http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/10-maggio-2013/don-gino-dubbi-vittima-2121067436062.shtml