venerdì 19 Settembre 2025

Introduzione

QUANDO NON C’E’ PREVENZIONE, L’UNICA DIFESA E’ LA CONOSCENZA

Dal 2010 la Rete L’ABUSO ha sempre ispirato la propria politica sui valori collettivi e il bene comune affinché questo lavoro potesse essere di utilità pubblica per la tutela di bambine e bambini.

Ancora oggi l’Italia è l’unico tra i paesi dell’Unione Europea a non aver affrontato il problema della pedofilia nel clero quando negli altri paesi, per meno di un centinaio di casi, abbiamo visto i governi avviare con prontezza commissioni d’inchiesta governative per fare fronte al fenomeno.

Iniziammo con la segnalazione dei casi già nel 2010 , realizzando la famosa “Mappa delle diocesi insicure” tutt’ora attiva ma per quanto utile, è insufficiente a trasmettere la reale entità del fenomeno in quanto la mappa conteneva solo alcuni casi ed era priva di dati come le vittime prodotte, quanti casi fossero stati giudicati dai tribunali e quale l’eventuale esito.

Da più di un anno stiamo cercando nel rispetto delle garanzie Costituzionali di poter condividere pubblicamente quel patrimonio di informazione e di conoscenza accumulato da Rete L’ABUSO negli anni.

Per questo abbiamo realizzato iCODIS Central Operative Data Information Serviceoggi alla 4° versione condividendo così non solo molti “pannelli dati” già preimpostati sui casi censiti in ogni Regione o Provincia, ma addirittura grazie a Live Search permette la ricerca all’interno dell’intero archivio pubblico della Rete L’ABUSO.

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Non è affatto vero che in Italia non ci siano dati, certo se lo Stato facesse come negli altri paesi una commissione d’inchiesta ne avremmo certamente molti di più.

Bambine e bambini figli di un Dio minore per lo Stato italiano che spesso non ha agito proprio per non turbare i rapporti con la chiesa, trasformando quello che nelle convenzioni internazionali è l’interesse superiore del minore, in un “interesse superiore se non…

Eppure persino la Conferenza Episcopale Italiana, se pur di parte e malvolentieri, ha quantificato le cifre degli abusi del clero in Italia.

Vediamole.

Dato CEI 2000 - 2010

La prima dichiarazione ufficiale della Chiesa italiana risale al 25 maggio 2010, quando monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale, parlò – a margine dell’assemblea generale dei vescovi italiani – di circa 100 processi canonici avviati in dieci anni, senza però specificare il numero dei minori coinvolti. Circa tre mesi prima, in un’intervista rilasciata a Radio Vaticana, era intervenuto sul tema don Fortunato Di Noto: «L’Italia non è immune dal triste fenomeno dei preti pedofili», diceva il sacerdote fondatore dell’associazione Meter che si occupa prevalentemente di lotta alla pedofilia e di tutela dell’infanzia. «In questi ultimi 10 anni», aggiunse, «circa 80 sacerdoti sono stati coinvolti. È un fenomeno che esiste e che riguarda anche le suore, seppure in maniera molto più blanda».

Fonte: "Chiesa e pedofilia, il caso italiano" di Federico Tulli, pagina 110, L'Asino d'oro edizioni (2014)

3 febbraio 2022 - Diocesi Bolzano, la Commissione tutela minori dichiara 100 casi

Come documenta Federico Tulli su LEFT, l'Ufficio tutela minori della Diocesi di Bolzano dichiara che il comitato per la tutela dei minori di Bolzano da quando è stato istituito nel 2010 ha segnalato finora 100 casi di violenze.

28 maggio 2022 - Il Presidente CEI Matteo Zuppi presenta "La via italiana"

Durante lo spazio dedicato alle domande dei giornalisti, alla conclusione della Conferenza stampa del neopresidente della Cei card. Matteo Zuppi, Francesco Zanardi ha posto alcune domande ed esposto le perplessità rispetto al senso complessivo del progetto di contrasto all'abuso appena varato dai vescovi italiani.

E' stato un momento intenso: per la prima volta, in una conferenza stampa istituzionale della CEI, una vittima ha osato prendere la parola.

Davanti ai giornalisti, Zuppi ha preso un impegno: quello di incontrare prossimamente la Rete l'Abuso ed acquisire gli eventuali dati.

 

17 novembre 2022 - Primo report CEI, 68 casi + 613 di CDF = 681 casi

Come sottolinea il report (PrimoReport_Sintesi- PrimoReport_integrale) “Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%)”. Provengono da soli 30 sportelli su 226 Diocesi.

Si legge; “Il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione.”. Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%). I casi segnalati, anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni.

La stessa CEI per mano del Presidente card. Matteo Zuppi aveva annunciato anche l'esamina di 613 fascicoli italiani pervenuti presso la CDF (Congregazione Dottrina della Fede), poi disattesa e ad oggi ancora non esaminati, tuttavia cifre ufficiali di cui si deve tenere rigorosamente conto.

Totale dei casi; 68 (per  un totale di 89 presunte vittime) + 613 casi italiani in CDF (di cui non si conosce il numero, verosimilmente almeno una per caso) per un totale di 681 casi.

16 novembre 2023 - Secondo report CEI che dichiara 54 vittime di 32 abusatori

ASSISI – Sono 32 i sacerdoti, i catechisti, gli insegnanti di religione che, nel corso degli anni, hanno compiuto abusi sessuali denunciati nel corso del 2022 agli sportelli aperti dalla stessa Chiesa cattolica. In alcuni casi gli abusatori hanno fatto più di una vittima: le vittime segnalate, infatti, sono 54, 25 delle quali aveva meno di 18 anni al momento dell’abuso.

Totale degli abusatori 32 che hanno prodotto 54 vittime di cui 25 sono maggiorenni.

20 gennaio 2025 il report della Diocesi di Bolzano

Il quadro che emerge, scrivono gli avvocati tedeschi, evidenzia «la chiara esistenza di lacune sistemiche nettamente riconosciute e ampiamente descritte. Non è quindi possibile affermare di trovarsi di fronte a casi isolati disgiunti dal sistema». Come è noto, la CEI e il suo presidente, il card. Matteo Zuppi, rifiutano che si parli di cause sistemiche e continuano a fare riferimento a “casi isolati”.

Su mille fascicoli esaminati grazie all’accesso al Centro di ascolto diocesano (nato ben 15 anni fa, mentre nel resto d’Italia hanno visto la luce intorno al 2020-21, e nemmeno dappertutto), agli archivi diocesani, dei Seminari, di varie istituzioni legate alla Chiesa, nel periodo dal 1964 – data di creazione dell’attuale diocesi di Bolzano-Bressanone – al 2023, emergono 67 «quadri di possibili aggressioni sessuali» che hanno coinvolto 75 persone. Si parla in 59 casi di «abusi in prevalenza probabili o dimostrati» a cui si aggiungono, sempre per quanto riguarda le persone offese, 16 casi che «risultano ancora non chiariti». E qui, un’anomalia rispetto al resto del mondo: il 68% di queste persone sono di sesso femminile, e l’abuso di sarebbe svolto quando avevano dagli 8 ai 14 anni. È noto infatti come, a livello tendenziale generale, più bassa è l’età degli abusati, maggiore è la percentuale dei maschi. Qui è il contrario, per cause che gli esperti dovranno studiare. Anche sul fronte degli abusatori c’è qualche sorpresa: 41 i preti coinvolti («29 per i quali le accuse mosse sono dimostrabilmente vere o altamente probabili. Rispetto ad altri 12 chierici, le accuse formulate non hanno potuto essere invece giudicate con il necessario grado di certezza», si legge nel rapporto). La loro età, al momento degli abusi, è più bassa di quanto emerga in altri analoghi rapporti, concentrando nel gruppo più folto (29%) la fascia di età compresa tra i 28 e i 35 anni.

Un dato interessante è che, se è vero che la gestione degli abusi è migliorata a partire dal 2010, data dell’esplosione in Germania dello scandalo che in questo territorio ebbe molte ripercussioni e data dell’istituzione del Centro di ascolto diocesano, la metà di questi 67 casi erano già noti alle istituzioni prima di quella data. Un segno della mancata volontà di fare chiarezza e di gravi ed evidenti carenze sistemiche.

Da ADISTA del 26 gennaio 2025

28 Maggio 2025 la CEI presenta il 3° report (2023 - 2024)

"Nel 2023-2024, le presunte vittime di abusi sono state 115 di cui 64 maschi e 51 femmine. Nello stesso periodo i casi di presunti abusi sono stati 69, di cui 27 consumati in parrocchia. I presunti autori di abuso, in tutto 67, sono principalmente chierici".

E' quanto emerge dal terzo report della Cei sugli abusi ad opera di religiosi. I casi sarebbero aumentati da 32 a 37 tra 2023 e il 2024. I presunti abusi spirituali e di coscienza sono passati da 4 a 17 casi.

"La parrocchia - si legge - emerge come il luogo più comune per gli abusi segnalati. La fascia d'età più colpita tra le presunte vittime è quella di 10-14 anni (31,3%). La maggior parte dei presunti autori di abuso è chierico (44 su 67) e quasi tutti maschi (65 su 67)". Il confronto tra le due ultime indagini evidenzia un aumento nell'età media del presunto autore di abusi, che passa da 43 anni nel 2022 a 50 anni nel 2023-2024.

Con riferimento ai laici, il dettaglio relativo al servizio pastorale svolto indica che i presunti autori di reato, al momento della segnalazione, svolgevano i seguenti ruoli: catechista/educatore (4), volontario (3), collaboratore (2), insegnante di religione (1), seminarista (1), sagrestano".

ANSA

PANORAMICA DETTAGLIATA DEI CASI CENSITI SUL TERRITORIO

I DATI GENERALI DI OFFENDER E SOPRAVVISSUTI, I PROCEDIMENTI GIUDIZIARI E GLI ESITI

In allestimento

LA MAPPA E I DATI IN OGNI DIOCESI, LE STRUTTURE DI CURA DELLA CHIESA, LE GERARCHIE OMERTOSE

Segnalaci il tuo caso il tuo caso, anche in forma anonima

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STRUMENTI APPROFONDITI DI RICERCA

    iCODIS Live Search

Da questo modulo avete accesso alla ricerca globale dei dati pubblici. Se non sai di preciso quello che cerchi, prova ad inserire la località o un particolare inerente alla tua ricerca, iCODIS recupererà le parole chiave che hai inserito con tutti gli elementi a loro associate.

Per esemplio; sto cercando “Alberto Rossi” ma al momento non so il suo nome, tuttavia so che vive in Lombardia e ha una condanna. In questo caso inserendo le parole chiave “Lombardia” e “condanna” otterrò tutti i risultati contenenti quelle parole. Aggiungendo per esempo “catechista” o “sacerdote” restringerò la ricerca.

Se nvece so come si chiama inserirò per primo il cognome, restringe di molto la ricerca. Tuttavia potrebbe accadere che iCODIS restituisca non solo il nominativo cercato, ma non è un errore! I nomi che appaiono sono nominativi connessi a quello che avete cercato.

Se invece sei solo curioso di conoscere luoghi e casi, digita semplicemente una città.

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