La storia di padre Aleksander Iwaszczonek, sacerdote teatino di origine polacca, ha attraversato in poche settimane i confini della cronaca giudiziaria per diventare un caso simbolo di un sistema ecclesiastico ancora incerto di fronte alle accuse di abuso. Ordinato presbitero dal segretario personale di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein – che gli ha fatto anche pervenire come dono “personale” lo zucchetto del defunto pontefice -, Iwaszczonek ha svolto il suo ministero prima nel Mezzogiorno, a Napoli, e successivamente al Nord, a Vicenza, dove risiede attualmente. È a Napoli, tuttavia, che si sta celebrando in queste settimane il processo penale a suo carico, con l’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti di un giovane che, all’epoca dei fatti, si preparava alla vita religiosa.
La storia di Mirco
Tutto comincia nel 2022, durante i mesi ancora segnati dall’isolamento post-pandemico. “Mirco” – questo il nome di fantasia della presunta vittima, oggi ventitreenne – è un ragazzo fragile, alla ricerca di un equilibrio tra fede e identità personale. Cresciuto in un ambiente familiare complesso, si avvicina alla Chiesa in cerca di sostegno spirituale e trova accoglienza tra i Teatini, un antico e prestigioso ordine clericale fondato nel 1524 e da sempre dedito alla vita comunitaria e alla preghiera.
Nella basilica napoletana, San paolo Maggiore, dove si celebra la messa in rito antico, Mirco conosce padre Aleksander, allora trentottenne, stimato per la sua cultura liturgica e la sua devozione. Tra novembre 2022 e Natale dello stesso anno, il giovane frequenta la comunità con sempre maggiore assiduità, fino a essere invitato a vivere nel convento teatino di Napoli, “a tempo indeterminato”. È lì, secondo l’accusa, che sarebbero avvenuti gli abusi fisici e psicologici.
Mirco racconta di un rapporto di dipendenza e manipolazione, in cui il sacerdote alternava momenti di rassicurazione a episodi di umiliazione e controllo. Il consenso, sostiene il ragazzo, era spesso estorto, sfruttando la sua condizione di sottomissione e la venerazione nei confronti del prete. Dopo mesi di disagio e confusione, il giovane lascia la comunità, inizia un percorso di psicoterapia e, sostenuto dal suo legale, presenta denuncia.
Il processo a Napoli
L’indagine della Procura di Napoli si conclude nel 2024 con il rinvio a giudizio di padre Aleksander Iwaszczonek per violenza sessuale aggravata dall’abuso di condizioni di inferiorità psichica e maltrattamenti. Il processo è entrato nella fase dibattimentale lo scorso autunno. Il 17 settembre 2025 si è tenuta una nuova udienza davanti al collegio penale partenopeo.
L’avvocato Massimo Calò, difensore di Mirco e legale di parte civile, ha ribadito la gravità delle accuse, parlando di “una relazione di dominio spirituale e psicologico sfociata in abusi sessuali reiterati”. La difesa del sacerdote, invece, continua a sostenere che tra i due vi fosse un rapporto consensuale e che le accuse sarebbero il frutto di una rilettura distorta dei fatti.
Padre Aleksander, trasferito nel frattempo a Vicenza dopo l’apertura dell’indagine, non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche. Anche l’Ordine dei Teatini, fino a non poche settimane fa, aveva mantenuto il riserbo, difendendo la presunzione di innocenza del proprio confratello.
Lo spostamento e la “promozione”
Nel frattempo, la vicenda si è intrecciata con un altro elemento destinato a suscitare clamore. Nonostante il rinvio a giudizio, nel luglio 2025 padre Iwaszczonek era stato eletto ai vertici dell’Ordine dei Teatini d’Italia, come membro del governo provinciale per il triennio 2025-2028. Una nomina avvenuta mentre il procedimento penale era già in corso.
Secondo fonti interne, la decisione era stata presa in base al principio di innocenza e alla reputazione di Iwaszczonek, considerato “uomo di grande integrità e zelo apostolico”. La notizia, tuttavia, ha suscitato indignazione non solo tra le associazioni delle vittime di abusi del clero, ma anche all’interno dello stesso mondo cattolico, dove si è parlato di “mancanza di prudenza pastorale”.
La Provincia Teatina d’Italia “Bambin Gesù”, con sede a Palermo, è poi intervenuta ufficialmente con un comunicato datato 18 settembre 2025, firmato dal preposito provinciale padre Adam Marek Kowalczykowski, rettore della chiesa di San Giuseppe dei Teatini nel capoluogo siciliano. Nel testo, l’Ordine annuncia la sospensione immediata da ogni incarico di padre Iwaszczonek “nel rispetto della dignità di tutte le parti coinvolte” e “per tutelare la sua stessa incolumità personale”.
“Alla notizia dell’indagine penale e del rinvio a giudizio – si legge nel comunicato – la nostra Provincia ha scelto di confidare nella giustizia civile, non avendo strumenti per una indagine interna. Finché non ci sarà sentenza definitiva, il confratello deve essere considerato presunto innocente. Tuttavia, di fronte alla diffusione della notizia e al rischio di aggressioni o linciaggi mediatici, si ritiene necessario sospendere padre Aleksander da qualsiasi incarico, in attesa che il tribunale di Napoli si pronunci.”
Un caso non isolato
Il caso Iwaszczonek si inserisce in un quadro più ampio di scandali che, negli ultimi anni, hanno scosso la Chiesa italiana. Secondo l’Associazione sopravvissuti agli abusi sessuali del clero, sono oltre 1.200 i preti accusati di violenze o comportamenti inappropriati dal 2000 a oggi, mentre circa 840 vicende sarebbero state insabbiate o risolte con semplici trasferimenti.
L’Italia, diversamente da altri Paesi europei, non dispone di una commissione indipendente d’inchiesta. “Il sommerso è enorme,” spiega Francesco Zanardi, presidente dell’associazione, “perché molte vittime impiegano anni a trovare il coraggio di denunciare, e spesso quando lo fanno i termini di prescrizione sono già scaduti.”
Numerosi casi, come quello dei fratelli Lucchina in Lombardia o del sacerdote polacco che molestò un minore chiedendogli di dormire “nella cuccia del suo cane”, mostrano un pattern ricorrente: spostamenti di sede, silenzi prolungati, promozioni inopportune.
Il silenzio delle istituzioni ecclesiastiche
Il governo generale dei Teatini, interpellato dopo la pubblicazione dell’articolo di Today.it (che ha fatto scoppiare lo scandalo), ha ribadito che “i processi si fanno nelle aule di giustizia e non sulla pubblica piazza”. Tuttavia, anche dentro l’ordine serpeggiano malumori. Alcuni religiosi, rimasti anonimi, hanno espresso disagio per la gestione iniziale del caso, definendola “troppo attendista” e poco rispettosa delle esigenze delle vittime.
Padre Kowalczykowski, oggi a Palermo, ha cercato di riportare equilibrio: “Non posso giudicare ciò che è accaduto prima del mio mandato, ma non accetterò che l’Ordine sia associato all’omertà o alla complicità. Attendiamo la verità dal tribunale di Napoli.”
Tra diritto e fede
Il caso Iwaszczonek interroga profondamente la Chiesa sul rapporto tra misericordia e giustizia. È giusto sospendere un sacerdote prima della condanna definitiva? È lecito, invece, mantenerlo in ruoli di responsabilità mentre pende un’accusa così grave? Il confine tra garantismo e tutela delle vittime rimane sottile, ma è proprio su quel margine che si misura la credibilità ecclesiale.
Il processo di Napoli proseguirà nei prossimi mesi con l’audizione dei testimoni e delle parti civili. Solo allora si saprà se le accuse troveranno conferma o se il sacerdote verrà assolto. Intanto, padre Aleksander Iwaszczonek vive a Vicenza, dove si è ritirato in una comunità teatina, lontano dai riflettori, in attesa del verdetto.
Oltre il caso singolo
Qualunque sia l’esito giudiziario, la vicenda di Napoli rimane un banco di prova per la Chiesa italiana, chiamata a scegliere tra l’autotutela istituzionale e la trasparenza. Il comunicato del 18 settembre segna, almeno formalmente, una svolta di responsabilità: per la prima volta, la sospensione di un sacerdote accusato avviene non come conseguenza della condanna, ma come misura di cautela e di tutela di tutti.
Resta tuttavia la domanda più scomoda: perché la sospensione arriva solo dopo la pubblicazione della notizia sui giornali? È il potere mediatico, ancora una volta, a supplire alle lentezze del discernimento ecclesiale?
Padre Aleksander, da parte sua, continua a proclamarsi innocente. La giustizia farà il suo corso. Ma per Mirco e per molti altri come lui, il processo più lungo sarà quello interiore: quello che serve per ricostruire la fiducia, in sé stessi e in una Chiesa che non può più permettersi di guardare altrove.
Fonti: https://www.today.it/dossier/societa/abusi-sessuali-prete-promosso.html
“Il prete accusato di abusi sessuali riceve una promozione e viene eletto ai vertici del suo ordine”
COMUNICATO: Provincia Teatina d’Italia detta del “Bambin Gesù”














