FRIBURGO-ADISTA. L’ex presidente della Conferenza episcopale tedesca (DBK) e arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, risulta gravemente responsabile della pessima gestione degli abusi nella sua diocesi, secondo quanto risulta dal rapporto di 600 pagine sull’arcidiocesi di Friburgo pubblicato il 19/4, che riporta gravi comportamenti scorretti e violazioni della legge da parte di Zollitsch e del suo predecessore Oskar Saier nell’affrontare reati penali da parte di sacerdoti, dando la priorità alla protezione della Chiesa come istituzione e degli autori, ha spiegato l’autore dello studio Eugen Endress. Nessun aiuto per le persone colpite e le loro famiglie. Il capo della commissione indipendente per il trattamento degli abusi sessuali nell’arcidiocesi di Friburgo, Magnus Striet, presume che più di 250 sacerdoti si siano resi colpevoli di abusi o ne siano stati accusati dal 1945; almeno 540 le vittime presunte per difetto.
L’inchiesta documenta che la Chiesa «è stata indifferente per decenni nei confronti dei bambini maltrattati e feriti nell’anima», secondo una dichiarazione iniziale della Commissione dell’arcidiocesi per le persone colpite, proteggendo al contrario gli autori dei crimini.
Zollitsch ha restituito la Croce federale al merito, conferitagli nel 2014 per i suoi servizi alla Chiesa e alla società, e ha rinunciato al “privilegio” di essere sepolto nella cattedrale di Friburgo dopo la sua morte, come è consuetudine nella diocesi.
Il primo ministro del Baden-Württemberg Winfried Kretschmann ha informato l’agenzia KNA che Zollitsch si era offerto di restituire la medaglia Staufer assegnata nel 2014 e l’Ordine al merito statale del 2011. «Accetto questa offerta», ha detto Kretschmann, che è anche commissario del governo statale per la religione. «I risultati dello studio sugli abusi di Friburgo mi sconvolgono. Mi lasciano sbalordito. Le vittime di abusi sono state esposte impotenti a questo evidente fallimento delle strutture ecclesiastiche per anni».
Gli autori dello studio non hanno trovato, invece, evidenze di insabbiamenti a carico dell’arcivescovo in carica Stephan Burger (dal 2014). Il quale è rimasto sconvolto dai risultati: «I miei predecessori in carica hanno semplicemente ignorato la legge ecclesiastica applicabile, che prevedeva l’intervento e la segnalazione dei casi».
Contro Zollitsch è stato avviato un procedimento canonico secondo il motu proprio Vos estis lux mundi, che regolamenta le modalità di denuncia dei vescovi. In qualità di arcivescovo, Burger ha chiesto perdono alle vittime e ha assicurato loro il sostegno. «Lo faccio con piena convinzione», ha affermato (katholisch.de, 18/4). Nessun commento sul processo in corso.
Quanto a Zollitsch, non ha voluto commentare la questione, per il momento. «Per rispetto nei confronti delle vittime di violenze sessuali e per rispetto di un lavoro necessario e completo», Zollitsch ha imposto il silenzio, ha detto il suo portavoce. A ottobre aveva ammesso di aver commesso errori in passato.
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