«Quando mi ha abbassato i pantaloni avrò avuto dieci, dodici anni. Stavamo all’oratorio, in bagno, sopra una scalinata. Mi pagava e mi abbassava i pantaloni. Sarà successo quattro-cinque volte. Lui mi dava soldi come fosse un secondo padre». È solo una delle drammatiche testimonianze contenute nell’atto di accusa contro tre anziani arrestati dalla Squadra mobile per violenza sessuale aggravata e continuata su minorenne fra il 2012 e il 2018. A raccontare quello che accadeva nelle abitazioni dei pedofili è stato un ragazzino ancora oggi minore, di nazionalità straniera, adescato in un oratorio nella zona di San Paolo frequentato da centinaia di giovani.
Le indagini sono scattate alla fine dell’anno scorso quasi per caso: uno degli indagati si è recato in commissariato per denunciare un amico del ragazzino, oggi maggiorenne, e anche lui più volte violentato, per estorsione. Da qui gli investigatori, coordinati dal pool antiviolenza della Procura, hanno ricostruito cosa era avvenuto negli anni precedenti in appartamenti sparsi in vari quartieri, da Corviale a San Basilio, dall’Ostiense a Rebibbia. «A casa di Maurizio mi è capitato di aver subito di tutto, lui cercava sempre di costringermi – racconta ancora il giovane -. Gli dicevo che sarei potuto essere suo figlio o suo nipote. Gli chiedevo anche se non si facesse schifo». Approcci e abusi continui, anche davanti alla televisione, in occasione di un derby Roma-Lazio, ad esempio, quelli ricostruiti dagli agenti della quarta sezione, che hanno eseguito i provvedimenti cautelari disposti dal gip Livio Sabatini.
Agli arresti domiciliari sono finiti Maurizio Pizzi, 65 anni, Domenico Ioculano, 67, e Bruno Pantaleoni, 85. Gli ultimi due sono pensionati, il primo è un impiegato pubblico che fino a tre anni fa aveva anche collaborato con lo stesso oratorio, dove vengono organizzate varie attività. «Potevano sembrare nonni soli, anche malinconici, invece erano come compagni di merende», sottolineano gli investigatori. Era stato Pizzi ad adescare i ragazzini, prima quello di 12 anni e poi l’altro che invece ne aveva 10. Nella struttura religiosa ancora si ricordano dei bambini e dei loro gravi disagi personali e familiari, dei quali – secondo l’accusa – i tre indagati hanno approfittato per convincerli ad andare a casa con loro, in cambio di regali e qualche piccola somma di denaro (tra dieci e venti euro per volta), anche per pagare il loro silenzio.
Il sospetto è che il terzetto possa aver commesso violenze anche su altri ragazzi che invitavano regolarmente nelle loro abitazioni per consumare atti sessuali. Le vittime, che sono state rintracciate e sentite dai poliziotti, hanno riconosciuto i responsabili degli abusi. «Mi è capitato di aver subito di tutto, lui cercava sempre di costringermi, di spogliarmi», riferisce ancora uno dei giovani finiti in un girone infernale. I due si sono più volte confidati, lanciati allarmi reciproci sulla pericolosità degli uomini che li avevano presi di mira. Uno degli indagati, secondo loro, giocava con tutti i ragazzi, stava sempre lì, fino a quando non usciva il suo lato negativo, non so con quanti sia successo».
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