Il Papa starebbe preparando un documento per dimostrare che gli abusi di McCarrick vennero insabbiati prima della sua elezione. Se vuole fare chiarezza, pubblichi anche il rapporto di Ratzinger sui gruppi di potere Lgbt, che avrebbe portato alle sue dimissioni
di Maurizio Belpietro
Francesco ha deciso di passare al contrattacco, scrive Il Fatto Quotidiano. Il Papa non ci sta a passare per colui che insabbiò lo scandalo del cardinale Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo di Washington che secondo l’accusa lanciata dall’ex nunzio apostolico in America fu per anni predatore seriale di seminaristi. Dunque, di fronte alla documentata ricostruzione dei fatti portata da Carlo Maria Viganò e pubblicata in esclusiva mondiale dalla Verità, il Pontefice avrebbe dato ordine di preparare una puntigliosa risposta, anzi, scrive Carlo Tecce, un dossier, per ribattere punto su punto. La strategia del silenzio e della preghiera sostenuta dal Santo Padre per arginare le reazioni al memoriale dell’ex nunzio evidentemente non ha funzionato. Negli Stati Uniti molti vescovi ritengono necessaria una risposta a Viganò, non soltanto perché il documento da lui redatto è circostanziato da nomi e date, ma anche perché sono ancora fresche le accuse del New York Times al cardinal McCarrick, dunque far finta di nulla, tacere e pregare mentre sono aperte anche delle indagini di varie Procure, non sembra la soluzione migliore. Come segnalavamo ieri, più che un gesto di umiltà potrebbe apparire una scelta di omertà.
Dunque, meglio fornire una versione ufficiale. Il Papa perciò vorrebbe sapere chi ricevette le segnalazioni sui comportamenti sessualmente inappropriati di McCarrick e perché non fece nulla. Che i rapporti siano giunti in Vaticano ormai è certo. Prova ne sia che come abbiamo scritto ieri uno degli accusatori del cardinale di Washington ha mostrato una lettera del sostituto della Segreteria di Stato, il cardinale Leonardo Sandri, in cui si fa esplicito riferimento a quanto accaduto in seminario. Perché la Santa sede non si attivò? L’obiettivo di Bergoglio è chiaro. Visto che l’arcivescovo Viganò accusa direttamente lui, sostenendo di avergli rivelato nel giugno del 2013 l’esistenza di un dossier sul “corruttore di seminaristi”, il Papa intende svelare gli altarini precedenti, cioè quando i Pontefici erano Karol Wojtyla e Benedetto XVI.
La strategia di dimostrare che l’insabbiamento del caso McCarrick è cominciata prima della sua ascesa al soglio di Pietro certo ha un senso. Lo stesso ex nunzio apostolico ne parla nel suo memoriale, facendo i nomi dei precedenti Segretari di Stato, tra i quali cardinali Angelo Sodano e Tarcisio Bertone, oltre a molti altri. Secondo Viganò il cardinale di Washington avrebbe goduto per anni di alte coperture e questo gli avrebbe consentito di agire indisturbato, sfruttando anche le relazioni con una lobby gay molto forte all’interno della Chiesa.
Ora papa Francesco vuole far predisporre un dossier su quanto accaduto e sull’insabbiamento delle accuse a McCarrick? Bene. Come abbiamo scritto a più riprese, in questi casi la trasparenza è la miglior strategia, perché panni come questi non si lavano in casa, come sembrava lasciar intendere in un primo momento la scelta del silenzio. Tuttavia ci permettiamo un modesto consiglio: rivelare le connivenze che hanno garantito anni di impunità è giusto, però nella confessione dell’ex nunzio non si parla solo di McCarrick, ma anche della lobby che condiziona il Vaticano e le sue decisioni. Viganò scrive che papa Benedetto XVI avviò un’indagine, affidandola a tre cardinali che operarono in gran segreto. I risultati di quell’inchiesta condotta da Juliàn Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi furono consegnati personalmente da Ratzinger a Bergoglio il giorno del passaggio di consegne a Castel Gandolfo e il Pontefice li custodirebbe personalmente in Vaticano. Che cosa c’è di così esplosivo in quel dossier? Come mai a volte se ne parla lasciando capire che proprio quell’indagine sarebbe all’origine delle dimissioni di Benedetto XVI?
Fare chiarezza sul caso McCarrick è giusto ed è ciò che chiedevamo sin dal giorno della pubblicazione del memoriale di Carlo Maria Viganò. Ma fermarsi alle accuse al cardinale di Washington sarebbe sbagliato. Francesco è il Papa della trasparenza, colui che chiede scusa per gli abusi sui minorenni commessi da sacerdoti? Colui che vuole rompere con il passato? Ottimo. A questo punto faccia alzare il velo che copre altri scandali, rendendo pubblico il dossier ricevuto da Benedetto XVI. L’ora della verità è giunta e rinviarla sarebbe non solo sbagliato, ma pericoloso, perché una grande ombra offuscherebbe il messaggio di pace e trasparenza del Pontefice.
(trascrizione da La Verità del 10 settembre 2018)
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