Il Vaticano nella bufera per una serie di situazioni spinose. Dal cardinale McCarrick al caso cileno, dal vescovo Pineda alla “tragedia” australiana
Il Vaticano sembra vivere una fase complessa. Papa Francesco è chiamato a risolvere una serie di situazioni spinose. La scorsa settimana, come segnalato anche da la Crux, sono emerse non poche vicende legate a presunti scandali sessuali.
Quella più eclatante riguarda il cardinale Theodore McCarrick, che risulta essere tra le più alte cariche ecclesiastiche mai accusate di abusi ai danni di minori. Questa mattina, come riportato da Vatican Insider, è intervenuto sul caso il presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori: quel cardinale cappuccino Sean O’Malley, già balzato alle cronache durante la ‘polemica cilena’ relativa alle responsabilità del vescovo Barros, che si è dimesso in seguito alla presentazione in Santa Sede del dossier stilato da monsignor Scicluna. Bergoglio, una volta rientrato dalla visita cilena, aveva optato per inviare il “plenipotenziario” del Vaticano per la lotta alla pedofilia nella nazione sudamericana. Un ‘mossa’ che pare aver prodotto effetti decisivi. La giustizia del Cile, nel frattempo, ha proceduto con l’iscrivere nel registro degli indagati quasi 160 membri della Chiesa cattolica. L’inchiesta, manco a dirlo, avrebbe a che fare soprattutto con accuse di abusi ai danni di minori. L’intero episcopato cileno, già qualche settimana fa, aveva rimesso il suo mandato nelle mani del pontefice argentino, che sta accettando le dimissioni degli uomini ritenuti responsabili. Dalle parti di piazza San Pietro, insomma, c’è l’intenzione di “fare pulizia”.
Tornando sul caso del porporato americano McCarrick, invece, O’Malley ha voluto specificare come, per casi come questi, non possano bastare delle semplici scuse. Il cardinale – cappuccino ha anche ribadito la necessità di una “politica forte e globale per affrontare la violazione del voto di celibato da parte dei vescovi nei casi di abuso criminale di minore e nei casi che coinvolgono adulti”. McCarrick, per ora, è accusato di abusi ai danni di minori e di aver avuto – così come si apprende sempre su La Stampa – “comportamenti sessuali inappropriati con adulti”. Ma non è tutto.
Juan Josè Pineda, vescovo honduregno e presule ausiliare della diocesi presieduta dal cardinal Oscar Maradiaga, si è dimesso dopo aver ricevuto accuse della medesima e/o simile tipologia: “Comportamente inappropriati”. In questa circostanza, pare però che rilevino anche presunte condotte finanziarie finite al vaglio della Santa Sede. Un episodio che sembrerebbe aver fatto scalpore soprattutto perché Pineda è considerato il “braccio destro” dell’ecclesiastico scelto dal Papa per presiedere il C9, cioè il minidirettorio cardinalizio introdotto dall’ex arcivescovo di Buenos Aires per riformare nel profondo la Curia di Roma. Poi c’è il cardinale Francisco Javier Errazuriz, che si è difeso da chi sta sostenendo che abbia “fornito notizie false” a Bergoglio su quello che è sempre più lo ‘scandalo cileno’. Era stato lo stesso pontefice a far intendere che qualcosa non tornasse sul piano informativo. Anche questo porporato fa parte del C9. Non è finita qui.
Ancora la Crux, del resto, ha raccontato di come un vescovo indiano, monsignor Franco Mulakkal, sia stato accusato di violenze da una suora. Tra le voci non confermate che circolano riguardo a questa storia c’è anche quella per cui il cardinale George Alencherry fosse a conoscenza del comportamento del presule. Infine c’è la ‘questione australiana’. Il cardinale George Pell si sta difendendo alla sbarra durante un processo che lo vede accusato di una serie di fattispecie non chiarite del tutto: si andrebbe da accuse di coperture ad altre ben più gravi. La maggior parte di quest’utilme, però, sarebbero cadute nel corso dell’esame processuale. Il porporato australiano è il prefetto per la Segreteria dell’Economia del Vaticano ed è un ulteriore membro del miniconsiglio cardinalizio creato da Bergoglio. La commissione statale australiana che ha indagato sulla pedofilia ha parlato di “tragedia nazionale”. Stando a quanto emerso, il 62% dei casi analizzati ha riguardato proprio la Chiesa cattolica. La questione è dunque molto più grande del ‘processo Pell’. Tanto che il Parlamento australiano ha deciso d’introdurre una legge tesa a obbligare i sacerdoti a violare il segreto confessionale al fine di denunciare coloro che, confessandosi, si dichiarano colpevoli di abusi. Tutto questo, in ogni caso, lascia pensare che in Vaticano siano pronti a riformare in senso ancora più duro e restrittivo le norme riguardanti gli scandali sessuali.
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