di ALESSANDRA ZINITI
Più gli inquirenti scavano nella vita di Francesco Micciché, più l’inchiesta nata dagli ammanchi alla Curia di Trapani prende strade impreviste e imprevedibili: dagli affari immobiliari alla truffa dell’otto per mille, dall’appropriazione di tesori della Chiesa trapanese alla pedopornografia. La più scabrosa delle ipotesi di reato a carico dell’ex vescovo di Trapani è emersa nelle scorse settimane dall’esame del pc che gli investigatori hanno sequestrato nella villa di Monreale dove l’ex vescovo, rimosso dal Vaticano dopo lo scandalo che ha travolto la Curia di Trapani, risiede insieme alla sorella e al cognato.
Nel portatile del sacerdote gli esperti informatici che erano a caccia di documenti che potessero sostenere le accuse nei confronti di Micciché, indagato per appropriazione indebita dalla Procura di Trapani, hanno trovato un vero e proprio album fotografico che ritrae in pose inequivocabili dei minori, alcuni molto piccoli. Le ha scaricate l’ex vescovo per uso personale o qualcun altro dei suoi familiari ha avuto accesso a quel pc e a quei file? Una domanda alla quale adesso dovrà rispondere il consulente nominato dai pm cooordinati da Marcello Viola.
I reati a sfondo sessuale fino ad ora erano rimasti fuori dall’inchiesta a carico del presule che è però intrecciata a doppio filo a quella che vede imputato di violenza sessuale e truffa l’ex direttore della Caritas di Trapani, don Sergio Librizzi, a processo per gli abusi a carico di alcuni migranti dai quali avrebbe preteso prestazioni sessuali in cambio del suo interessamento per favorire la concessione dello status di rifugiato.
Ma dal computer di Micciché sono venuti fuori altri interessanti spunti di indagine che, al di là della eventuale configurazione di altri reati, servono a disegnare un quadro sempre più complesso che fa da sfondo agli “affari” di Francesco Micciché che – secondo l’impianto accusatorio – avrebbe messo da parte un ingente patrimonio appropriandosi dei fondi dell’8 per mille e gestendo, grazie ai suoi buoni agganci con il mondo della politica, dell’imprenditoria e della burocrazia, diversi business portati avanti da un sistema di cooperative che ruotava attorno alla Caritas diocesana e dalla Fondazione Auxilium.
All’esame degli inquirenti c’è una nutrita corrispondenza con la quale Micciché avrebbe caldeggiato l’assunzione in vari enti, imprese e società di alcune persone a lui vicine. Tra i personaggi noti ai quali Micciché raccomandava i suoi protetti anche Rino Lo Nigro, ex direttore dell’Agenzia per l’impiego poi finito nello scandalo Ciapi insieme a Faustino Giacchetto.
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/06/26/news/foto_ose_con_minori_nel_pc_sequestrato_all_ex_vescovo-117775871/
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