La Spezia – «Non ce l’abbiamo con la chiesa. Dovrebbe essere chiaro, ma ci tengo a specificarlo. L’obiettivo sono quei religiosi che utilizzano il proprio ruolo educativo, per avvicinare ragazzini indifesi. Il problema, è che se il pedofilo è il vicino di casa, viene denunciato subito. Se è un prete, no: perché c’è tutta una struttura, che finisce per coprire il suo operato, e c’è una sorta di resistenza culturale, ad ammettere che un sacerdote faccia certe cose».
Francesco Zanardi è il simbolo della denuncia contro gli atti di pedofilia ed abuso, da parte di religiosi: e oggi, giovedì 2 aprile, alle 17.30, interverrà al locale Equilibrio, appena inaugurato in via Napoli 17, per raccontare la sua storia. Ad introdurlo, sarà Claudia Bertanza. Zanardi è stato vittima di abusi. C’è passato. E proprio per usta ragione, ha scelto di denunciare: ha creato una rete, L’Abuso, in cui è possibile trovare ascolto, far uscire allo scoperto le storie di violenza, ed avere la garanzia della tutela. «Noi – precisa – non divulghiamo mai nomi o dettagli: ma ci siamo, accanto alle vittime, perché trovino la forza di uscire dall’incubo». In questi anni, Zanardi ha ottenuto dei risultati: non sul suo caso, perché il prete che lo molestò da bambino non ha mai pagato. Ha ottenuto però che se ne parli, e che si denunci: anche se c’è – sottolinea – una grave carenza normativa, che rende tutto difficile. Solo dal 2000 ad oggi – spiega – ci sono state 150 condanne definitive, in Italia, e si sono fatte avanti 460 vittime.
E’ stato calcolato che un prete, per il suo costante contatto con i giovani, abbia occasione di perpetrare abusi 80 volte più di una persona che non indossa l’abito. Sul territorio spezzino, solo qualche anno fa aveva trovato il coraggio di parlare, un uomo di 65 anni, che da ragazzino aveva dovuto subire le attenzioni di un chierico, in seminario, a Sarzana. L’uomo si infilava nei letti dei più giovani, e si guadagnava poi la fiducia dei familiari, scegliendo le sue vittime fra i bambini più fragili, con genitori meno presenti, per difficoltà sociali o economiche. Anni e anni dopo, ancora quell’uomo ha raccontato di soffrire per quelle molestie, e di non aver mai trovato il coraggio di parlare Aveva però voluto consegnare una lettera alla Curia, perché sapesse cosa accadeva. E chissà quanti altri ragazzini, che oggi si sono fatti adulti, hanno subito all’epoca la stessa sorte: ma non hanno mai parlato.
http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/2015/04/02/ARGMvQ0D-zanardi_simbolo_pedofilia.shtml
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